venerdì 24 dicembre 2010

L'AGRICOLTURA CHE VOGLIAMO....


DI SEGUITO ALCUNE NOTIZIE CHE CI HA FATTO PIACERE LEGGERE, NOTIZIE CHE CI PARLANO DI UN AGRICOLTURA CHE CI PIACE...

LA VENDITA DEI PRODOTTI BIOLOGICI CRESCE A 2 CIFRE

A leggere i dati di FederBio i prodotti biologici si vendono molto bene e non conoscono crisi economica. Anzi: le vendite crescono del 12% rispetto all’anno scorso. Erano cresciute del 6,9% nel 2009 e del 5,2% nel 2008. Si tratta di dati riferiti alla vendita dei prodotti biologici nei negozi della grande distribuzione, ma se si passa ai negozi specializzati le cose vanno anche meglio.

PER LEGGERE L'INTERO ARTICOLO DI "ECOBLOG" CLICCARE QUI

CERTIFICAZIONE BIOLOGICA PARTECIPATA !!! una bella opportunità per la nostra Provincia


Questo progetto innovativo (unico nel Veneto e tra i pochi a livello nazionale) vuole innanzitutto svincolare la certificazione biologica dal solo rapporto azienda agricola - ente certificatore concentrando l’attenzione sulla comunicazione trasparente verso il pubblico, la collaborazione e lo scambio di conoscenze tra aziende, l’assistenza tecnica e burocratica al produttore.

Le parole d’ordine saranno pertanto
Semplificazione – Collaborazione – Trasparenza – Assistenza

Questo progetto è molto importante per la nostra provincia dato che sono molte le aziende che già coltivano seguendo disciplinari biologici o che semplicemente hanno escluso la chimica di sintesi.
Diverse piccole aziende vorrebbero fare il salto verso il biologico, ma ancora non hanno osato per motivi economici, tecnici e burocratici.

L’idea è quella di costituire un gruppo di aziende seriamente interessate alla certificazione, discutere con l’ente certificatore un costo minore rispetto al percorso individuale, e con la differenza che risparmiamo gestire un supporto tecnico-agronomico e burocratico a disposizione delle aziende partecipanti.
In questo processo verremo supportati da AIAB Veneto.
per leggere l'intero post del blog del gruppo coltivare condividendo cliccare qui

In arrivo la nuova malteria
L'annuncio, quasi in sordina, è stato dato ieri in occasione della firma dell'accordo tra Birreria e cooperativa La Fiorita per la coltivazione dell'orzo delle Dolomiti, e il suo successivo utilizzo per la produzione della birra speciale. Un accordo triennale che impegna una ventina di agricoltori, per oltre 40 ettari di terreni un po' in tutta la Valbelluna. Non c'è solo la coltivazione dell'orzo per la birra negli obiettivi dell'accordo con la Fiorita. Tra gli scopi infatti vi è la diversificazione delle colture, che comporta un arricchimento per il territorio e una maggiore sostenibilità ambientale. Chi coltiva l'orzo deve rispettare un protocollo e non può utilizzare prodotti chimici, e questo porta enormi benefici - anche, per esempio, alla presenza della fauna selvatica.

L'AGRICOLTURA CHE VOGLIAMO....

UNA RIFLESSIONE DI E. ORZES SULLA "VIOLENZA"...


Quanta violenza c’è nella fredda determinazione che porta colpo su colpo ad annientare la speranza dei nuovi uomini.

Quanta feroce brutalità svelata dai tagli alla scuola, all’assistenza ai disabili dai governi “responsabili”

Quanta sorda crudele mistificazione nella cultura tradita, nella storia riscritta, nella realtà rivoltata.

Quanta arrogante fanatica cattiveria c’è nelle parole minacciose lanciate come bombe a grappolo dallo schermo dentro alle nostre case dai ministri del partito dell’amore.

Ho cercato in spezzoni di video tratti dei volti dei nuovi uomini e ho incrociato la rabbia di una generazione che non può sentirsi vinta.

Forse è meglio prenderli sul serio “i ragazzi”, provare ad capirne le ragioni.

Anche i profeti , meglio ancora i profeti buoni, farebbero bene a scendere dal palco, accostarsi e ascoltare.

Ezio Orzes

sabato 11 dicembre 2010

La poesia di Simonetta


Simonetta Gabrielli, ( detta Simo) una carissima amica di Trento, ha iniziato un digiuno a oltranza il 5 dicembre contro il costruendo inceneritore di Trento.
Per capire chi c'è dietro l'inceneritore di Trento cliccare qui

La poesia di Simonetta

Chi può dire "questa terra è mia"?

Chi può dire "possiedo l'aria"

o "il fiume mi appartiene"?

E chi può dire, ancora, "questo frutto è mio"?

A chi appartiene il seme che ha generato il frutto?

E poi, chi può dire "questo figlio mi appartiene"?

Ché forse quel figlio non è della terra su cui vive?

E cosa sarà di questa terra e di questi figli domani,

quando l'aria sarà avvelenata più di oggi,

quando il fiume sarà consumato dalla cupidigia,

quando la terra sarà satura di veleno e avara di vita?

Questo è il tempo del cambiamento,

fermiamo ora la cecità del potere che abusa.

Per amore della terra e dei figli che l'abiteranno:

ora, quando sennò?

Simonetta Gabrielli


a lei tutta la nostra vicinanza!!!!!!!!!!!!!

BOTTA E RISPOSTA SULLA CENTRALE di TRICHIANA

Dopo l'articolo che abbiamo riportato sul nostro blog c'è stato un vero botta e rispsota tra Amministrazione di Trichiana e cittadini.. ne riportiamo alcuni stralici e link

Gazzettino del 9 dicembre 2010 "Energia dal bosco alla casa" presentato il progetto
(cliccare qui per leggere l'articolo)
I vantaggi di questi impianti sono l'eliminazione della manutenzione della caldaia, aria più pulita e fonte di guadagno per le ditte boschive locali che forniscono il cippato. Si pensi che la centrale di Valdaora, mediante una rete di teleriscaldamento lunga 20 chilometri, fornisce 520 utenze con un risparmio di 2300 tonnellate di gasolio all'anno. A Trichiana la ditta privata sta già operando. L’Amministrazione comunale intende informare più approfonditamente la cittadinanza che ha manifestato più di un dubbio. Qualora il progetto passasse è sua intenzione vigilare sulle emissioni in atmosfera.

dal Corriere delle Alpi del 9 dicembre 2010 (per leggere cliccare qui)
E' un idea di progetto
«Il progetto dell'impianto cogenerativo a biomasse vergini nei pressi della zona "ex Cementegola" non è un'iniziativa dell'amministrazione comunale di Trichiana nè una cosa fatta. Allo stato, attuale c'è un'idea progettuale di una ditta privata per realizzare, oltre alla centrale, una piattaforma logistica-commerciale di biomassa legnosa». A dirlo è il primo cittadino di Trichiana Giorgio Cavallet, che ci tiene a precisare come il progetto sia stato oggetto di condivisione con i consiglieri comunali e con gli abitanti. «L'amministrazione», dice Cavallet, «ha già avviato un percorso informativo con due convegni specifici dedicati ad approfondire il tema delle biomasse (24 settembre e 26 novembre); il 27 novembre è stato organizzata una visita, con l'invito a tutti i consiglieri comunali sia di maggioranza che di minoranza, all'impianto di Valdaora in Val Pusteria, che funziona con gli stessi principi, ma con potenza 3 volte superiore a quello proposto a Trichiana». L'idea progettuale è stata poi presentata nella conferenza dei capigruppo consiliari che in quella sede hanno espresso parere favorevole, e sono già in programma altri incontri per informare e coinvolgere la cittadinanza, collegati all'effettivo evolversi del progetto. «Sarà nostra cura», continua il sindaco, «valutare il piano di approvvigionamento delle biomasse che presenterà l'azienda e pretendere lo sviluppo di una filiera corta e l'utilizzo di legno vergine ottenuto esclusivamente dalla lavorazione meccanica. Vigileremo per quanto di nostra competenza, sull'aspetto delle emissioni in atmosfera». L'ipotizzato impianto di Trichiana sarà efficiente e ragionevole solo se il calore prodotto verrà valorizzato da seria rete di teleriscaldamento. «Valuteremo», conclude Cavallet, «le proposte della ditta circa la possibilità di connettere anche alcuni edifici pubblici e privati». Il primo cittadino infine rassicura i cittadini. Per le autorizzazioni a realizzare un impianto del genere a Trichiana, dovrà essere convocata una specifica conferenza di servizi, nel corso della quale gli enti competenti dovranno valutare, tra gli altri, tutti gli aspetti che possono destare preoccupazione relativi ad esempio all'approvvigionamento, alle emissioni, alla valorizzazione del calore, e all'impatto ambientale.

ma probabilmente cio' non rassicura i cittadini..è infatti nato un comitato di cittadini
"il Comitato al Comune, fermate la centrale"
per leggere l'articolo cliccare qui

martedì 7 dicembre 2010

una bella iniziativa da diffondere


LA BORSA DELLA SOSTENIBILITA'

La “borsa della sostenibilità” è un progetto che prende forma durante la riuscitissima festa “chiamata a.. raccolto” che ha visto affluire a Lentiai diverse centinaia di persona decise a dire SI a un’agricoltura sana, basata su biodiversità e biologico, su filiera corta, su un rapporto fiduciari, di scambio di conoscenze, esperienze e saperi tra chi produce e chi acquista. Ma anche rispettosa di ambiente, paesaggio e territorio.

Un sentire che ha caratterizzato il nostro agire di questi mesi e che ora ci porta a promuovere questa iniziativa tesa a creare un legame sempre più stretto e di aiuto reciproco soprattutto tra Gruppi di Acquisto Solidale e aziende che hanno rinunciato alla chimica di sintesi (in perfetta linea coi dettami del “patto” costruito e sottoscritto nel maggio scorso).

La “borsa della sostenibilità” è, in sostanza, una borsa nella quale viene collocata una serie di prodotti tipici bellunesi e/o bellunesi +trevigiani (per sancire il gemellaggio tra i coordinamenti GAS delle due province venete) coltivati senza l’uso di prodotti chimici di sintesi da aziende dell’ associazione Dolomiti bio o che hanno condiviso le nostre iniziative. Prodotti che consentono di apprezzare l’enorme patrimonio di biodiversità e tipicità della nostra zona.

Sono previsti 4 formati di “borse della sostenibilità” che conterranno indicativamente i seguenti prodotti:

borsa della sostenibilità base

- borsa di carta contenente: fagioli, farina di mais, mele, confettura, orzo..

dal costo di euro 15

borsa della sostenibilità bellunese

- borsa di tela contenente: fagioli, farina di mais, mele, confettura, orzo..

dal costo di euro 20


borsa della sostenibilità gemmellaggio base

- borsa di carta contenente: fagioli, farina di mais, mele, succo di frutta, orzo, radicchio ed eventuale bottiglia di prosecco bio

dal costo di euro 25


borsa della sostenibilità BL/TV

- borsa di tela contenente: fagioli, farina di mais, mele, succo di frutta, orzo, radicchio ed eventuale bottiglia di prosecco bio

dal costo di euro 30


le varietà di fagiolo usate sono GIALET e BALLA ROSSA

le varietà di mas usate sono: SPONCIO e MARANO

le varietà di mela usate sono POM PRUSIAN (fino a esaurimento poi altre varietà locali)


L’offerta è aperta a tutti i componenti dei GAS e di chi ha a cuore biologico, biodiversità, salute, ambiente, paesaggio e territorio.


E’ importante che le richieste giungano entro il 15 dicembre


Per informazioni e ordinazioni:

cripiaz@gmail.com

coltivarcondividendo@yahoo.it

lunedì 6 dicembre 2010

MEGA CENTRALE A BIOMASSE A TRICHIANA


La sola struttura brucerebbe 200mila quintali l’anno, il 10% del consumo attuale in provincia

TRICHIANA. Una mega centrale termoelettrica a biomasse a ridosso del centro di Trichiana che potrebbe bruciare 200mila quintali all’anno di cippato: quel che non ti aspetti viene fuori alla fine nell’ambito di un convegno (organizzato dal Bim e dal comune di Trichiana) sulle energie rinnovabili. Un impianto che preoccupa e sta iniziando a mobilitare più di una persona: è a ridosso del centro paese. La scorsa settimana si presentava il progetto europeo Nesba, a Trichiana, sull’uso delle energie rinnovabili e all’interno del convegno è emerso il progetto di una ditta privata, per la costruzione di una grande centrale termoelettrica. L’impianto sorgerebbe negli ex piazzali della Cementegola, sotto la Surfrigo, nella zona industriale: al convegno era presente un consulente della ditta che ha presentato il progetto e ha fornito qualche numero, destando la perplessità di quanti ascoltavano. Anche perchè per ora, di questo mega investimento da 7 milioni di euro presentato come già «avallato» (nel senso di realizzazione «data per certa»), nessuno sa alcunchè. La centrale, per la potenza espressa, potrebbe consumare 200mila quintali all’anno di prodotto: 600 quintali al giorno. Un numero che può dire tanto o poco ai non addetti ai lavori ma che equivale al consumo di legna da ardere di circa 25-30mila persone: cioè la centrale brucerebbe da sola il 10% di quel che bruciano attualmente gli abitanti della provincia di Belluno. Non certo un impiantino sostenibile per le realtà locali. Serve per produrre energia elettrica: una corrente elettrica prodotta bruciando biomassa. Legno dunque, ma purtroppo per gli impianti di queste dimensioni gli apporti arrivano soprattutto dall’estero, dai paesi dell’Est europeo. L’Italia è diventato il più grande importatore di legname per fini energetici. E potrebbe andare anche peggio visto che nella legislazione italiana col termine biomassa s’intende pure la frazione organica di rifiuti urbani. Legno a parte, essendo la centrale alle porte di Trichiana, a creare ulteriore disagio ci sarà il via vai di tir che portano il combustibile che alimenta l’impianto: 80 o 90 camion al mese, dal momento che verrebbero bruciati 600 quintali al giorno di biomassa. L’impianto produrrebbe corrente elettrica per un megawatt elettrico e 5 megawatt termici. In platea più di un intervenuto è rimasto a bocca aperta, qualcun altro ha iniziato a fare domande, specie su dove andranno a finire i 5 megawatt termici. Esempi simili in provincia (Ospitale e Longarone) smaltiscono in atmosfera l’energia termica prodotta attraverso torri di evaporazione, a Trichiana non vorrebbero che si alzasse dall’oggi al domani una torre a evaporazione proprio alle porte del centro cittadino. Ma la cosa che ha destato ancor più meraviglia, il fatto che del progetto i cittadini di Trichiana non sanno nulla.

giovedì 2 dicembre 2010

Una bella e riuscita iniziativa del Gruooi COLTIVARE CONDIVIDENDO



Un GRAZIE davvero immenso a coloro che hanno contribuito alla straordinaria riuscita dell’iniziativa “chiamata a.. raccolto”!!
Un sabato pomeriggio illuminato da un magico sole che ha reso ancora più affascinanti, i deliziosi squarci di natura e paesaggi innevati.
Diverse centinaia di persona hanno affollato la Sala della Società operaia a Lentiai sia per esporre che per scambiare o ammirare le tantissime sementi antiche presenti.
Oltre al fornito erbario di Erminio Fent (di fagioli coltivati a Lamon) e alle sementi che il Gruppo Coltivare Condividendo ha raccolto ma anche coltivato e scambiato in provincia di Belluno, hanno fatto bella mostra di se quelle portate da “spiazzi verdi” (Venezia) da Civiltà Contadina, e quelle giunte dal Parco di Paneveggio.

Un immenso patrimonio di biodiversità coltivata che ha reso consapevoli i tantissimi visitatori dell’importanza di tutelare le molte varietà locali, ognuna delle quale è unica per gusto, sapore, caratteristiche organolettiche, adattabilità a una determinata zona e sicuramente più resistenti alle avversità rispetto agli ibridi commerciali
Ribadita più volte dai tecnici, esperti, coltivatori intervenuti, l’importanza dell’ essere “liberi” di questi semi (ed è vitale che lo restino), cioè non soggetti a brevetti da parte di multinazionali o ditte cementiere.
Sementi che non sono pero’ un “reperto archeologico”, un cimelio, da tenere sotto chiave, ma che hanno enormi potenzialità economiche (sono stati portati i interessanti esempi tra cui quello del fagiolo gialet) soprattutto in una visione che lega sempre più coltivazione (basata su biologico, biodiversità e filiera corta) con territorio, in sinergia con i Gruppi di Acquisto Solidale e il turismo.
E proprio in questa ottica sono stati proposti alcuni interessanti progetti.
Oltre alla riproposizione del “museo diffuso” per coltivare, riprodurre, moltiplicare, distribuire i semi, si è anche parlato di portare la mostra delle sementi antiche presso agriturismi o ristoranti al fine di proporre una giornata in cui il visitatore può ammirare le sementi, degustare dei piatti a base di queste produzioni locali e antiche (constatando l’ enorme differenza di gusto tra diversi fagioli o mais) e fare un percorso guidato per ammirare la bellezza del nostro territorio.

“Chiamata a raccolto” ha portato a Lentiai anche molti componenti di GAS sia bellunesi che veneti. Nei loro interventi hanno ribadito l’importanza della “S”, cioè del loro essere solidali. Quindi consapevoli che nell’acquisto dei prodotti non si deve tenere conto solo del prezzo ma anche di come produce l’azienda a cui ci si rivolge. Vitale è che essa usi metodi di coltivazione che escludono la chimica di sintesi e tutelano paesaggio e biodiversità.
Da questa sensibilità sta prendendo forma l’idea di costruire un “cesto della sostenibilità” formato da una serie di prodotti locali e biologici da proporre nel periodo natalizio ai vari GAS. Proseguirà inoltre lo “scambio” di conoscenze tra aziende e GAS grazie a corsi gratuiti sia di coltivazione biologica che di altri saperi e pratiche (es informatica)

E’ molto piaciuta anche l’idea di dar vita a un “orto comune o condiviso”, un luogo di socialità e convivialità in cui scambiare conoscenze e competenze, organizzare corsi pratici sia di coltivazione biologica ma anche di alimentazione e buone pratiche

Dopo alcuni squisiti assaggi proposti dall’ agriturismo L’Albero degli Alberi, la giornata si è conclusa con una serie di interventi molto seguiti ed apprezzati. In primis quello del prof. Michele Corti (università di Milano) di ritorno dalla Val di Non di cui ci ha descritto il devastante e impattante modello della melicoltura intensiva, auspicando che mai e poi mai invada la anche nostra valle. Molto applauditi anche gli interventi di Stefano Sanson (IPSA Feltre e slow food), di Eliana di Spiazzi Verdi, di Mariella dell'agriturismo Cà dell'Agata di Zugliano (VI), di Marco, coltivatore bio di Giavera del Montello, di L. Zanetti (pastori del lagorai) e di diversi espositori, componenti di Gruppi d’Acquisto Solidali e visitatori.

Una giornata sicuramente da ripetere caratterizzata da un atmosfera festosa, intrisa di colori, racconti, esperienze, ricordi, idee, progetti e che ci fa acquisite una forte consapevolezza dell’importanza e della giustezza del cammino da noi condiviso, basato su un agricoltura decisamente “moderna”, sana, ecosostenibile ed ecocompatibile.
Un’agricoltura tipica, legata al territorio, in sinergia con il turismo. Tutt’altra cosa rispetto ai vecchi e sorpassati modelli di agricoltura intensiva che oltre ad avere forti impatti ambientali vanno a competere sui mercati mondiali con prodotti cinesi o brasiliani senza alcuna tipicità.

Siamo sempre più convinti che sia giunto il momento di pensare a un “distretto del biologico” basato su un “paniere tipico e sano” incentrato su disciplinari biologici e capace di attirare visitatori: per coniugare paesaggio, gastronomia e turismo.

Associazione Dolomiti bio
Gasdotto (coordinamento G.A.S. della prov di Belluno)
Gruppo Coltivare Condividendo

lunedì 29 novembre 2010

MANIFESTAZIONE REGIONALE IN DIFESA DELL’ACQUA PUBBLICA E DEI BENI COMUNI

Oltre un 1.400.000 donne e uomini di questo Paese (oltre 130.000 veneti) hanno firmato i tre quesiti referendari per la ripubblicizzazione dell’acqua, promossi dal Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta nel Comitato Promotore.
Hanno posto la loro firma per una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale all'acqua come bene comune, contro ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.
E' una questione di democrazia: la questione dell'acqua non può essere delegata ad alcuno, ma deve appartenere a tutti attraverso il referendum.
Per non tradire la fiducia e le aspettative della popolazione, chiediamo la MORATORIA, attraverso un provvedimento di legge immediato che posticipi le scadenze previste dalla “ legge Ronchi”e per la soppressione degli ATO.






informazioniSABATO 4 DICEMBRE

MANIFESTAZIONE REGIONALE A VENEZIA

Concentramento ore 14 PIAZZALE STAZIONE
Cortei via terra e via acqua con barche fino a Rialto

Con evento finale e concerti in Erbaria

PER LA M O R A T O R I A DI OGNI PROCESSO DI PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA

PERCHE' IL REFERENDUM SI SVOLGA NEL 2011

PER MODIFICARE LO STATUTO VENETO IN DIFESA DEI BENI COMUNI

PER DIFENDERE GLI ECOSISTEMI FLUVIALI E SALVARE IL TERRITORIO DALLE COLATE DI CEMENTO E DALLE DEVASTAZIONI IDRO-GEOLOGICHE

PER UNIRE LA NOSTRA VOCE ALLE MOBILITAZIONI GLOBALI NEI GIORNI DEL VERTICE DELL'ONU SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI A CANCUN E CHIEDERE GIUSTIZIA AMBIENTALE E SOCIALE

Per adesioni ed informazioni
venetoacqua@libero.it
acquaveneto@libero.it
www.venetoacquabenecomune.blogspot.com

domenica 28 novembre 2010

il COMITATO "SU CON LE ANTENNE" INVITA TUTTI A PARTECIPARE A QUESTO INCONTRO

Serata informativa sui rischi alla salute a causa delle onde elettromagnetiche. Giovedì 9 dicembre alle ore 20.30 in Sala Gaurnieri

L’amministrazione comunale di Pedavena ha organizzato per giovedì 9 dicembre alle ore 20.30 in sala Guarnieri una serata informativa sul tema dell’inquinamento elettromagnetico. Dopo il diniego dell’amministrazione per l’installazione di una antenna alta sette metri sopra la sede Municipale onde evitare qualsiasi rischio per la salute dei cittadini in un luogo densamente abitato dove è presente anche l’asilo “Ai Caduti” frequentato da una sessantina di bambini, si è ritenuto opportuno fare chiarezza sul tema grazie alla presenza di due esperti: il prof. Alfio Turco, Direttore di POLAB Srl - Cascina – Pisa ed il prof. Angelo Levis, Membro del Comitato Scientifico ISDE Italia - già ordinario di Mutagenesi Ambientale presso l’Università di Padova. Siamo infatti trafitti, senza rendercene conto, ogni giorno da migliaia di onde elettromagnetiche con il loro carico energetico incontrollato. Alte e basse frequenze, alti e bassi livelli energetici trasportati dalle onde sempre più spesso causa di malanni alla salute. Gli interessi economici in gioco sono fortissimi e pertanto la ricerca scientifica stenta a decollare. Gli studi sono spesso di parte e la confusione di notizie rende difficile la scoperta della verità, a tutto vantaggio dei grandi gestori. Questi accusano di montare casi per far notizia e gettano acqua sul fuoco, incuranti delle reali preoccupazioni della popolazione. Poco si sa degli effetti che queste onde provocano sulla salute e la difficoltà di tutelarsi con una legislazione ancora impreparata deve rendere tutti molto diffidenti. Si sa per certo che le finestre e gli infissi delle nostre case non costituiscono un ostacolo per i campi elettromagnetici, e in generale si può dire che bambini, anziani e portatori di pace-maker sono le categorie più a rischio. Gli effetti dei campi elettromagnetici sull’organismo umano sono classificabili in due categorie, a breve e a lungo termine. Gli effetti immediati delle onde ad alta frequenza (impiegate per le trasmissioni radiotelevisive e per la telefonia mobile) consistono nel surriscaldamento e conseguente danneggiamento di alcuni tessuti del nostro corpo, soprattutto degli organi più ricchi di acqua (come i testicoli e il cristallino degli occhi). I campi a bassa frequenza (generati dagli elettrodotti, dai trasformatori e dagli elettrodomestici) inducono invece delle correnti elettriche nell’organismo e possono alterare anche sensibilmente il funzionamento dei sistemi cardiaco e nervoso: mal di testa, disturbi del sonno, extrasistole e fibrillazioni ventricolari, senso di nausea, irritabilità e depressione, sono tutti effetti riscontrabili se l’intensità del campo elettromagnetico supera una certa soglia di sicurezza. Gli effetti a lungo termine sulla salute sono più difficili da determinare, proprio perché la ricerca in questo campo è stata avviata solo recentemente. La scienza non ha ancora stabilito con certezza se esiste un legame diretto fra l’e sposizione prolungata ai campi elettromagnetici e l’insorgenza di forme tumorali: diverse ricerche effettuate in tutto il mondo hanno però evidenziato il probabile nesso di causa ed effetto, registrando un aumento dei casi di cancro per esposizioni protratte e in particolare l’incremento di forme leucemiche infantili (i bambini assorbono infatti l’energia generata dai campi magnetici con più facilità, a causa della loro massa fisica ridotta).

Altanon, grazie alla lotteria pagato il ricorso al TAR

Il ricorso al Tar è stato finanziato. Ad annunciarlo sono i portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione del progetto edilizio dell’Altanon che ieri sera, sabato 27 novembre 2010, hanno svolto l’estrazione dei numeri vincenti della lotteria promossa per completare il finanziamento del ricorso al TAR contro la delibera del piano Altanon approvato del consiglio comunale.

Sono stati venduti 4589 biglietti, al prezzo di un euro ciascuno, che aggiunti ai circa 1500 euro raccolti nei mesi scorsi grazie ai banchetti, alle raccolte firme e ai bidoncini esposti nei negozi, ammontano alla cifra necessaria (circa seimila euro) per pagare il ricorso. Alla presenza di un ufficiale della polizia locale sono stati estratti i numeri vincenti, visibili anche online: il primo premio, un viaggio per due persone alle cinque terre, se l’è aggiudicato il numero 0059. A seguire una city bike al 1362, un buono libri al 5625 e ancora altri premi.
Il Comitato No Altanon desidera ringraziare sentitamente tutti gli esercenti che hanno aderito all’iniziativa, e tutti i cittadini che, numerosissimi, hanno perorato la causa e hanno donato il loro contributo per fermare il “mostro” di cemento. Dunque ora si attende solo il pronunciamento del tribunale amministrativo.

Ma nel frattempo, l’obbiettivo del Comitato è già stato raggiunto: la realizzazione del contestato progetto edilizio è stata completamente bloccata.

Numeri vincenti: ( In ordine numerico: 0122, 0059, 1318, 1362, 1537, 1658, 3450, 3543, 3675, 3863, 4045, 4103, 5625, 5749, 5959 )


1) 0059: Viaggio per due persone (quattro giorni, tre notti) Parco Nazionale delle Cinque Terre
2) 1362: City Bike (Dalla Rosa Cicli)
3) 5625: Buono libri (Libreria Pilotto)
4) 3863: Buono libri (Libreria Agorà)
5) 1318: Cena per due (Unisono)
6) 5749: Cena per due (Albero degli Alberi)
7) 0122: Buono spesa (Bio-Brothers)
8) 3450: Buono spesa (Bottega del commercio equosolidale)
9) 1537: Buono piantine bioogiche (Vivaio Il Ruscello)
10) 4103: Quadro Feltre di Fabio Vettori (Bottega del Quadro)
11) 3543: Intimo uomo donna Yahamay
12) 4045: Pacco abbigliamento (Unic)
13) 5959: Occhiali Kalvin Klein
14) 1658: Copripiumino (La Cruna)
15) 3675: Pacco CD e cuffiette (Discone)

I premi vanno ritirati entro e non oltre 90 giorni dalla data di estrazione, contattando i numeri 339.1730423 (Davide De Martini Bonan) o 328.3721913 (Riccardo Sartor).

mercoledì 24 novembre 2010

tutti a lentiai.. il 27


CHIAMATA A... RACCOLTO

Novembre è, per ogni “contadino”, il mese in cui si “tirano le somme” dell’intera annata agraria. E a questa antica regola non poteva certo sfuggire il Gruppo Coltivare Condividendo. Infatti sabato 27 Novembre, dalle ore 14 in poi, ci troveremo presso la Sala della Società Operaia a Lentiai per dar vita a un momento di incontro, dialogo, condivisione e convivialità.

Esporremmo la nostra “mostra delle sementi antiche”, costruita e integrata (anche grazie al progetto del Museo diffuso) proprio in questo 2010.

Momento importante quello dello scambio delle sementi, sia per favorire l’auto produzione che per dire No a ogni forma di brevetto e controllo sui semi.

Insieme a noi ci saranno anche gli amici di “Spiazzi Verdi” che ci racconteranno dei numerosi ed interessanti progetti realizzati in laguna; i rappresentati del Parco di Paneveggio e dell’Ecomuseo del Vanoi (con sementi e iniziative), quelli di “civiltà contadina”, dell’”associazione seminati”; molti gruppi di Acquisto Solidale bellunesi, trevigiani, veneti trentini e friulani. Avremo come ospiti il dott. Michele Corti (dell’Università di Milano) e Laura Zanetti (Libera associazione pastori e malghesi del Lagorai); A. Fragano (coautore di un interessante libro col dott. Tamino), M. Flora (agricoltore vegan); autori di libri di “Altra Economia” e molti altri tecnici, esperti, agricoltori e auto produttori. Probabile anche la presenza dello scrittore Massimo Carlotto.

A loro faremo conoscere i nostri progetti concretizzati o in fase di realizzazione. In primis il “Patto” che vede un’alleanza tra GAS bellunesi e coltivatori biologici al fine di tutelare salute, paesaggio, biodiversità e stimolare filiera corta, condivisione di conoscenze, fiducia e socialità. Parleremo anche di “disciplinari” che pongano limiti all’effetto deriva dei pesticidi, di certificazione di gruppo e orti solidali

“Chiamata a .. raccolto” sarà anche un momento di riflessione e proposta per stimolare ancora di più un agricoltura decisamente “moderna”, sana, ecosostenibile ed ecocompatibile. Un’agricoltura tipica, legata al territorio,in sinergia col turismo. Tutt’altra cosa rispetto ai vecchi e sorpassati modelli di agricoltura intensiva che oltre ad avere forti impatti ambientali vanno a competere sui mercati mondiali con prodotti cinesi o brasiliani senza differenziarsi.

Crediamo che in un territorio splendido come è il nostro, in cui già ci sono delle eccellenze come il fagiolo Gialet, l’orzo bellunese, l’agnello d’Alpago, (presidi Slow food che hanno riscosso un gran successo al Salone del Gusto a Torino), il fagiolo di Lamon, il Mais Sponcio, la patata di Cesio, la noce e il morone feltrina, la Mela Prussiana, ma anche molti altri prodotti tipici, coltivati in modo sano. Crediamo sia giunto il momento di pensare a un “paniere tipico e sano” basato su disciplinari biologici e capace di attirare visitatori: per coniugare paesaggio, gastronomia e turismo

Ovviamente “chiamata a .. raccolto” è un pomeriggio aperto a tutti e in cui auspichiamo saranno in molti a portare le loro sementi, ma anche esperienze, idee, suggerimenti, proposte e critiche per costruire insieme un cammino concreto e condiviso.

Gruppo Coltivare Condividendo www.coltivarcondividendo.blogspot.com

mercoledì 17 novembre 2010

UNA NOTIZIA DA PAVIA CHE CI PREOCCUPA NON POCO


MENTRE ANCHE NELLA NOSTRA PROVINCIA SI CONTINUA A PARLARE DI INCENERITORE, DA PAVIA GIUNGONO NOTIZIE CHE CI FANNO PREOCCUPARE:

"un'azienda del gruppo Riso Scotti costituita per produrre energia pulita dagli scarti di produzione del riso e da fonti rinnovabili. Ma dove in realtà venivano bruciati anche rifiuti come legno, plastiche, imballaggi e pure fanghi di depurazione delle acque reflue urbane e industriali con livelli troppo alti di concentrazione di metalli pesanti, fra cui cadmio, piombo, mercurio e nichel. " .... "si è scoperto che i certificati di analisi erano falsificati grazie a laboratori compiacenti" ... "Resta ancora da valutare l'inquinamento dell'aria. Nel controllo effettuato a ottobre del 2009, ha spiegato il comandande provinciale di Pavia, Paolo Moizi, si è scoperto che l'impianto di misurazione dei fumi era malfunzionante e segnava valori talmente bassi da essere praticamente impossibili"

Traffico di rifiuti a Pavia, sette arresti
sigilli all'impianto Riso Scotti Energia

per leggere l'intero articolo pubblicato su Repubblica cliccare qui

lunedì 15 novembre 2010

Un VIDEO ci RACCONTA IL PROGETTO dellA CENTRALE CAMOLINO_BUSCHE

su questa questione si terranno delle serate pubbliche di informazione:

martedì 16 novembre a LENTIAI (20.30) c.s. Tres
venerdì 19 novembre a San Gregorio nelle Alpi - sala consigliare
martedì 23 novembre Sospirolo - centro civico

venerdì 12 novembre 2010

SULLA QUESTIONE PROPOSTA DI CENTRALINA VAJONT..


RIPORTIAMO DUE INTERVENTI MOLTO BELLI INERENTI LA PROPOSTA DI REALIZZAZIONE DI UNA CENTRALINA SUL VAJONT

Miserie e ricchezze

La funesta parola “sfruttamento” torna ad affacciarsi sul Vajont. Già c’erano stati, in passato, altri progetti, tutti giustamente naufragati sull’onda dell’indignazione che avevano suscitato. Ora viene presentato il progetto di un nuovo impianto idroelettrico, i cui contenuti sono ancora tutti da chiarire, ma che ha comunque un inaccettabile punto di partenza: l’utilizzo dell’acqua del torrente Vajont, in un territorio dove la logica della privatizzazione di un bene comune, l’acqua, è arrivata alle sue estreme conseguenze.

La parola “sacro” non va spesa alla leggera, ma quel territorio, quella diga, quei paesi non possono essere un’altra volta oggetto di sfruttamento in nome di un malinteso “sviluppo”. Quel territorio e quell’acqua sono “sacri” perché non soltanto conservano i segni di una tragedia, ma custodiscono una memoria comune, delle popolazioni del Vajont e dell’umanità intera.

Il Vajont ha ottenuto nel 2008 (Anno internazionale del Pianeta Terra) un riconoscimento significativo dall’Onu: quello di essere stata la più grande tragedia al mondo che si poteva evitare, provocata dall’incuria umana, cioè dall’uomo e non dalla natura, esempio negativo del fallimento di ingegneri e geologi. Il Vajont è così entrato al primo posto di una graduatoria mondiale che, per quanto “negativa”, lancia un monito a lavorare tutti per evitare che tragedie simili si ripetano. Se le cause della tragedia del Vajont sono da ricercare nella corsa al profitto e nello sfruttamento delle risorse della natura, l’iniziativa propugnata dalle Società EN&EN – Martini e Franco e dalle Amm. di Castellavazzo, Longarone ed Erto Casso va nella direzione opposta.

L’affermazione più sconcertante viene da Franco Roccon, sindaco di Castellavazzo, che rende più che esplicito il punto di caduta culturale e politico: l’Associazione Superstiti e Comitato sopravvissuti, dice Roccon, “difendono la memoria”, mentre gli altri, quelli che “vivono oggi sui territori devastati un tempo dalla tragedia, guardano al futuro”. I superstiti, dunque, sarebbero persone prigioniere di un passato che non vuol passare, ancorati a una tragedia superata? E a quale futuro bisognerebbe guardare?

Il “futuro” è contenuto nel nuovo progetto idroelettrico che evidentemente tanto “progetto” non è, visto che già ci sono accordi precisi con il Bim Gsp, che gestirà l’opera e di cui è presidente, guarda caso, proprio il sindaco Roccon. Nessuno, fino ad oggi, ne sapeva niente: ma evidentemente il piano è già stato presentato negli uffici e condiviso dai sindaci, prima ancora di essere sottoposto alla discussione e al vaglio della popolazione.

Quel “futuro” è un passato già visto. Già visto sul Vajont, dove la gente a suo tempo è sempre stata tenuta all’oscuro di che cosa si consumava sulla sua pelle. Già visto nei molti comuni dove in anni più recenti si è continuato a saccheggiare un bene comune, l’acqua, e a compromettere l’ambiente e gli ultimi torrenti della montagna con la richiesta e la costruzione di decine di nuove centrali idroelettriche. La filosofia di fondo è ancora quella di una volta: “valorizzare”, “sfruttare”, “utilizzare” fino all’ultima goccia l’acqua della montagna, in nome dello “sviluppo” e assecondare la progressiva privatizzazione di Beni Comuni paradossalmente riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità.

Altro che ricchezza inutilizzata, è l' assenza di un’idea di futuro sostenibile fondata sulla bellezza di queste montagne la vera miseria, che non è povertà: è la miseria di amministratori rassegnati che si dicono costretti a svendere il territorio per far fronte ai tagli indiscriminati di un governo “amico” e federalista, è la miseria morale di chi dice che il passato è passato e che è meglio sfruttare noi ogni rivolo d’acqua comprese quelle del Vajont prima che ci pensi qualcun altro.

La storia del Vajont in realtà ci ha lasciato l’inesauribile valore e testimonianza di chi ha denunciato gli scempi del prima e del dopo, di chi ha lottato per la giustizia sociale ed ambientale, di chi ha sempre ribadito che la dignità e la memoria non avevano e non hanno un prezzo.

Da questi esempi e da questa ricchezza partiranno i cittadini bellunesi per impedire la realizzazione di questo progetto.

Associazione culturale “Tina Merlin” – Comitato Acqua Bene Comune


Centralina sul Vajont? No, grazie. Dopo quarantasette anni da quella tragica notte, la lezione non è bastata* di Riccardo Sartor

Non è bastata la falsità della Sade e la complicità degli organi statali. Non è bastata l’arroganza degli uomini che allora portarono alla catastrofe il 9 ottobre 1963. Non è bastata nemmeno la compravendita delle licenze dopo il disastro, il miracolo economico della legge Vajont, i grossi industriali e le loro speculazioni, le ignobili pene inflitte ai colpevoli, il mancato sostegno morale per i sopravvissuti, la diversa ricostruzione dei paesi disastrati, la verità insabbiata per anni nell’oblio e le ruspe sopra i morti nel cimitero rivoltato come un calzino. Forse nulla di tutto questo ci ha fatto capire i profondi valori che si celano dietro la parola “Vajont”. A cosa è servito istituire la giornata della memoria delle vittime dei disastri industriali e a ricordare ogni anno quei duemila morti, quando poi si decide di riutilizzare le acque del Vajont a scopo idroelettrico? Con le carte già in mano (ovviamente la questione morale è un “surplus” eventuale, l’ultimo dei problemi), ci hanno rassicurato sul fatto che il progetto della centralina «non interferisce nel bacino del Vajont, né reca turbative di carattere ambientale». Poi ci hanno detto il motivo di questa nuova centralina: «Visti i continui tagli alle amministrazioni locali, la centralina ci consentirà di avere risorse». Ecco! Oggi come allora gli stessi interessi: certo più contenuti, manovrati per scopi forse ben più nobili di allora, ma in fondo parliamo sempre di “schéi”. Soldi, maledetti, che fanno gola a molti, ed una cordata di imprenditori, fra cui la nota En&En, pronti a mettere le mani su quell’acqua. Cosa non è disposto a fare l’uomo per l’odore del denaro? I comuni italiani, pur di far cassa per coprire debiti e bilanci in rosso, stanno facendo qualsiasi cosa. Spesso svendono il proprio patrimonio storico e artistico. Qui si vuole svendere per qualche soldo la memoria di questa valle e di un importante pezzo di storia italiana, così pure la propria coscienza e la consapevolezza di essere cittadini del dopo Vajont, di vivere e di camminare ogni giorno sul teatro di quella “tragedia greca”. Si vuole svendere il proprio passato, che poi è anche il futuro delle generazioni che verranno. Coloro che, anche solamente, pensano a queste idee dovrebbe vergognarsi. E noi tutti dovremo indignarci per tale oltraggio alla memoria. Non solo per quelle duemila vittime innocenti, ma per tutto ciò che il Vajont è stato, è e sarà. Forse tutto questo alcuni amministratori non l’hanno ancora capito. Il teatro di quella tragedia, che forse troppo spesso dimentichiamo essere stata causata dall’uomo, ha un valore simbolico imprescindibile, preponderante ed invalicabile da qualsiasi idea di sfruttamento delle acque del Vajont. Perché, invece, sindaci e amministratori non si attivano per impedire ogni possibile futuro utilizzo idroelettrico di quell’acqua? Meditate gente. Meditate. Perché sulla memoria del Vajont non si scherza.

Riccardo Sartor - Feltre

giovedì 11 novembre 2010

UNA DATA DA SEGNARE.. UN EVENTO AL QUALE NON MANCARE.. sabato 27novembre 2010 - lentiai


(dal blog del GRUPPO COLTIVARE CONDIVIDENDO) per visitarlo cliccare qui

“...amare la propria terra significa difenderla da devastazioni, speculazioni... significa consentirle di esprimere appieno le sua tipicità e potenzialità...”

E’ con questo spirito che una miriade di cittadini bellunesi, feltrini, trentini, veneti hanno dato vita al Gruppo Coltivare Condividendo. Convinti che il bellissimo territorio che ci ospita sia sì minacciato da una miriade di progetti impattanti e devastanti, ma che in esso vi siano anche molte conoscenze, saperi, sensibilità che è importante interagiscano tra di loro al fine di difenderlo e tutelarlo.

"Coltivare Condividendo" è soprattutto “un momento di dialogo, condivisione, costruzione comune dal basso”, autogestione. Un qualcosa che ha preso forma attraverso “spazi”, serate informative, tavole rotonde, forum, corsi, iniziative e progetti concreti soprattutto in ambito agricolo e rurale. Da questi momenti sono nati:

- la “mostra itinerante delle sementi antiche” per far conoscere l’immenso patrimonio di biodiversità e ripristinare l’antica usanza dello scambio delle sementi, per dire No ai brevetti sui semi.
- Il Museo diffuso affinché queste sementi non siano una collezione, ma si affidino alla terra. I frutti ottenuti verranno scambiati e degustati.
- Una serie di progetti che vedono la collaborazione del Gasdotto (Coordinamento dei Gruppi d'Acquisto Solidali della Provincia di Belluno) e l’Associazione Dolomiti Bio (ass. di produttori biologici) sancita in seguito da una sorta di alleanza tra l’uomo, il territorio e il paesaggio ( il “Patto”).
- La Banca del Tempo, un'attività nella quale gli agricoltori insegnano gratuitamente ai componenti dei G.A.S. a coltivare un orto biologico e ricevono in cambio lezioni sull’uso del computer o della comunicazione multimediale.
- Progetti di “certificazione biologica partecipata” e
proposte di disciplinari, rivolti alle pubbliche amministrazioni,
per limitare l’ uso dei fitofarmaci e il cosiddetto “effetto deriva”.


Davvero molte le persone sensibilizzate nei nostri incontri, molti i contatti avuti e le idee, i suggerimenti, le critiche raccolte. Da qui il desiderio di costruire un momento di ulteriore incontro... ABBIAMO PERTANTO IL PIACERE DI INVITARTI:


SABATO 27 NOVEMBRE a LENTIAI (BL)
(presso Sala della Società Operaia – dalle 14 in poi)

Una giornata da costruire assieme, dedicata all’antica e vitale pratica dello scambio delle sementi antiche (per approfondire di seguito il concetto di biodiversità e di brevetti sui semi), all’assaggio di varietà locali (parlando di alimentazione e coltivazione, ovviamente biologica), al pensare insieme quale presente e quale futuro vorremmo per questo nostro...per tutti i territori. Crediamo fermamente in un’agricoltura sostenibile, nella biodiversità, nei prodotti a km zero e nella tipicità. Crediamo molto in un legame forte tra agricoltura, turismo e artigianato, nella filiera corta, nel rapporto diretto tra chi produce e chi acquista, nell’opera importante dei G.A.S. auto organizzati dal basso e dei cittadini che autoproducono beni di vario genere. Crediamo in una visione a 360° che considera un tutt’ uno l’ambiente, il territorio, il paesaggio e noi che interagiamo con essi, che ne siamo parte.
Per parlare di tutto ciò, ma anche per momenti di convivialità e svago, vi aspettiamo !!!
per informazioni: coltivarcondividendo@yahoo.it

un bellissimo e interessantissimo video da vedere!!!

LA STORIA DELLE COSE....

se non riuscite a vederla qui sotto cliccare qui



domenica 7 novembre 2010

LA MOBILITAZIONE DEL COMITATO "SU CON LE ANTENNE" SORTISCE I PRIMI RISULTATI CONCRETI

Grazie alla mobilitazione dle comitato "SU CON LE ANTENNE" QUALCOSA SI MUOVE...

(dal Corriere delle Alpi")
Fonzaso, l'Arpav fa partire i controlli vicino all'antenna E il comune promette che i dati saranno resi pubblici
nell'articolo si legge anche:
È già stato piazzato dall'Arpav l'apparecchio di rilevamento per l'elettrosmog nelle immediate vicinanze dell'antenna di telecomunicazioni che sta crescendo in altezza di altri sei metri in mezzo a scuole a case, tra via Padre Pasa e via Papa Luciani. «Renderemo noti i dati alla popolazione appena li avremo a disposizione», annuncia l'assessore fonzasino Stefano Toigo, che presenta le azioni adottate dall'esecutivo Furlin a tutela della salute dei cittadini preoccupati dal diffondersi delle onde elettromagnetiche in pieno centro abitato. Sulla scia delle sollecitazioni dei componenti del comitato "Su con le antenne", che hanno chiamato in causa l'amministrazione scendendo in piazza con una campagna informativa e di volantinaggio, arrivano così le contromisure.
(per leggere tutto l'articolo cliccare qui)

VA INOLTRE SEGNALATA UNA DELIBERA DI GIUNTA CHE VIETA OGNI INNALZAMENTO DELLE ANTENNE PRESENTI SUL TERRITORIO COMUNALE

NEL FRATTEMPO IL "COMITATO SU CON LE ANTENNE" STA ELABORANDO DELLE OSSERVAZIONI AL PATI PROPRIO IN MATERIA DI ANTENNE

CREDIAMO CHE QUESTO SIA UN ULTERIORE ESEMPIO DI COME LA MOBILITAZIONE E LA AUTO ORGANIZZAZIONE DEI SORTISCA SEMPRE OTTIMI RISULTATI (che che ne dicano i professionisti del "tanto non si puo' fare nulla" e del "perdete solo tempo")

RIFLESSIONE DEL GRANDE URBANISTA EDOARDO SALZANO

Dopo aver ascoltato questi 11 minuti di intervista sarà a tutti chiaro cosa si cela dietro le grandi infratrutture spacciate per opere di sviluppo e di progresso.



QUALCUNO CHE HA VISTO IL VIDEO CI SEGNALA CHE TRA SPESSO DIETRO A QUESTE GRANDI OPERE SI CELA ANCHE UNO SMALTIMENTO DI RIFIUTI TOSSICO NOCIVI

crediamo sia utile meditare.. e non poco..

sabato 30 ottobre 2010

RICICLARE CONVIENE


QUALCHE GIORNO FA è STATA PUBBLICATA SUL GAZZETTINO UNA LETTERA DI UN SIGNORE DI SEREN CHE PUNTAVA IL DITO CONTRO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA...
per leggere l'articolo cliccare qui
ECCO LA NOSTRA RISPOSTA:

Abbiamo dovuto leggere e rileggere svariate volte l’articolo comparso sul Gazzettino di sabato scorso in cui il Sign. Bof di Seren del Grappa, puntava il dito contro il nuovo metodo di raccolta dei rifiuti.. sul “porta a porta”

Ci sembrava davvero strano che una persona che affermava di essere “molto sensibile al problema del rispetto dell'ambiente e del recupero e riciclaggio dei rifiuti” facesse delle affermazioni del genere

Pensiamo infatti che sia chiaro a tutti che gli aumenti della “tassa sui rifiuti” non hanno nulla a che vedere (se non per i 25 euro del bidoncino) con il cosiddetto “porta a porta”, dato che il “nuovo” tipo di raccolta entrerà in regime dal prossimo anno

Troviamo poi paradossale che chi si auto definisci attento al riciclaggio dei rifiuti non conosca l’esperienza del pluri-premiato comune di Ponte nelle Alpi che dimostra da anni che il “porta a porta” (soprattutto quello spinto) è conveniente anche per le nostre tasche
E tale dimostrazione non affidata a parole ma è comprovata con conti alla mano

Ciò che ci ha convinto a scrivere queste poche righe non è il desiderio di polemizzare con il Sign Bof ma il timore che affermazioni di questo tipo siano utili solo a demotivare le persona che si stanno impegnando in questo tipo di raccolta dei rifiuti e a fornire un pretesto a chi, da tempo, chiede a viva voce la realizzazione di un inceneritore nella nostra provincia Realizzazione alla quale ci opporremmo con tutte le nostre forze anche alla luce delle recenti ricerche che dimostrano la pericolosità per la salute (in primis aumento dell’incidenza dei tumori) di questi impianti che qualcuno chiama impropriamente termovalorizzatori

Auspichiamo che prima di fare certe affermazioni ci si documenti bene e, al di là di ogni appartenenza politica e partitica si rinunci a cercare la polemica ma si lavori tutti assieme per il bene della salute, dell’ambiente e della nostra qualità della vita
Concludiamo ribadendo con forza.. “RICICLARE CONVIENE

sabato 23 ottobre 2010

Le cose che al Salone del gusto avrei preferito non vedere


un interessante riflessione di Michele Corti
per leggere l'intero articolo cliccare qui

Melinda è un emblema in negativo del rapporto cibo e territorio. Stride la sua presenza al Salone del gusto. Poi ci sono anche quei prodotti valtellinesi ...

Nell'area del Salone confinante a quella della Lombardia c'è quella del Trentino. Passando non ho potuto fare a meno di notare il grande stand del Consorzio Melinda. Di Melinda in questo sito ci siamo occupati in più occasioni. Al disappunto per la presenza del Multiconsorzio valtellinese si è aggiunto quello per la presenza di Melinda. Qualche settimana fa (era il 9 settembre) mi ero recato con Marzia Verona dai pastori di Bellino in Val Varaita (vai all'articolo). Passando dalla zona del Saluzzese dove molte aziende si dedicano alla frutticolture e, in particoalre, alla melicoltura, Marzia che - pur avendo sempre i pastori e il pastoralismo nel cuore - ha in corso una collaborazione nel campo della frutticoltura, mi ha raccontato delle difficoltà di piazzare sul mercato le mele locali. A dispetto del km0 e del fatto che qui le mele sono meno trattate (non c'è una monocoltura come in Val di Non e ai filari di mele sono alternati i kiwi e le pesche così da ridurre la carica dei patogeni) "la gente non chiede 'le mele', chiede 'melinda'". E' ipnotizzata, condizionata dalle martellanti campagne pubblicitarie di Melinda. Melinda in realtà non vende una mela, una Golden delicious (73% delle mele Melinda) o un'altra delle varietà 'globale' molto produttive, standardizzate, serbevoli (ma anche poco resistenti alle avversità). Vende un Bollino. Anzi, meglio, vende campagne promozionali dei 'creativi'.
Un sistama intensivo che fa grande uso di pesticidi e che mette fuori mercato i distretti melicoli 'minori' e vuole essere globish



Ma veniamo a cose più concrete e vicine a noi. Melinda ha costretto la concorrenza a seguirla. Sono arrivate la sudtitrolese Marlene (scontata!) e la sfigata Melavì (e che vuol dì?). Sfigata per quanto detto sopra, ovvero che la Lombardia regala 25 miliardi all'anno alle altre regioni che non sanno come spendere i soldi e non è in grado di sostenere adeguatamente le sue produzioni (dagli spumanti alle mele).

Nello stesso Trentino per opera della coop Mezzacorona è nata di recente Valentina (che richiama il fumetto di Guido Crepax ideatore, guarda caso, anche di un altro personaggio sensuale (leggisempre gnocca): ... Belinda. Toh! Gira che ti rigira ...

Ma Melinda rimane Melinda. Produce 310mila tonnellate di mele (su 2 milioni di tonnellate prodotte in Italia), punta di diamante di una melicoltura trentino/sudtirolese molto specializzata ed intensiva che in val d'Adige e dintorni produce il 60% delle mele italiane togliendo spazio ai tanti piccoli 'distretti della mela'. Alla faccia del km0, della varietà colturale, della monocoltura brutta e cattiva.

Ora Melinda punta al mercato russo (pensando a quello indiano e cinese) e ci sarebbe da dire: la globalizzazione è cattiva quando i cinesi portano i pomodori in Italia e buona quando i trentini portano le mele in Russia? Associare Melinda al titolo del Salone (cibo = territori) mi pare stridente solo pensando ai melicoltori piemontesi ma anche ai nonesi (gli abitanti della val di Non). Non tutti in nome del business Melinda accettano di subire la presenza dei numerosi trattamenti con i pesticidi (decine in un anno) a pochi metri dalle case. La logica della monocoltura è spietata: via i prati, mele che si inerpicano sulla montagna, che 'abbtacciano' i nuclei abitati. Il Comitato per la salute della val di Non (Non-Pesticidi) ha fatto eseguire analisi a sue spese che dimostrano la presenza di residui di pesticidi nelle urine dei bambini (vedi articolo) ma le 'autorità' rassicurano: meno cancro qui che altrove. Eppure tra i pesticidi utilizzati (tanti) ve ne sono alcuni che da anni vengono indicati da molte fonti come pericolosi . Non farebbe piacere al Comitato per la salute noneso vedere lo stand di Melinda campeggiare nel Salone del gusto e non ha sicuramente fatto piacere vedere come Melinda si sia 'appropriata' del Salone (e persino di Terra Madre) strumentalizzando e capitalizzando la sua presenza (vedi sotto il comunicato che appare sul sito di Melinda).



Con uno stand non si compra solo uno spazio ma si compra anche altro ....



Comprando/vendendo uno stand ci si appropria/si vendono anche i valori e simboli trasmessi dal 'contenitore' (una volta si diceva "vendere l'anima al diavolo"). C'è da che storcere la bocca leggendo come Melinda incensa il Salone del gusto e Terra madre insinuando, mica troppo subliminalmente, la sua identificazione con il cibo buono, pulito e giusto. Specie dopo che qualche settimana fa un manager che segue la promozione di Melinda si è lasciato pubblicamente andare ad affermazioni tipo "solo sesso e droga rendono meglio di Melina" e "per ogni euro di pubblicità televisiva ce ne tornano due". L'incauto, ma sincero, 'ganassa' è stato 'cazziato' ma ha detto la verità: Melinda è un frutto ... televisivo.





Comunicato di Melinda (www.melinda.it)



19/10/2010 - SALONE DEL GUSTO 2010
Torino, 21-25 ottobre 2010 Lingotto Fiere

Il Salone del Gusto giunge alla sua ottava edizione, consacra in maniera compiuta la propria vocazione internazionale e si afferma come un momento centrale nel calendario di chiunque al mondo abbia a cuore il cibo. Insieme a Terra Madre, con la quale costituisce ormai due parti inscindibili e interconnesse che dialogano fittamente tra di loro, il Salone del Gusto è forse l’unico luogo al mondo dove contadini e artigiani, il mondo della cultura accademica e i cuochi, grandi cultori dell’enogastronomia e “semplici” neofiti si possono incontrare, dando vita a scambi e amicizie.
È il luogo dove si realizza una fitta rete di relazioni nel nome di un cibo sostenibile, che sappia ancora trasmettere gioia, e a cui sia restituito il suo pieno valore. Il Salone del Gusto è quindi un evento educativo, perché permette di imparare, conoscere, confrontare e informarsi, ma tutto questo si realizza nel nome di un diritto al piacere molto responsabile e pienamente condiviso. È soprattutto una festa, fatta per conoscere ciò che mangiamo e celebrare l’umanità che è coinvolta nella sua produzione.

venerdì 22 ottobre 2010

RETE di CHENONSISAPPIA: SUCCESSO DELL’INCONTRO “COSA SUCCEDE AL NOSTRO TERRITORIO”


La serata di venerdì 15 promossa a Pederobba dalla Rete di CHENONSISAPPIA ha dato i frutti sperati. Di fronte ad un folto pubblico, è emerso chiaramente un quadro generale della situazione del territorio piuttosto preoccupante e composto da dati allarmanti per la salute e l’ambiente. Un quadro fatto anche di Autorità distratte e latitanti, intente a minimizzare e tranquillizzare, del tutto restie a intervenire per prevenire o almeno bonificare i danni. Un desolante affresco di Autorità e Amministrazioni spesso molto sensibili agli interessi dei potentati economici, pronte a passare dalla parte della cittadinanza solo quando quest'ultima si attiva scavando a fondo tra le carte, alzando la voce e reclamando con forza i propri diritti.
La dedica ad Angelo Vassallo è sembrata più che mai opportuna. Bisognava ricordare un grande Sindaco italiano ucciso perché difendeva il proprio territorio, ma bisognava anche mettere in guardia i cittadini perché dietro all’inerzia dei politici a tutelare il territorio, si nascondono pericoli terribili che possono travolgere anche le regole civili e democratiche.
Dalle descrizioni delle varie emergenze ambientali nelle province di Belluno, Treviso e Vicenza, sono emersi fatti sconcertanti: dall’assurda speculazione edilizia del progetto Altanon che ha Feltre rischia di rovinare per sempre l’immagine della città, al tentativo di colonizzazione dei meleti e dei vigneti intensivi nella Valbelluna, incompatibili con una serie di interessanti esempi di agricoltura sostenibile basata su biologico, biodiversità e legame tra GAS e produttori; dalla minaccia delle cave nel basso feltrino e in alpago, all’ampliamento previsto a Fortogna, all’insediamento a Fonzaso di fonderie incompatibili con un ambiente fragile, già messo a dura prova dall’elevatissima incidenza dei tumori. Solo accennata ma meritevole di approfondimenti anche la questione “centrali idroelettriche” e fiumi E poi nel trevigiano con il cogeneratore di Borso del Grappa, chiesto con quattro “DIA” presentate lo stesso giorno, da 4 società diverse, sullo stesso terreno per eludere l’autorizzazione regionale e aggirare la Legge. E ancora l’incredibile inerzia delle Autorità di fronte al rogo De Longhi a Treviso o la paradossale dichiarazione della Provincia di Treviso che nei suoi documenti ufficiali definisce la Pedemontana Trevigiana “zona vocata …all’incenerimento di pneumatici” perché a Pederobba c’è l’unico coinceneritore autorizzato, oppure la clamorosa indiscrezione circa il nuovo regolamento a difesa dai fitofarmaci nella zona del Prosecco, che pare debba valere solo per i nuovi vigneti e che quindi è inapplicabile nel 99% dei casi.
Nel concreto, possiamo dire che è emersa una matrice comune tra le varie emergenze ambientali descritte fatta di sottovalutazione e colpevole indifferenza da parte delle Autorità preposte a vigilare.
Per questo la Rete di CHENONSISAPPIA si ritroverà entro breve con l’obiettivo di organizzare iniziative forti per informare l’opinione pubblica dei rischi per la salute della gente e la colpevole indifferenza delle Istituzioni con l’obiettivo di contrastare il pericoloso degrado in corso sul nostro territorio.
Per la Rete di CHENONSISAPPIA:
Comitato Prà Gras - Fonzaso
Comitato NO ALTANON
COMITATO 18 APRILE Rogo De Longhi
Comitato OASI di Borso del Grappa
Aassociazione ARIANOVA Pederobba
GASOLO di ASOLO
Comitato per la difesa contro fitofarmaci in sinistra Piave
WWF VENETO
Progetto strada PEDEMONTANINA
Info: chenonsisappia@email.it

martedì 19 ottobre 2010

E' TORNATA LA CAPPA....

E' BASTATO QUALCHE GIORNO DI FREDDO ED ECCO MATERIALIZZARSI LA "CAPPA".. RICORDANDOCI CHE NELLA NOSTRA VALLE..A CAUSA DELL'INVERSIONE TERMICA.. PER MOLTI MOLTI MESI ALL'ANNO POLVERI ED INQUINANTI VENGONO TRATTENUTE AL SUOLO...


































NON POSSIAMO PERTANTO NON RIPROPORRE LA DOMANDA CHE FACCIAMO DA ANNI...




QUINDI DOPO UN ESTATE IN CUI A FELTRE SI SONO RESPIRATI VELENI (clicca qui per leggere l'articolo del Corriere delle Alpi in cui si denuncia... "La stagione delle polveri sottili è dietro l'angolo, e l'aumento delle concentrazioni degli ultimi giorni lo conferma. Ma se contro le Pm10 il comune ha una strategia, contro il benzo(a)pirene - temibile agente cancerogeno - ancora si fa poco. Feltre è maglia nera nel Veneto. A ricordarlo è Legambiente Veneto, che denuncia dieci anni di immobilismo delle istituzioni - dalla Regione ai comuni - contro un microinquinante pericoloso almeno quanto le polveri sottili. «I benzo(a)pirene è solo meno conosciuto delle Pm10, ma è anch'esso cancerogeno. I suoi valori sono regolarmente oltre il limite di guardia, ma nessun piano d'azione contro lo smog ne tiene conto». Neppure quello del comune di Feltre.."
.. IN AUTUNNO/INVERNO SAREMO ALLE PRESE CON LE POLVERI...