lunedì 29 giugno 2009

30/6 serata sul FOTOVOLTAICO a Feltre..ma anche altro..


Vi aspettiamo:
MARTEDì 30 GIUGNO dalle ore 20.30 - Sala Ocri - FELTRE
E’ sicuramente uno dei più grandi Gruppi di Acquisto solidale auto-organizzato del veneto (se non d’Italia) legato al FOTOVOLTAICO quello che si va costituendo nella zona Montebelluna-Pederobba-Feltre- Belluno e che vede coinvolte una serie di associazioni GAS, comitati e cittadini.
Un gruppo di cittadini che si auto-organizza avendo a cuore si gli aspetti economici di questa importante opportunità (conto energia e sconti che raggiungono il 30% dei prezzi di mercato) ma anche e soprattutto quegli etici, morali e di promozione dell’economia locale
Infatti, di fronte a un governo che punta sul nucleare, ad amministrazioni locali che – tranne pochi casi - non informano, non stimolano, non incentivano questa importante opportunità, ci sono dei cittadini che si auto organizzano e che palesano, con questa loro scelta una volontà di tutela ambientale e di garantirsi un autonomia energetica. Autonomia che consentirà loro di evitare di restare in balia delle grosse aziende distributrici e delle lobby affaristiche e industriali.
Inoltre, questo progetto prevede anche che a installare le decine di impianti previsti siano delle piccole aziende locali al fine di consentir loro di svilupparsi, attrezzarsi e radicarsi in questo settore.
INTERESSANTE RIFLESSIONE SUL PTRC
Colpisce il silenzio assordante di Enti, partiti, organizzazioni ed Istituzioni provinciali sul Piano Territoriale di Coordinamento, adottato dalla Giunta Regionale, sovraordinato rispetto agli altri strumenti di pianificazione territoriale, di cui il 7 luglio scade il termine ultimo per le osservazioni.
Un piano pessimo nei suoi strumenti concretamente operativi (norme tecniche di attuazione), incartato bene in una confezione di buoni documenti di analisi che servono però da pura suggestione per l’esaminatore poco attento.
Questo piano nella sostanza è un manifesto ideologico del lasser faire, della concezione del territorio come mera rendita immobiliare; le pur timide tutele ambientali del precedente ptrc vengono azzerate, il dovuto Codice dei beni culturali e ambientali non viene attivato e rinviato a data da destinarsi, nessun obiettivo ambientale viene prescritto in una Regione che ha un livello esorbitante di consumo di suolo e tassi di inquinamento tra i più elevati d’Europa. Questa è, secondo la Giunta regionale, “la seconda modernità veneta” dove le piazze del terzo millennio divengono i centri commerciali, dove i cittadini sono consumatori, dove è necessario “densificare”gli insediamenti intorno ai caselli autostradali, la rete metropolitana regionale e le aree aeroportuali e “verticalizzarli” nel senso letterale del termine visto che le competenze in questi ambiti vengono espropriate ai Comuni e concentrate nei progetti strategici della Giunta Galan. Tutto questo viene previsto perché, come si cita nel piano, “ una nuova ondata di sviluppo può affacciarsi all’orizzonte. Non è quindi possibile pensare a blocchi o limiti generalizzati delle aree produttive, direzionali, terziarie, commerciali e residenziali” e quindi anche i Comuni “dovranno garantire lo sviluppo urbanistico attraverso l’esercizio non conflittuale delle attività agricole” , perché “è necessario sganciarci dalla nostalgia del passato per dare una forma scelta alla contemporaneità”.
La megalopoli urbana (forse sarebbe meglio dire con Turri la metastasi urbana) come idea di futuro e di sviluppo e contestualmente la montagna concepita come alterità ambientale e naturale atemporale, da conservare genericamente e valorizzare turisticamente: nessun accenno a diritti di perequazioni territoriali, nessun riconoscimento dell’autogoverno delle specificità, nessuna priorità certa di concreto sostegno alle sfide del vivere ed abitare questi complessi territori. Nelle norme tecniche nei paragrafi dedicati alla emergenze della montagna vi sono invece alcuni preoccupanti rinvii al Piano regionale tutela delle acque che consolida la privatizzazione dei fiumi, al corridoio V per le infrastrutture viarie (collegamento A23 A27 ?) e il risibile riferimento alla “Mobilità lenta” per il collegamento ferroviario Venezia-Calazo inserito nel capitolo del recupero delle linee storiche dismesse.
Di fronte a questo drammatico e desolante Piano, nella latitanza del dibattito politico, ci siamo attivati dal basso, a partire dalle specifiche aree territoriali, con una significativa partecipazione bellunese, per contrastare questi scenari e per proporre un’idea di un Veneto diverso e desiderabile.
Più di cento comitati, associazioni, componenti sindacali, con il contributo di esperti di saperi ed esperti di buone pratiche hanno definito decine di osservazioni nel merito e nel metodo del Piano territoriale regionale; singole osservazioni che sono state in questo ultimo mese sottoscritte da più di diecimila cittadini veneti e che verranno collettivamente e formalmente consegnate in Regione il prossimo 3 luglio.
Una realtà di rete e relazioni che intende riscrivere statuti e diritti per questi territori,oltre le deleghe e le subalternità, per una democrazia reale nel governo dei beni comuni.
Valter Bonan Cantieri Sociali Per info: www.estnord.it


DOLOMITI PATRIMONIO DELL'UMANITA'?
Al convegno nazionale organizzato da Lega Ambiente, CIPRA, Montain Wildernes c'era anche il Comitato "Prà Gras"(un qualcosa di improtante che è anche un riconoscimento a quanto fatto di buono finora dal comitato) Di seguito riportiamo una riflessione di Luigi Casanova (clicca qui per leggere)

giovedì 25 giugno 2009

FOTOVOLTAICO: APPUNTAMENTO IL 30 GIUGNO A FELTRE (Sala Ocri)


“L’energia vitale del sole e dal sole”
Così potrebbe essere intitolato l’incontro pubblico organizzato dal GAS di Feltre, dai Grillini di Belluno e dal Comitato Prà Gras(col gruppo Coltivare Condividendo), che vedrà martedì 30 maggio(con inizio alle ore 20.30) presso la sala Ocri a Feltre, i rappresentanti dell’ Associazione Arianova illustrare una interessantissima iniziativa.
Il Gruppo di Acquisto Solidale per il fotovoltaico.
Una bella opportunità che potrà consentirà a circa 50 famiglie – ma il numero è in continuo aumento - di utilizzare l’energia del sole per produrre energia elettrica, avvalendosi dell’imperdibile incentivo statale “conto energia” ma anche di minori costi derivati dall’acquisto in gruppo e infine della condivisione delle informazioni e delle conoscenze tra i membri del gruppo. Un’opportunità “imperdibile” perché l’incentivo statale – al quale forse si aggiungerà a breve un incentivo regionale – consente di realizzare l’impianto GRATIS e Arianova ci dimostrerà perché.
Si tratta di un progetto che non è però solo ed esclusivamente un “opportunità economica” ma che è anche una scelta morale, etica e Politica con la P maiuscola. Infatti, di fronte a un governo che punta sul nucleare, ad amministrazioni locali che – tranne pochi casi - non informano, non stimolano, non incentivano questa importante opportunità, ci sono dei cittadini che si auto organizzano e che palesano, con questa loro scelta una volontà di tutela ambientale e di garantirsi un autonomia energetica. Autonomia che consentirà loro di evitare di restare in balia delle grosse aziende distributrici e delle lobby affaristiche e industriali.
Inoltre, questo progetto prevede anche che a installare le decine di impianti previsti siano delle piccole aziende locali al fine di consentir loro di svilupparsi, attrezzarsi e radicarsi in questo settore.
Noi crediamo molto in questa “filosofia” e in questo approccio e riteniamo sia giusto e importante che attorno a queste iniziative autogestite e dal basso si coaugulino tutte quelle associazioni, comitati, cittadini che hanno a cuore le sorti di questo territorio, dell’ambiente, del paesaggio, della salute pubblica e della qualità della vita.
E’ importante però che le informazioni circolino e si diffondano… e che sia detto e dimostrato che c’è davvero anche un altro modo di “fare politica” ben lontano dall’aspettare o subire, decisioni calate dell’alto. Oggi la conoscenza e l’istruzione diffusa coniugati con strumenti come Internet, permetteno davvero ai cittadini “non distratti” di attrezzarsi e di collegarsi per attuare azioni coordinate.
Un grazie agli amici dell’ Associazione Arianova di Pederobba, nata per capire il reale impatto inquinante sul territorio e sulla salute della gente del locale cementificio (dove vengono bruciate 5 Tonnellate all’ora di e 60.000 all’anno di pneumatici e una quantità analoga di PetCoke) e che ora si interessa anche di una serie di altre questioni legate alla sostenibilità ambientale (recupero rifiuti, energie alternative, mobilità, legalità ecc..) che stanno molto a cuore anche a tutti noi
Speriamo che questa collaborazione si rafforzi e intensifichi.

FONDERIA SAPA a FELTRE (dal Gazzettino) - "BURTI, NESSUNA ALLARMISMO"


Un’alternativa al progetto di ampliamento della fonderia Sapa. L’ingegner Carlo D’Alberto, esperto di sistemi metallurgici, propone alcune riflessioni sull’ipotesi di potenziamento dell’impianto dello stabilimento feltrino. L’argomento ha aperto alcune discussioni in merito all’aumento dell’inquinamento ambientale e sulle polveri finora emesse. La scorsa settimana era apparso in città un volantino firmato da un comitato immaginario in cui si accusava la Sapa di essere nociva.
«Sono rimasto sorpreso dalle dichiarazioni Egidio Burti delle rsu aziendali apparse sul Gazzettino del 20 giugno scorso in cui si auspicano querele per le presunte espressioni calunniose riguardanti la “nocività” ed il “ricatto occupazionale”, come riportate in un volantino, a firma di un non meglio precisato “Comitato immaginario” – scrive D’Alberto - premesso che non mi trovo d’accordo né sui contenuti, né sulla forma del volantino che ho avuto modo di leggere, mi sono chiesto quali dovrebbero essere gli elementi penalmente rilevanti ivi contenuti. In merito alla “nocività”, vorrei solo ricordare l’inchiesta condotta dalla Magistratura negli anni ’90 sulle emissioni di fumi dallo stabilimento con richiesta di sequestro e sigillatura dei camini, la causa legale aperta nel 2005 dal comitato ex esposti all’amianto promossa da dipendenti ed ex dipendenti e tuttora in corso, la situazione dell’attuale fonderia funzionante in deroga alle normative europee sulle emissioni in quanto priva di sistemi di abbattimento dei fumi. Si può forse sostenere che l’impianto abbia rilasciato nell’ambiente profumo di colonia? Sarei anche curioso di sapere cosa accadrebbe se la Sapa, multinazionale svedese, proponesse la costruzione di un simile impianto nel centro di una cittadina montana della Svezia».
«In merito al “ricatto occupazionale”, mi limito a riportare testualmente quanto scritto dalla Sapa nella richiesta di permesso a costruire la nuova fonderia: “il permanere dell’attuale impianto porterebbe ad un aggravamento del bilancio economico dell’azienda, con risvolti critici nel breve periodo e con risvolti occupazionali immediati”. In altri termini: o si mangia la minestra o si salta la finestra».
«Vorrei infine far rilevare che Burti, in qualità di Rsu, tutela per legge gli interessi generali della parte sociale che rappresenta, cioè dei dipendenti iscritti, ma, nella fattispecie, si tratta anche di interessi riguardanti l’intera comunità, la quale è fortemente preoccupata sia della situazione delle maestranze della Sapa, sia delle future conseguenze e ricadute producibili dalla nuova fonderia sulla popolazione, sull’ambiente e sul territorio di tutto il Feltrino. Ritengo dunque che tutti debbano essere informati, pure in maniera impropria e non condivisibile, e possano farsi una opinione nel merito, perché non è con le denunce o strappando i volantini incriminati che si risolve il problema sul tappeto, che va, a mio giudizio, affrontato, anche proponendo e chiedendo soluzioni alternative a quella “confezionata” dalla Sapa, che è certamente la più remunerativa per l’azienda, ma probabilmente non l’unica percorribile. Come si usa dire, “questo è il prezzo della democrazia, bellezza!”».

domenica 21 giugno 2009

MELETI & PESTICIDI


Due interessanti articoli che ci inducono a chiedere a viva voce di porre massima attenzione al "meleti intensivi", alla deriva e all'uso di pesticidi in frutticoltura (e non solo)

Meleti a Calliol e Tussui. La protesta ridecolla


Cesiomaggiore
Meleti tra Tussui e Calliol: le proteste ora si fanno insistenti. Sono, infatti, iniziati i trattamenti alle piante che da alcune settimane occupano numerosi ettari tra le frazioni di Calliol e Tussui a Cesiomaggiore. Qualcuno dei residenti si lamenta anche del forte odore che durante l’uso dei macchinari per il trattamento si sparge nei dintorni. E c’è chi, infine, sorride di fronte all’ipotetico indotto che tale coltivazione avrebbe portato a Cesiomaggiore. Chi lavora, infatti, presso l’impianto per buona parte è di origine straniera, e anche le mele prodotte probabilmente non saranno rivendute in quel di Cesiomaggiore. E, quindi, quali sarebbero i benefici tanto citati mesi fa durante la sistemazione del terreno per la coltivazione dei meleti, intervento che ha praticamente distrutto parte del paesaggio collinare che contraddistingueva Calliol?
È passato ormai un anno da quando, saputo dell’arrivo di produttori dal Trentino per la coltivazione intensiva di mele, i cittadini e i coltivatori di Cesiomaggiore si sono mossi per arginare la situazione. Prima con una raccolta firme, poi con una serie di convegni, poi con la partecipazione ad un gruppo di lavoro promosso dal Comune di Cesiomaggiore che avrebbe dovuto stendere un documento che ponesse un veto alle future coltivazioni di questo tipo nel territorio cesiolino. È bastato? Poco o niente. C’è già chi è pronto a scommettere che anche il terreno su cui sorgerà a breve, dice l’amministrazione comunale, un vigneto, sia in realtà uno specchietto per le allodole, e che altri meleti siano in arrivo. D’altronde, è diventato quasi un paradosso ormai parlare di agricoltura in un comune che in realtà da due anni non ha nemmeno l’assessorato che se ne occupa

MA ANCHE:
PESTICIDI NEL PIATTO: Sono le mele il prodotto più frequentemente contaminato.


(cliccare qui per leggere l'interessante articolo)

giovedì 18 giugno 2009

ATTENZIONE AL PTRC

PTRC “Piano Territoriale Regionale di Coordinamento”
..una di quelle sigle, di quelle terminologie che istintivamente, troppo spesso, non si approfondiscono nemmeno, in quanto, a pelle ci risultano ostiche, complicate e lontane dal nostro vivere quotidiano
In realtà il PTRC è un qualcosa che influenzerà, e non poco, il nostro vivere futuro
E’ infatti lo strumento con cui la Regione detta le regole guida del suo e per tanto del nostro domani Un’insieme di indicazioni, regole e dettati che determineranno come sarà l’assetto del territorio veneto e che, secondo molti esperti, rischia di stravolgerlo e deregolamentarlo a tal punto che sarà facile preda di cementificatori, cavatori e lobbisti vari
E’ pertanto importante capire quale è la “strada” che si vorrebbe intraprendere, ma soprattutto vedere se e come è possibile intervenire per impedire pericolose derive
E’ con questo spirito che abbiamo dedicato una serata (martedì 16 giugno), organizzata assieme ad altri comitati bellunesi e dell’alto vicentino, a questa delicata e importante tematica
Ad illustrarci le caratteristiche del PTRC sono stati Augusto De Nato e Valter Bonan
E’ apprezzabile il lavoro che è stato fatto sulla descrizione del territorio e del paesaggio veneto, molto meno lo sono le 77pagine di “norme tecniche” Sono molto generiche, senza prescrizioni e di fatto tese a una deregolamentazione selvaggia
E’ pertanto importante muoversi per riuscire a produrre materiale ed elaborati, per fare una serie di osservazioni entro il 10 luglio (data ultima per la presentazione osservazioni formali al PTRC)
Ciò è gia stato fatto in diverse aree del Veneto, soprattutto grazie al gran lavoro dai “Cantieri Sociali” che hanno coinvolto tanti comitati, associazioni ed illustri studiosi, urbanisti, tecnici (Tamino, Salzano ecc..) per capire ed elaborare una serie di osservazioni da inviare in regione
E’ sconcertante il constatare con quante poche righe, tra l’altro assai generiche vengono liquidate questioni basilari come le cave, l’agricoltura, la questione acqua Il dubbio è che questo sia un modo per creare “zone franche”, deregolamentate, in cui a farla da padrona non saranno gli interessi dei cittadini, la tutela del paesaggio, del territorio e dell’ambiente.. ma grossi interessi speculativi avallati da compiacenti amministrazioni.
E’ per questo che ci sentiamo di lanciare un forte ed accorato appello a tutti i comitati, le associazioni, i cittadini che non vogliono veder il territorio che ci ospita minacciato da speculatori senza scrupolo: IL PTRC VA ABBATTUTO! E l’unico modo per farlo è di innondare la Regione con migliaia di osservazioni.
Ci siamo già attivati per preparare una serie di osservazioni, siamo a disposizione di chiunque per ulteriori informazioni e indicazioni in merito, per salvare il nostro territorio da un vero e proprio sacco
(PER INFO VISITA ANCHE QUESTO SITO: clicca qui)
ABBATTIAMO IL PTRC !!!

oppure è questo il Veneto che vogliamo?

mercoledì 17 giugno 2009

COMUNICATO STAMPA di Mountain Wilderness, Legambiente, CIPRA Italia


Dolomiti patrimonio dell’umanità: la sfida continua


Sabato 27 giugno a Pieve di Cadore (ore 9.00) (palazzo Cos.MO) le associazioni ambientaliste Mountain Wilderness e Legambiente, con il patrocinio di CIPRA Italia e del Comune di Pieve di Cadore, hanno organizzato un convegno nazionale sulle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’UNESCO.
Dal 22 giugno al 30 giugno a Siviglia si concluderà l’iter della candidatura delle Dolomiti Patrimonio naturale dell’umanità, una candidatura costruita dal Ministero dell’Ambiente e con il protagonismo diretto delle cinque province interessate: Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento e Udine.
Aderiscono al convegno i comitati locali che operano in Dolomiti a difesa dell’ambiente naturale, il Club Alpino Italiano, l’Ecostituto del Veneto, Primiero Viva e decine di persone protagoniste della vita sociale e nelle comunità delle Dolomiti.
Il convegno, grazie ai protagonisti del percorso associativo ed istituzionale, ricostruirà la storia della proposta (Biella, 1987). Ma avrà il compito di illustrare accanto ad alcuni limiti presenti le tante opportunità di azione che il sostegno dell’UNESCO porterà nell’area dolomitica.
E’ presente il rischio che il patrocinio dell’UNESCO possa trasformarsi in un marchio turistico che aggraverà i problemi di gestione del territorio e sociali, specialmente nelle zone ad alta intensità turistica, pensiamo alla mobilità, alla cementificazione, alla gestione delle risorse idriche.
Ma sarà compito delle associazioni e dei comitati trasformare questo rischio in una grande opportunità di ridisegno dell’economia e della qualità del vivere in Dolomiti.
Per la prima volta un bene seriale, che coinvolge istituzioni fra loro diversissime riguardo l’autonomia legislativa ed economica, può venire riconosciuto dall’UNESCO meritevole di tutela.
L’associazionismo ambientalista lavorando con le associazioni di categoria, con quelle sindacali, con il mondo del volontariato, ma anche e specialmente con le istituzioni delle vallate dolomitiche e delle province coinvolte può ridefinire un disegno di sviluppo che si basi sui seguenti aspetti:
La coerenza. Non vi è dubbio che il patrimonio geologico, paesaggistico e la biodiversità presenti in Dolomiti siano un bene dell’umanità intera che va conservato e dove possibile migliorato. Viene chiesta l’adozione di politiche adeguate a mantenere integri gli ambienti che avranno meritato il riconoscimento dell’UNESCO, partendo dai fondovalle per arrivare allo specifico del monumento, l’elemento paesaggistico più forte, la vetta, o il ghiacciaio (vedi Marmolada).
L’equità. In Dolomiti vi sono province dotate di autonomia speciale che costruiscono sviluppo sociale diffuso, che sconfiggono l’esodo dalla montagna e che sostengono nelle vallate un livello di servizi che rispetta i cittadini e offre opportunità di alta qualità. E’ necessario che queste opportunità, attraverso il piano di gestione di Dolomiti Patrimonio dell’Umanità, vengano diffuse su tutto il territorio e che si superi l’attuale divisione fra comunità incluse nella serie A ed altre che sembrano destinate a rimanere marginali.
Il lavoro. Anche nelle vallate a forte impatto turistico in Dolomiti si assiste all’esodo dei giovani, di chi ha studiato per raggiungere alti profili di qualità. Ma è anche evidente come questi territori offrano opportunità di lavoro e di innovazione che vengono sottostimate, non valorizzate. Sarà necessario ricostruire in tutti i territori delle Dolomiti le politiche tese a rafforzare il lavoro, attraverso la formazione continua e l’attrazione dei saperi.
L’identità. La forza sociale espressa dalle Dolomiti è rappresentata dalla diffusione delle diversità, in termini di biodiversità naturale, linguistiche, amministrative, modi di vivere e qualità sociale. L’aspetto geologico unisce queste diversità e arriva a costituire una identità che va recuperata, coltivata e resa leggibile. L’attuale crisi economica porta alla tentazione di svendere ulteriori territori, le parti più sensibili del nostro patrimonio. Attraverso Dolomiti patrimonio dell’umanità abbiamo la possibilità di ricostruire dinamiche culturali e politiche che porteranno vantaggi in tutte e cinque le province.
Rapporto città – montagna. Si deve ricostruire un rapporto equilibrato fra chi fugge dalle città per ritrovare nelle Dolomiti serenità, pace, natura libera, ambienti incontaminati, oasi ricreativa. E’ necessario, che attraverso la diffusione dei saperi presenti in Dolomiti, il cittadino divenga responsabile della gestione stessa del bene “montagna”, della sua fragilità, della sua unicità, della presente complessità e delle dinamiche che rapportano il vivere e coltivare la montagna ai temi della sicurezza idrogeologica che riguardano le grandi pianure e le metropoli. La montagna non può e non deve importare il modello di sviluppo e del vivere proprio delle città, pena l’estinzione dle bene ambientale e l’acuirsi dei problemi idrogeologici.
E’ su questi temi che il convegno concentrerà le maggiori attenzioni e per fare questo è necessario ritrovare coesione, processi di lavoro unitari, consapevolezza e conoscenza della ricchezza del territorio e delle risorse presenti.
Su queste basi la sfida dell’associazionismo ambientalista continua, una sfida costruttiva, una sfida basata sulla fiducia, una sfida che ci porterà a costruire le Dolomiti patrimonio culturale dell’Umanità.

Le associazioni
Mountain Wilderness Legambiente CIPRA Italia

sabato 13 giugno 2009

IMPORTANTE APPUNTAMENTO MARTEDì 16 GIUGNO A FARRA


MARTEDì 16 GIUGNO dalle ore 20.30 CI TROVEREMO A FARRA di FELTRE (presso sede WWF, sopra Centrogiovani)
per parlare di: PIANO TERRITORIALE REGIONALE di COORDINAMENTO


senza enfasi di circostanza ci permetto di sottolineatre l'importanza di questo appuntamento e di questo strumento che andrà ad incidere in modo significativo e per molti versi drammatico nel territorio veneto.
Questo per dire che è utile, qualche volta, darci un ordine di priorità, concretezza e "prevenzione" alle nostre iniziative.
MAETEDì 16 GIUGNO verranno esposte le "insidie" (per il territorio che ci ospita) racchiuse nel PTRC e costruiremo assieme una serie di controdeduzioni che poi potremmo inoltrare.
(inforazioni relative al PTRC potranno essere trovare anche in questo interessante sito: clicca qui)

Sempre MARTEDì 16 GIUGNO esporremmo una interessante iniziativa tesa alla creazione di un Gruppo di Acquisto Solidale sul FOTOVOLTAICO

INOLTRE: UN INTERESSANTE ARTICOLO "PESTICIDI NEL PIATTO" .. CHE SBUGIARDA IL DETTO "UNA MELA AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO" .. ANZI... (leggi articolo) (quindi W le mele BIOLOGICHE !!!)

giovedì 11 giugno 2009

..NOTIZIE VARIE.. INTERVENTI INTERESSANTI.. APPUNTAMENTI..

MOLTO INTERESSANTE LA RIFLESSIONE DI LUIGI CASANOVA SULLA QUESTIONE "COLLEGAMENTO S.MARTINO-PASSO ROLLE" .. (CLICCA QUI PER LEGGERE L'ARTICOLO)

VORREMMO SEGNALARE UN INTERESSANTE BLOG (ecoblog) IN CUI ABBIAMO TROVATO INTERESSANTI SPUNTI:(clicca sull'articolo epr leggerlo)
IL PRIMO CAMPEGGIO D'EUROPA TOTALMENTE AD ENERGIA SOLARE L'Indonesia raddoppia le produzioni di olio da palma, le foreste spariscono (dedicato a chi produce enegia usando olio di palma.. in provincia di Belluno)

IMPORTANTE APPUNTAMENTO A PIEVE DI CADORE (riceviamo e pubblichiamo)
Cari amici
vi confermo per sabato 13 giugno, ore 15.00 a Pieve di Cadore, BIRRERIA VECCHIA, la riunione di tutte le anime sensibili che stanno lavorando al convegno sulle Dolomiti patrimonio dell'umanità.
Oltre agli aspetti organizzativi è necessario condividere le conoscenze sul significato di un simile passaggio sociale e politico, sul ruolo che devono assumere comitati e associazioni ambientaliste, sui limiti e sulle prospettive di un simile progetto.
Non è responsabilità nostra se non vi è stato confronto sul procedimento, sapete come le grandi responsabilità sulla chiusura dei percorsi democratici e di traparenza ricadano specialmente sulla provincia di Trento. noi abbiamo la possibilità di ritornare protagonisti di un progetto che era nostro, ma specialmente di contribuire affinchè le linee programmatiche del piano di gestione divengano realtà di sviluppo equilibrato e sostenibile. (Vi assicuro che non è poca cosa)
Come sapete il convegno si terrà a Pieve di Cadore il 27 giugno e sarà organizzato da Mountain Wilderness e Legambiente con i patrocini di CIPRA Italia e del Comune di Pieve di Cadore, ma di questo sarete informati in dettaglio fra pochi giorni, segnate la data e andate a scorrere il sito di www.estnord.it
Luigi Casanova CIPRA Italia.

martedì 9 giugno 2009


UN COMITATO POPOLARE CONTRO LA "FONDERIA SAPA" A FELTRE
Un comitato apartitico, costituito da cittadini e appoggiato dalle associazioni a tutela dell’ambiente. Sarà questa la probabile mossa in programma nelle prossime settimane per affrontare la vicenda della nuova fonderia che la Sapa vuole installare nel suo stabilimento di Feltre. L’installazione del nuovo impianto compoterebbe una produzione più che tripla rispetto all’attuale. La fonderia che potrebbe lavorare 36 mila tonnellate all’anno sta suscitando preoccupazioni malgrado la Sapa abbia spiegato che rispetto all’impianto in funzione ci sarà un notevole abbattimento degli inquinanti. Della cosa si sta occupando anche Carlo D’Alberto, un feltrino che da anni opera nel settore dell’industria, e che ha visionato la documentazione che Sapa ha depositato in Comune relativamente al nuovo impianto. L’ingegner D’Alberto è convinto che la nuova fonderia non possa essere realizzata a Feltre per mille motivi e vista la mancanza di riscontri da parte delle istituzioni è intenzionato, una volta superato il clima elettorale, a dare vista ad un comitato popolare per avviare una raccolta di firme, coinvolgendo anche il Wwf. «Si discute di come attenuare l’impatto sulla città dell’Altanon», spiega Carlo D’Alberto, «e non si guarda a una fonderia che avrà ripercussioni non solo a livello di impatto visivo a causa dei tre camini altissimi, ma anche per ciò che riguarda la salute dei feltrini. Basti pensare che per fare funzionare una fonderia come quella che la Sappa ha in programma di installare a Feltre servono cinque milioni di metri cubi di gas metano, più o meno la stessa quantità consumata da tutte le utenze private della città. E tutto questo a ridosso del centro». Sapa ha già portato all’interno dello stabilimento i forni di preriscaldamento. L’azienda parla di fonderia realizzata con la migliore tecnologia possibile. D’Alberto guarda comunque con preoccupazione all’ipotesi di un impianto che funzioni a ciclo continuo per tutto l’anno: «Finora la Sapa di Feltre ha fuso solo gli scarti della propria lavorazione produzione, mentre con il nuovo impianto dovrà reperirne sul mercato per raggiungere il potenziale di 36.0000 tonnellate. La qualità di questo materiale sarà sicura? E poi rifornire una fonderia di queste dimensioni significa avere dai dieci ai quindici Tir al giorno in più che varcano la soglia dello stabilimento con un aggravio del traffico pesante. Nessuna relazione ne fa cenno». Secondo Carlo D’Alberto serve creare un movimento di cittadini che possa opporsi a questo disergno: «A Bolzano hanno bocciato l’idea della fonderia, a Fonzaso è stato stoppato il progetto della Forgialluminio, Longarone si è opposta alla Metalba. Non vorrei che proprio Feltre, che ha già tanti problemi a causa dello scarso ricambio d’aria desse il via libera. Oltre alla qualità va considerata anche la quantità di fumi che ristagnerebbero nella conca. Infine ricordo che l’Area Sapa dovrebbe essere destinata ad uso tecnologico e al terziario avanziato. Con la fonderia si farebbero molti passi indietro». D’Alberto è determinato ad andare avanti e a dare vita a un comitato: «Le istituzioni tentennano. A questo punto occorre muoversi prima che sia tardi. Servirà costituire un comitato dal quale la politica deve restare fuori. L’intenzione è di coinvolgere il Wwf. Poi partirà subito una raccolta di firme. Non credo che pochi posti di lavoro in più giustifichino un impianto di questo genere».
ED INOLTRE:
- ARTICOLO SUL CORRIERE DELLE ALPI DELLA PROPOSTA AVANZATA DAL COMITATO "PRA' GRAS" (leggi articolo)
ECCO I RISULTATI DELLE ELEZIONI A FONZASO: (vedi risultati)

sabato 6 giugno 2009

PROPOSTA di TAVOLO di CONFRONTO AGRICOLO

Mai, come in quest’ultimo periodo si sente parlare di “agricoltura sostenibile”, di “rivoluzione verde”, di eco compatibilità, di Km. Zero e varietà locali.. Un qualcosa che ha “contagiato” un po’ tutti (o quasi) dall’affascinante Signora Obama a tantissimi cittadini, ai vari candidati a Sindaco o Presidente di Provincia.
La cosa fa indubbiamente piacere a chi da anni porta avanti queste istanze, crede che un agricoltura industrial-intensiva sia devastante per salute, ambiente e paesaggio e che sia di fondamentale importanza rivedere un sistema di “sviluppo” basato su consumo del territorio e sullo sfruttamento di beni essenziali e di diritti.
E’ però indispensabile che tutto ciò, non resti una “serie di parole”, un affascinante “spot” (magari elettorale) ma che sia riempito di contenuti.. di sostanza.
Crediamo sia del tutto evidente che un vigneto ottenuto sbancando centinaia di metri cubi di terreno (e magari portando in esso altri metri cubi di materiale di dubbia natura), anche se in esso vi piantiamo varietà autoctone (poi irrorate con decina di trattamenti chimici all’anno) non sia ciò che auspichiamo
Pensiamo invece che sia indispensabile creare le condizioni affinché l’agricoltura e il vivere la terra, con la terra sia “altro”. Una serie di azioni.. un qualcosa che non è delegato ai soli imprenditori agricoli, ma che coinvolga anche autoproduttori, coltivatori part-time, hobbisti.. un qualcosa che sia ben lontano da un “agricoltura industrial-intensiva” , che sia rispettosa di ambiente, territorio e salute. Un qualcosa che dia garanzie chiare e assolute per gli acquirenti ma che al contempo alleggerisca coloro che operano in agricoltura da “scartoffie” e “appesantimenti burocratici”. Un qualcosa che fornisca assistenza tecnica adeguata e crei le giuste sinergia con altri ambiti, in primis il turismo.(ma pensiamo anche ai legami giù realizzati in provincia tra piccoli produttori e Gruppi di Acquisto Solidale) Un qualcosa che sia da stimolo, che diffonda la consapevolezza che il territorio che ci ospita non è né “sottosviluppato” (basti citare l’enorme ricchezza in biodiversità) né ha bisogno di importare “modelli di sviluppo” che hanno già fallito, provocando devastazione altrove
Un “qualcosa” che noi non abbiamo ancora ben chiaro. Noi non abbiamo risposte sicure e percorsi predefiniti.
Crediamo però che sia indispensabile muoverci, prima che questo territorio montano e pedemontano non sia devastato dai soliti predoni, da progetti altamente impattanti che portano grossi guadagni a poche persone (le solite, ben finanziate e con le conoscenze giuste) e un impoverimento per tutti
Crediamo sia importante aprire spazi e momenti di dialogo, confronto e costruzione condivisa, mettendo attorno a un tavolo sensibilità, esperienze, strategie e idee tese a un progetto comune.(senza preclusione alcuna)
Iniziando a parlare di “distretto del biologico”, di “distretto agricolo” e di tanto altro ancora Urgente il proporre disciplinati (da far adottare a comuni o a province) che limitano la pericolosissima deriva dei pesticidi a tutela di ambiente e salute
E’ per questo motivo che lanciamo una idea alla quale crediamo molto: TROVIAMOCI E INIZIAMO A COSTRUIRE ASSIEME.
Pensiamo a una tavola rotonda da tenersi da qui a un mese per iniziare a condividere e proporre insieme Uno spazio (aperto a tutti) che sia momento di sintesi e proposta, uno stimolo forte a cittadini ed amministratori. E chissà mai che qualche “amministrazione Comunale illuminata e sensibile a queste tematiche non si candidi ad ospitare l’evento (per il quale hanno già dato la loro disponibilità di massima illustri tecnici ed esperti)

giovedì 4 giugno 2009

A PROPOSITO..DI AREE INDUSTRIALI E INQUINAMENTO

DAL CORRIERE DELLE ALPI del 3GUGNO 2008
Altrementi: «Silenzio assoluto sulle polveri sottili industriali»
Quasi 50 tonnellate all’anno di polveri sottili finiscono nell’aria della Valbelluna ogni anno. A produrle non sono di certo le stufe a legna, ma le 11 industrie più inquinanti della provincia esistenti tra Alano a Longarone, tra Trichiana a Ponte nelle Alpi. Le altre 110 aziende emettono altre 12 tonnellate all’anno. Lo dicono i dati incrociati di Arpav e Provincia, purtroppo vecchi di tre anni visto che il report sulle emissioni viene aggiornato ogni tanto, senza una scadenza precisa e il prossimo è atteso tra qualche settimana. Moreno Barbieri, portavoce provinciale dei Verdi e sostenitore di Altrementi, denuncia il silenzio imperante attorno a questa tematica che con l’ambiente c’entra di striscio, visto che il problema riguarda la salute pubblica di tutti e le statistiche sull’incidenza dei tumori da noi non è rassicurante. «Qualche mese fa è scoppiato l’allarme per la mezza tonnellata di polveri sottili emesse da Sapa a Feltre», spiega Barbieri, «ma ora si scopre che fino a poco fa era un’intera tonnellata». Fino a tre anni fa le industrie meccaniche di Alano producevano 15,1 t, (adesso ci sono i nuovi filtri ad acqua), l’Ideal Standard di Trichiana era seconda in classifica con 11,2 t. Staccati gli altri: la Maricell di Longarone 3,9 come l’Unicem di Ponte; 3,7 t la Luxottica di Sedico; 3,4 t la Metalba di Fortogna e forse questo è uno dei pochi casi che ha peggiorato la situazione, visto che nel frattempo ha aggiunto un forno più capiente. «Questi dati devono far riflettere», prosegue Barbieri, «ed essere parte della discussione politica. Invece c’è il silenzio e sono tutti pronti a peggiorare la situazione costruendo un’autostrada. Eppure ci sono leggi, diritti e controlli che andrebbero fatti». Sul tema interviene anche Renato Vignato, candidato di Rifondazione Comunisti italiani: «Sono dati vecchi, ma preoccupano e bisogna approfondire e smettere di fare “studi tossici” che accusano le stufe a legna». (i.a.)
QUALI SONO LE AZIENDE CHE "EMETTONO" PIù POLVERI IN PROVINCIA DI BELLUNO (dati 2005/06)
INDUSTRIE MECCANICHE DI ALANO (Alano di Piave) 15,100 (t/anno)
IDEAL STANDARD (Trichiana) 11,225 (t/anno)
MARICELL (Longarone) 3,961 (t/anno)
BUZZI UNICEM (Ponte nelle Alpi) 3,912 (t/anno)
LUXOTTICA (Sedico) 3,707 (t/anno)
METALBA (Longarone) 3,410 (t/anno)
WIENERBERGER BRUNORI (Feltre) 1,940 (t/anno)
COSTAN (Limana) 1,661 (t/anno)
CEB (Castellavazzo) 1,159 (t/anno)
MECCANICA FELTRINA (ex ICS) (Feltre) 1,071 (t/anno)
ALCOA (Feltre) 1,065 (t/anno)
SEST (Limana) 0,922 (t/anno)
ELETTROMECCANICA (Mel) 0,919 (t/anno)
APOGEO (Mel) 0,698 (t/anno)
VENETACUCINE (Castellavazzo) 0,522 (t/anno)
MEC.FE (Fonzaso) 0,501 (t/anno)
..... ecc...

DAGLI AMICI DELL'OSSERVATORIO GRIGNO TEZZE CI GIUNGONO QUESTO FOTO DELLA ZONA INDUSTRIALE DI QUEL COMUNE DELLA VALSUGANA


Le nuove foto di Massimo Boso, presidente dell'Osservatorio Grigno Tezze, scattate dal sentiero "la corda". Questo è il panorama che si può "gustare" dall'alto. Una ulteriore testimonianza che rafforza il nostro appello a controllare gli insediamenti industriali presenti nella zona industriale di Grigno. Poichè l'impatto visivo è già irrimediabilmente compromesso, puntiamo perlomeno a salvaguardare l'aria che respiriamo e i terreni sui quali sorgono le nostre case!(vedi blog dell' osservatorio Grigno Tezze)

mercoledì 3 giugno 2009

ALLARME OZONO !!!!


Le alte temperature registrate la settimana scorsa hanno provocato un netto superamento del limite massimo previsto dalla legge
IL CALDO RECORD"RIACCENDE" L'ALLARME OZONO
I dati dell’Arpav evidenziano ancora una volta la vulnerabilità dell’aria in tutto il Feltrino
(gazzettino del 3 giugno)
Ozono oltre i limiti. Finito almeno per il momento l’allarme polveri sottili, si ripresenta come ogni estate l’aumento di altri inquinanti che possono danneggiare la salute. L’ondata di caldo di fine maggio ha causato l’aumento dei livelli d’ozono presenti nell’aria feltrina, come registrato dai dati Arpav rilevati la scorsa settimana dalla centralina di via Colombo a Feltre. Nelle giornate di lunedì 25 maggio e martedì 26 ci sono state sette ore di superamento dei 180 microgrammi per metro cubo di ozono, limite massimo stabilito dalla legge. Il superamento di questa soglia determina l’obbligo di informazione alla popolazione. Nella giornata di martedì è stato raggiunto il valore massimo orario di 210 microgrammi per metro cubo, lunedì invece si sono registrati 203 microgrammi.
COSA PROVOCA L'OZONO?
L’ozono sembra essere la chiave dell’aumento delle morti per cause cardiovascolari durante le ondate di calore (Occup. Environ Med 2007). Ai fini della protezione della salute umana, secondo l’Unione Europea, i limiti dei livelli massimi di ozono, calcolati nella media di otto ore, non devono superare i 120 mg /m3. L’ozono si forma dalla ossidazione di composti organici volatili (VOCs) in presenza di NOx e dei raggi solari. I VOCs rappresentano il combustibile mentre gli NOx agiscono come una sorta di catalizzatori della reazione di ossidazione poiché non diminuiscono durante la reazione chimica che porta alla formazione di ozono.
La fotochimica dell’ozono è un processo complesso e fortemente non lineare (European Commission - Ozone Position Paper).
L’esposizione all’ozono, un inquinante secondario, provoca: respiro rapido e superficiale, irritazione delle vie respiratorie, tosse, spasmo bronchiale, riduzione della funzionalità polmonare, riacutizzazione dell’asma, riduzione della capacità del sistema immunitario nel combattere le infezioni batteriche, riduzione della performance atletica, congiuntivite, nascite premature, neonati di basso peso, possibile morte improvvisa del lattante, malformazioni congenite, riduzione dello sviluppo polmonare, possibili “modificazioni” a livello del cervello che renderebbero in qualche modo più sensibile l’organismo all’azione degli inquinanti (U.S. EPA. Air quality criteria for ozone and related photochemical oxidants; 600/P-93/004aF). (leggi tutto l'articolo)
Legambiente non ci sta e chiede provve¬dimenti concreti per «salvare i polmoni dei veneti». «Chiediamo a Regione, Pro¬vincia e Comune – ha detto il presidente regionale Mi¬chele Bertucco - come pensano di poter conciliare la salute dei citta¬dini con i progetti di nuove auto¬strade, tunnel e tangenziali, di fronte a questi livelli d’inquina¬mento. Non è certamente possibi¬le affidarsi alla clemenza del me¬teo». Sappiamo che questa situazione durerà per tutta l’ estate, pertanto sempre più intensi devono divenire gli sforzi per ridurre l’ inquinamento atmosferico e per evitare di dare il via libera a insediamenti industriali che invece lo incrementano.