"Abbiamo fermato il nucleare?" Ponte nelle Alpi 4 maggio 2011 ore 20,30 teatro " Pierobon"
INIZIATIVA A BELLUNO IN DIFESA DEI REFERENDUM....
"Uniti per i Referendum" trasforma la fontana di Belluno in un grande simbolo nucleare
Partendo dall'opposizione all'insediamento di uno stabilimento della Forgialluminio, «industria insalubre di prima classe», che emetterà nell'aria polveri, nubi oleose e vapori acidi, un gruppo di cittadini di Fonzaso, Feltre ed oltre ha deciso di prendere la parola.
Condividiamo questo spazio con il "Comitato di Fortogna".
Un "mettersi assieme" che è anche occasione di condivisione dei saperi e di "mettere il naso" nel modo in cui vengono gestiti i beni comuni!
INIZIATIVA A BELLUNO IN DIFESA DEI REFERENDUM....
"Uniti per i Referendum" trasforma la fontana di Belluno in un grande simbolo nucleare
Ogni giorno ha la sua pena istituzionale. Davvero preoccupante è l’ultima trovata del governo: la fuga dai referendum. Mercoledì si è voluto cancellare quello sul nucleare.
Ora si vuole fare lo stesso con i due quesiti che riguardano la privatizzazione dell’acqua. Le torsioni dell’ordinamento giuridico non finiscono mai, ed hanno sempre la stessa origine. È del tutto evidente la finalità strumentale dell’emendamento approvato dal Senato con il quale si vuole far cadere il referendum sul nucleare. Timoroso dell’”effetto Fukushima”, che avrebbe indotto al voto un numero di cittadini sufficiente per raggiungere il quorum, il governo ha fatto approvare una modifica legi-slativa per azzerare quel referendum nella speranza che a questo punto non vi sarebbe stato il quorum per il temutissimo referendum sul legittimo impedimento e per gli scomodi referendum sull’acqua. Una volta di più si è usata disinvoltamente la legge per mettere il presidente del Consiglio al riparo dai rischi della democrazia.
Una ennesima contraddizione, un segno ulteriore dell’irrompere continuo della logica ad personam. L’uomo che ogni giorno invoca l’investitura popolare, come fonte di una sua indiscutibile legittima-zione, fugge di fronte ad un voto dei cittadini.
Ma, fatta questa mossa, evidentemente gli strateghi della decostituzionalizzazione permanente de-vono essersi resi conto che i referendum sull’acqua hanno una autonoma e forte capacità di mobili-tazione. Fanno appello a un dato di vita materiale, individuano bisogni, evocano il grande tema dei beni comuni, hanno già avuto un consenso senza precedenti nella storia della Repubblica, visto che quelle due richieste di referendum sono state firmate da 2 milioni di cittadini, senza alcun sostegno di grandi organizzazioni, senza visibilità nel sistema dei media. Pur in assenza del referendum sul nucleare, si devono esser detti i solerti curatori del benessere del presidente del Consiglio, rimane il rischio che il tema dell’acqua porti comunque i cittadini alle urne, renda possibile il raggiungimento del quorum e, quindi, trascini al successo anche il referendum sul legittimo impedimento. Per correre questo rischio? Via, allora, al bis dell’abrogazione, anche se così si fa sempre più sfacciata la ma-nipolazione di un istituto chiave della nostra democrazia.
Caduti i referendum sul nucleare e sull’acqua, con le loro immediate visibili motivazioni, e ridotta la consultazione solo a quello sul legittimo impedimento, si spera che diminuisca la spinta al voto e Berlusconi sia salvo.
Quest’ultimo espediente ci dice quale prezzo si stia pagando per la salvezza di una persona. Travolto in più di un caso il fondamentale principio di eguaglianza, ora si vogliono espropriare i cittadini di un essenziale strumento di controllo, della loro funzione di “legislatore negativo”.
L’aggressione alle istituzioni prosegue inarrestabile. Ridotto il Parlamento a ruolo di passacarte dei provvedimenti del governo, sotto tiro il Presidente della Repubblica, vilipesa la Corte costituzionale, ora è il turno del referendum. Forse la traballante maggioranza ha un timore e una motivazione che va oltre la stessa obbligata difesa di Berlusconi. Può darsi che qualcuno abbia memoria del 1974, di quel voto sul referendum sul divorzio che mise in discussione equilibri politici che sembravano solidissimi. E allora la maggioranza vuole blindarsi contro questo ulteriore rischio, contro la possibilità che i cittadini, prendendo direttamente la parola, sconfessino il governo e accelerino la dissoluzione della maggioranza.
È resistibile questa strategia? In attesa di conoscere i dettagli tecnici riguardanti i quesiti referendari sull’acqua è bene tornare per un momento sull’emendamento con il quale si è voluto cancellare il re-ferendum sul nucleare. Questo è congegnato nel modo seguente: le parti dell’emendamento che pre-vedono l’abrogazione delle norme oggetto del quesito referendario, sono incastonate tra due commi con i quali il governo si riserva di tornare sulla questione, una volta acquisite “nuove evidenze scientifiche mediante il supporto dell’agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicu-rezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea”. E lo farà entro dodici mesi adottando una “Strategia energetica nazionale”, per la quale furbescamente non si nomina, ma neppure si esclude, il ricorso al nucleare. Si è giustamente ricordato che, fin dal 1978, la Corte costituzionale ha detto con chiarezza che, modificando le norme sottoposte a referendum, al Parlamento non è permesso di frustrare “gli intendimenti dei promotori e dei sottoscrittori delle richieste di referendum” e che il referendum non si tiene solo se sono stati del tutto abbandonati “i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente”. Si può ra-gionevolmente dubitare che, vista la formulazione dell’emendamento sul nucleare, questo sia avve-nuto. E questo precedente induce ad essere sospettosi sulla soluzione che sarà adottata per l’acqua. Di questo dovrà occuparsi l’ufficio centrale del referendum che, qualora accerti quella che sembra essere una vera frode del legislatore, trasferirà il referendum sulle nuove norme. La partita, dunque, non è chiusa.
Da questa vicenda può essere tratta una non indifferente morale politica. Alcuni esponenti dell’op-posizione avrebbero dovuto manifestare maggiore sobrietà in occasione dell’approvazione dell’e-mendamento sul nucleare, senza abbandonarsi a grida di vittoria che assomigliano assai a un respiro di sollievo per essere stati liberati dall’obbligo di parlar chiaro su un tema così impegnativo e davvero determinante per il futuro dell’umanità.
Dubito che questa sarebbe la reazione dei promotori del referendum sull’acqua qualora si seguisse la stessa strada. Ma proprio l’aggressione al referendum e ai diritti dei cittadini promotori e votanti, la spregiudicata manipolazione degli istituti costituzionali fanno nascere per l’opposizione un vero e proprio obbligo. Agire attivamente, mobilitarsi perché il quorum sia raggiunto, si voti su uno, due, tre o quattro quesiti. Si tratta di difendere il diritto dei cittadini a far sentire la loro voce, quale che sia l’opinione di ciascuno. Altrimenti, dovremo malinconicamente registrare l’ennesimo scarto tra parole e comportamenti, che certo non ha giovato alla credibilità delle istituzioni.
(da la Repubblica del 22 aprile 2011)
UN OTTIMA NOTIZIA CHE ABBIAMO RIPRESO DAL BLOG DI EZIO ORZES...
A distanza di tre anni dalla partenza del nuovo servizio di raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, il Comune di Ponte nelle Alpi si attesta su una percentuale di differenziazione (media 2010) dell’88,04%.
Si è passati da una percentuale di raccolta differenziata del 22,4% del 2006 (il 2007 è stato un anno di transizione, poiché il nuovo servizio è partito in maniera scalare sul territorio dal 16 ottobre 2007) all’81,6% del 2008, all’85,01% del 2009, fino ad arrivare all’ 88.04% nel 2010.
Il dato ancora più significativo però, è la riduzione della produzione di rifiuto secco indifferenziato: nel 2006 abbiamo portato in discarica 2938,24 tonnellate di rifiuto secco indifferenziato, nel 2010 solo 248 tonnellate: una riduzione pari all’ 91,56%%.
Nel 2006 ogni cittadino del nostro comune produceva 348 Kg di rifiuto secco indifferenziato, nel 2010 ne ha prodotto in media 29,04 Kg.
Numeri ancora più significativi, se si pensa che la percentuale di raccolta differenziata è calcolata in peso sul totale raccolto, escludendo quindi tutta la componente organica, come scarti di cucina, autosmaltita a domicilio con il compostaggio domestico, praticato a Ponte nelle Alpi, da 1939 utenze domestiche (51% circa delle utenze complessive).
Considerando anche questa frazione di rifiuto, secondo il metodo utilizzato da Arpa Veneto, a Ponte nelle Alpi si raggiunge l’incredibile risultato del 90,32% di raccolta differenziata.
Quanto costa tutto questo? Meno! Siamo passati dai € 950000 del 2007 agli € 810.00 del 2009 e del 2010: una diminuzione del 14,7% in tre anni!
I cittadini di Ponte nelle Alpi, che bella gente!