giovedì 25 agosto 2011

dimissioni del segretario Giovanni Campeol da segretario della Fondazione Dolomiti UNESCO


COMUNICATO STAMPA

Fondazione Dolomiti UNESCO. Si deve cambiare passo, investire nella società e condividere le scelte.

Con rammarico e preoccupazione Mountain Wilderness è venuta a conoscenza delle dimissioni del segretario della Fondazione Dolomiti UNESCO. Non è compito nostro entrare nel merito delle motivazioni di un passo tanto sofferto, questo passaggio compete ai politici delle cinque province dolomitiche.

Mountain Wilderness sottolinea invece altri passaggi, ben più pesanti e gravi.

Ad oggi la società civile delle Dolomiti non conosce nel dettaglio il piano di candidatura di Dolomiti patrimonio UNESCO in quanto la Fondazione non lo ha ancora reso pubblico, e tradotto, nel sito.

Ad oggi in nessuna situazione delle cinque province la società civile, cittadini, volontari, associazioni, comuni, conosce il piano generale di gestione delle Dolomiti patrimonio naturale dell’umanità né i singoli piani di gestione delle nove aree che compongono Dolomiti UNESCO.

Il 7 giugno 2011 nella sede della Fondazione Dolomiti UNESCO il segretario dimissionario aveva promesso a CIPRA Italia e Mountain Wilderness, in una riunione molto amichevole, in tempi brevissimi, la convocazione dell’associazionismo ambientalista per condividere linee di gestione e per ricercare intese e progetti di collaborazione fra le singole associazioni e la Fondazione stessa. Ad oggi non è pervenuto alcun riscontro su un tema di tale rilevanza. Ricordiamo che UNESCO richiede come prioritario il processo partecipativo e di condivisione sui progetti della intera società civile. Stiamo correndo il serio rischio che ad ottobre la commissione UNESCO sospenda la procedura del riconoscimento del patrimonio come già avvenuto per le isole Eolie nel 2009.

In questi giorni Mountain Wilderness ha inviato alla Fondazione la richiesta ufficiale di aderire ai progetti come socio sostenitore. Questo passo è la dimostrazione più trasparente della nostra volontà di sostenere Dolomiti patrimonio naturale dell’UNESCO e di voler contribuire, in modo costruttivo, chiaro ed efficace, al rafforzamento del progetto che avrà ripercussioni non solo economiche e sociali, ma prevederà forzatamente anche cospicui interventi nella riqualificazione ambientale dei siti e delle linee di azione di conservazione dei beni dell’umanità.

Mountain Wilderness auspica che lo strappo avvenuto in questi giorni di tensione venga ricucito in tempi strettissimi e che da subito riprenda con vigore uno slancio ideale da parte della politica per riportare credibilità al progetto di Dolomiti UNESCO e alla Fondazione stessa, ma anche e specialmente nel rendere pubblici e partecipati i singoli progetti di gestione dei nove siti patrimonio dell’umanità.

Luigi Casanova portavoce di Mountain Wilderness.


venerdì 19 agosto 2011

SCIOVIA SUL MONTE AVENA.. NON C'è UN PIANO ECONOMICO !!!

INTERVENTO DI LUCA FERRARI SULLA QUESTIONE "SCIOVIA SUL MONTE

AVENA"1454 m.s.l.m..Campon d’Avena. Leggo sulla stampa l’appello di due feltrini indignati per il progetto di ampliamento impianti sciistici sul monte Avena. La risposta arriva il giorno seguente da parte degli amministratori: nessuno scempio ambientale, regole rispettate con tutte le autorizzazioni del caso. Il progetto dicono il Sindaco di Fonzaso Gianluigi Furlin e l’assessore provinciale Ivano Faoro, sostenuto dai comuni di Fonzaso, Sovramonte, Pedavena e Feltre con l’appoggio della Comunità Montana Feltrina ed il cospicuo finanziamento della Regione, vuole rilanciare il turismo invernale della zona, collegando gli impianti esistenti e fornendo la pista delle Mazzore di innevamento artificiale nella parte più bassa. Si vuole investire nel territorio, in particolare nella risorsa turistica. Giusto, si potrebbe desumere. Peccato che, lasciata perdere la questione ambientale per quanto importante per molti, si debba esaminare il progetto dal punto di vista economico. Pochi dati. Tutti gli impianti sciistici sulle Alpi sono in perdita. Quota altimetrica neve prevista entro 10 anni per gli impianti sciistici sulle Alpi: oltre i 1500 m. Ne mancano 46 alla cima del Monte Avena. Peccato. Flussi turistici dello sport invernale che negli ultimi anni si sono concentrati presso le stazioni più in voga, con collegamenti tra valli contigue, più spesso nelle ricche province confinanti. Pochi dati appunto. Quindi come consigliere comunale del comune di Fonzaso ho chiesto con specifica interrogazione in consiglio comunale se vi fosse uno studio apposito, un piano economico che sostenesse in maniera decisa l’utilizzo di denaro pubblico per tale investimento. La risposta del Sindaco Furlin è stata chiara: non vi è un piano economico, non vi sono studi sui futuri flussi turistici ma si investe con la speranza che questi flussi vadano aumentando. Nonostante tutte le condizioni avverse sopra citate. A pensar male si fa peccato ma si indovina. Deduco che: si investe denaro pubblico a vantaggio di imprenditori privati, senza un piano economico ed uno studio appropriato. Proprio in questi settimane la speculazione finanziaria sta mettendo in difficoltà il nostro Paese e si critica fortemente il sistema economico basato sul debito senza fine. Giusto. E noi, nella nostra provincia, ci comportiamo allo stesso modo. Soldi investiti senza fare i conti. Proposta: gli amministratori che sostengono il progetto si prendano la responsabilità per i prossimi venti anni della riuscita economica dello stesso in modo da dimostrare coerenza con le scelte prese.

Luca Ferrari consigliere comunale di Fonzaso

SULLA QUSTIONE IL CORRIERE DELLE ALPI HA PUBBLICATO QUESTO ARTICOLO
(per leggerlo cliccare qui)

«Nessuna certezza sull'utilità dello skilift»

De Nato (Wwf) e Ferrari scettici sul cantiere del Monte Avena

Da una parte la questione ambientale, dall'altra quella meramente economica. Continua a far discutere il progetto della nuova sciovia Campon 3 che dovrà collegare gli impianti sciistici delle Buse con quelli del Pian de Lach sul Monte Avena. Alla prima denuncia dei due appassionati di montagna Alessandro Rubetti e Sonia Corso, è seguita la risposta compatta delle istituzioni per voce dei sindaci di Fonzaso, Gianluigi Furlin, e di Arsiè, Ivano Faoro, entrambi in difesa dell'opera. Un sostanziale benestare, a patto di rispettare i dettami della soprintendenza, è arrivato anche dalla sezione di Feltre del Cai. Il progetto suscita attesa e speranza, ma anche perlpessità. Sul versante dei contrari ci sono il vicepresidente regionale del Wwf, Augusto De Nato, e il consigliere comunale di Fonzaso, Luca Ferrari, capogruppo della minoranza. De Nato e Ferrari affrontano, pur partendo da punti diversi, l'iter del progetto e le sue ricadute a livello ambientale ed economico: «Non si può negare», afferma De Nato, «che una sostanziale modifica del luogo ci sarà eccome, e gli attuali equilibri naturali sono sovvertiti. Si potrà ripristinare al meglio dal punto di vista paesaggistico ma dal punto di vista naturale lì, d'ora in avanti, sarà una cosa diversa. Basti pensare che la stessa neve artificiale altera la cotica erbosa dove si deposita. E' vero che il progetto ha avuto il benestare della soprintendenza, ma è anche vero che la soprintendenza, per fare un esempio chiaro, ha dato parere favorevole alla centrale di Porto Tolle che sta in un parco regionale ed è nell'unico delta italiano». De Nato entra nel merito del piano neve della Regione: «Prevede il raddoppio delle aree sciistiche nella provincia di Belluno e magari qualche organo competente ha dato parere favorevole qui, per salvare qualcosa da qualche altra parte, viste le pressioni enormi che esistono in questo settore». Prima di tutto quelli economici, secondo l'esponente del Wwf: «Se non ci fossero investimenti pubblici non rimarrebbe aperto un impianto di risalita non solo nel Bellunese, ma nell'intero arco alpino. E anche nel Monte Avena se non si investono 1,2 milioni di euro, il gioco non vale la candela. Basta guardare i dati Arpav degli ultimi anni e fare un calcolo di quanto rimarrà aperto quell'impianto, e ci renderemo conto che è già in perdita»

mercoledì 17 agosto 2011

SCIOVIE SUL MONTE AVENA.. UN DIBATTITO ACCESO..

IN QUESTI SI E' RACCESO IL DIBATTITO SULLA CONTROVERSA QUESTIONE DEGLI IMPIANTI DI RISALITA SUL MONTE AVENA. A RI-SOLLVERARE LA QUESTIONE UN GRUPPO DI CITTADINI CHE HA LNCIATO IL GRIDO D'ALLARME
"LA SCIOVIA DETURPA IL MONTE AVENA"
.. di seguito l'articolo pubblicato dal Corriere delle Alpi (per leggerlo cliccare qui)

"«Un profondo senso di tristezza mescolato a rabbia». Quel cantiere aperto sulla cima del Monte Avena per consentire la realizzazione della nuova sciovia Campon 3 che dovrà collegare gli impianti sciistici delle Buse con quelli del Pian de Lach è un colpo al cuore per gli amanti della montagna. A prendere carta e penna per manifestare il proprio sdegno sono due profondi appassionati e conoscitori della montagna locale, i fonzasini Alessandro Rubetti e Sonia Corso. Pochi giorni fa hanno fatto un'escursione da Casere dei Boschi fino a Malga Campon. E si sono imbattuti nel cantiere. «Ci sono gigantesche busche», scrivono nella loro lettera, «poste una in fila all'altra, scavate nel terreno adiacente alla malga per predisporre le fondamenta dei piloni della nuova sciovia, enormi accumuli di roccia e terra sprsi un po' dappertutto, colline spianate per dare la giusta pendenza alle future piste, interi pascoli arati e livellati (ma non per scopi agricoli) per consentire agli sciatori una discesa priva di insidie. E ancora ruspe e altri macchinari disseminati qua e là per completare questo quadro di desolazione. Un vero disastro per l'ambiente e per il nostro Monte Avena, la montagna dei feltrini e tutti quelli che la amano». Se l'impatto del nuovo impianto ha procurato a marito e moglie «un profondo senso di tristezza pensando che resteranno dei bei piloni e cavi d'acciaio a far bella mostra di sé», la lettera poi sposta la sua attenzione sul valore del progetto: «Era proprio necessario imbarcarsi in un'opera del genere quando sappiamo che anche nel pieno della stagione invernale si sposteranno da una pista all'altra (dalle Buse a Pian de Lach) non più di 30, 40 persone al giorno. Non dimentichiamo poi che l'impianto di Pian de Lach, la cui partenza è situata a poco più di 900 metri, per scarsità di neve rimane aperto non più di venti giorni all'anno. Visti i cambiamenti climatici degli ultimi decenni altri paesi alpini non intervengono al di sotto dei 1.800 metri di altitudine. Noi qui invece non ci diamo per vinti e investiamo su un impianto nato solo pochi anni fa ma di fatto mai funzionante a causa della sua collocazione. Il progetto di collegamento ci sembra quindi azzardato tenuto conto poi che si tratta di un'area posta nelle immediate vicinanze di un parco nazionale ed è una Zps». Rubetti e Corso poi guardano all'aspetto meramente economico: «L'operazione costa più di un milione di euro perché oltre al collegamento delle due aree sciistiche prevede anche un sistema di innevamento artificiale per sopperire all'ormai cronica carenza di precipitazioni. L'acqua sarà trasportata in quota dal torrente Ausor superando un dislivello di settecento metri. Non oso immaginare quanto può venirci a costare la produzione di un metro cubo di neve. In un momento in cui i comuni non hanno neanche i soldi per asfaltare le strade e garantire i servizi essenziali era meglio lasciare questo denaro per altri capitoli di spesa, per interventi più importanti e i maggiore interesse per la collettività. Poi l'ultima considerazione: «Da ultimo, il trend dei praticanti dello sci alpino è in calo sia per il desiderio di praticare altre discipline come fondo, alpinismo o le ciaspole, sia per gli alti costi dello skipass. Spero che le nostre posizioni vengano condivise da chi ama la montagna come noi perché non è giusto continuare a percorrere una strada che porta alla progressiva distruzione dell'ambiente e allo sperpero di denaro pubblico».

LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONE E' STATA LA SEGUENTE:

Articolo del corriere delle alpi che si puo leggere cliccando qui

.. della serie è tutto in regola.. si creano posti di lavoro (?)..
D'accordo con l assessore provinciale Faoro, il sindaco di Fonzaso furlin, e il presidente di Croce d'Aune Sviluppo, anche il CAI

.. NOI SIAMO SEMPRE CONVINTI CHE CHI FA CERTE SCELTE SE NE DEVE POI ASSUMERE LA RESPONSABILITA'.. E PERTANTO FRA QUALCHE ANNO.. CON I DATI IN MANO SAPREMO SE QUESTO E' STATO UN PROGETTO E UN INVESTIMENTO DI DENARO PUBBLICO PONDERATO E SERIO O SE E' STATO SOLO UNO SPERPERO..E SE COSì FOSSE I NOMI DI CHI LO HA VOLUTO LI SAPPIAMO BENE!!!