lunedì 11 gennaio 2010
DUE RECENTI INIZIATIVE IN TRENTINO
Interessante scritto di Luigi Casanova (CIPRA) Estrapolato dal testo che presenterà
venerdì 15 gennaio a Trento in Terza Commissione legislativa riguardo il disegno di legge del consigliere provinciale Roberto Bombarda sui cambiamenti climatici. (chiunqua volesse il testo integrale è sufficiente che ce lo richieda)
UN INVERSIONE DI TENDENZA E' NECESSARIA
....(ALCUNI SUGGERIMENTI).....
La grande scommessa riguarda l’investimento Est – Ovest, quello della regione dolomitica. Non è sufficiente aver raggiunto l’obiettivo del marchio UNESCO per le Dolomiti. Ora è necessario costruire politiche unitarie e condivise dentro le cinque province dolomitiche e la scommessa più importante riguarda certo il paesaggio, riguarda certo l’equità dello sviluppo delle cinque province, ma questi obiettivi devono avere come cardine prioritario quello delle politiche unitarie per la mitigazione urgente delle emissioni di CO2 in Dolomiti.
Noi come CIPRA vediamo come prioritarie le politiche di risparmio, quindi le politiche tese ad incentivare il minor consumo possibile di energia, sia nelle produzioni che nei trasporti come nel tema dei rifiuti e quello dell’agricoltura, come si trova esplicitato nella relazione accompagnatoria.
Si potrebbe inoltre trovare il modo di inserire il progetto di “società a 2000 watt”, un progetto ambizioso che segue la nostra indicazione della riduzione effettiva dei consumi energetici (vedere città di Zurigo, o la regione di Basilea, o la catena di distribuzione Migros (www.ecospeed.ch)
Ma vogliamo sottoporre altre attenzioni.
- L’incremento a tutti i costi delle energie rinnovabili non è una soluzione. Servono interventi adeguati ai siti e una rigorosa verifica della tollerabilità sociale ed ecologica dell’intervento.
- Piccole unità di produzione, organizzate e gestite localmente, devono sostituire le attuali società nazionali e i gruppi internazionali mentre le responsabilità e le competenze decisionali devono essere delegate alle regioni.
- Dobbiamo creare strutture territoriali capaci di gestire e garantire un risparmio dei trasporti e quindi dell’energia.
- Non possiamo più misurare la nostra qualità della vita in base ad una crescita economica puramente quantitativa.
- Se le attuali aree protette non saranno ampliate e messe in rete in un prossimo futuro e non si provvederà a proteggere decisamente meglio la biodiversità fuori da queste zone, molte specie scompariranno dalle Alpi. Secondo le previsioni attuali il 45% delle specie attuali delle Alpi è a rischio di estinzione entro il 2100.
- Le torbiere riumidificate accumulano CO2 e agiscono contemporaneamente da serbatoi d’acqua, proteggendo le aree più in basso dalle inondazioni. Anche l’ampliamento del letto e la rinaturalizzazione dei fiumi alpini prevengono i danni causati dalle piene.
- Le aree agricole, gestite in modo naturale, rendono più stabili gli ecosistemi. E noi inviteremmo a promuovere un’agricoltura di montagna basata su strutture piccole e/o conservare attività agricole di qualità in tutti i territori provinciali. Possiamo poi rafforzare il contributo dell’agricoltura di montagna all’ambiente, alla conservazione e all’attrattività dei territori provinciali sostenendo le aziende agricole ed i territori che mirano all’eccellenza in materia di produzioni e di conservazione dell’ambiente. E poi favorire le sinergie e la cooperazione tra agricoltura e turismo per diversificare le attività turistiche in montagna
- Per il turismo si può prevedere l’elaborazione di un audit ambientale periodico delle destinazioni turistiche, includendo in tale audit un bilancio CO2 e fare di tale audit un criterio per la concessione di autorizzazioni e/o di sovvenzioni pubbliche. Si può sviluppare con gli operatori dei trasporti la possibilità di raggiungere con il treno, da lunghe distanze, le località turistiche. Si può privilegiare la ristrutturazione degli immobili turistici tenendo conto dei cambiamenti climatici, piuttosto che investire in nuove costruzioni che generano i cosiddetti “letti freddi”. E adeguare la comu8nicazione delle stazioni turistiche e le azioni di marketing a tali nuove disposizioni.
- Sulla pianificazione territoriale si dovrebbe limitare al massimo, nei progetti urbanistici, l’impermeabilizzazione dei suoli, migliorando, in particolare, il rapporto aree edificate/aree libere. Adeguare gli strumenti ed i metodi di pianificazione esistenti in vista di una gestione innovativa ed orientata verso il futuro. Ispirarsi al metodo partecipativo della governance dei rischi nei processi di pianificazione. Ed ancora, migliorare l’accesso del pubblico ai dati riguardanti i rischi naturali, e favorire, e accrescere la “cultura del rischio” in montagna.
- Sulla biodiversità poi è necessario creare un continuum ecologico al fine di facilitare la migrazione delle specie faunistiche e flogistiche alpine.
- Per riassumere tutto questo insieme di azioni, ancorchè parziali, si dovrebbero prevedere comunicazioni periodiche su vari media (bollettini comunali, stampa, televisioni locali o regionali) per informare il pubblico sugli obiettivi e le misure definiti nel piano d’azione della legge.
.................................................. INOLTRE.......................................
Questa mattina, giorno in cui le acciaierie Valsugana riprendono l’emissione di diossine nocive dopo la pausa natalizia, sono apparsi sui cavalcavia della SP47 da Levico a Borgo Valsugana numerosi striscioni di denuncia per pretendere l’immediata chiusura della fonderia.
La scelta della SP47 non è casuale: proprio su questa strada si è svolta l’ultima iniziativa di protesta lo scorso 23 dicembre, quando una quarantina di persone incolonnate con le proprie auto hanno inscenato un corteo lumaca provocando rallentamenti del traffico per un'intera mattinata.
Oltre alla denuncia gli striscioni appesi vogliono simbolicamente essere uno stimolo, per tutte le persone che credono in una Valsugana pulita e libera dalle nocività mortali, a riprendere il percorso di mobilitazione e farlo diventare permanente, fino a quando non sarà smantellata e bonificata l’intera zona pericolosamente inquinata.
Dopo l’assemblea pubblica con più di 400 persone che stanche di sterili rassicurazioni o promesse non mantenute ne chiedono la chiusura con l’immediata riconversione dei posti di lavoro, non si può pensare che le acciaierie verranno chiuse solo grazie alla magistratura o delegando al sindaco la richiesta, oppure rifugiandosi nella raccolta fondi per nuove analisi.
In questo momento è necessario riprendere la discussione cercando il coinvolgimento delle persone, promuovendo la partecipazione diretta sulle scelte del proprio territorio senza avere il timore di agire con determinazione. La scommessa è aperta e mai come ora c’è l’urgenza e la possibilità di immaginare che il Trentino che vogliamo sia un territorio libero da coloro che avvelenano e distruggono l’ecosistema. (comunicato del C.S. Bruno)
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