sabato 31 dicembre 2011

UN BEL AUGURIO CHE VIENE DAL GRUPPO COLTIVARE CONDIVIDENDO...


Un augurio a tutte e tutti di un delizioso 2012
Un anno nel quale cercheremo di costruiremo, concretizzare, continuare.. una serie di iniziative e momenti a favore di un agricoltura sana, eco compatibile, eco sostenibile priva di chimica di sintesi.. basata su biodiversità biologico filiera corta, rapporto fiduciario tra chi produce e chi acquista
Un agricoltura che si intreccia e interseca con il turismo sostenibile.. in cui hanno un ruolo importante le auto produzioni e lo scambio di conoscenze, saperi, esperienze, pratiche.. relazioni
Un agricoltura rispettosa di ambiente salute paesaggio e territorio

Speriamo che in molti decidano di condividere con noi questo cammino .. con proposte.. idee.. "utopie concrete"..
Un cammino che è tutt'altro che precostituito e predeterminato ma che è fondamentale costruirlo assieme...
.. BUON 2012...

per VISITARE IL BLOG DEL GRUPPO COLTIVARE CONDIVIDENDO CLICCARE QUI


..E QUALCUNO CONTINUA A RITENERE IL TRENTINO UN ESEMPIO...

da L'ADIGE ON LINE..


Discarica di Villa Agnedo:

la video-denuncia

Immersa nel verde, collocata fra tre corsi d'acqua (il Brenta, il Maso e il Chiepena), una pista ciclabile che le corre accanto. Se non ci fosse la scritta all'esterno, sul cancello d'entrata, nessuno potrebbe immaginare che quella della Barricata, nel Comune di Villa Agnedo (Valsugana) è una discarica per rifiuti industriali (autorizzata e oggi chiusa) . Quando le condizioni meteo peggiorano, chi si occupa di ambiente pensa anche ai possibili effetti che pioggia e neve possono avere su quel deposito. Il pericolo di contaminazione è reale. Ecco la video-denuncia (raccolta lo scorso agosto) del dottor Marco Rigo (Medici per l'ambiente), che segue l'esposto alla Procura della Repubblica di Trento.


Tutto nasce da varie segnalazioni che alcuni cacciatori avevano fatto al dottor Rigo, in prima linea nell'associazione di camici bianchi, che si occupa di inquinamento e di danni alla salute. L'esposto porta la sua firma. Il fascicolo è datato: è stato aperto nella primavera del 2010. «È passato ormai un anno, ma finora non se ne è parlato» ha dichiarato nell'agosto scorso Rigo, affiancato da Piergiorgio Iobstraibizer, professore di geochimica a Padova.

«Quella discarica, che al momento della chiusura poteva contenere circa 80 mila metri cubi di materiale (nel video si parla di 18 mila metri ma si tratta di un errore) - spiega - è stata chiusa recentemente, quando è stata aperta l'inchiesta della Procura sull'ex Cava Zaccon». Rigo ha raccolto testimonianze dirette di persone che segnalavano l'arrivo di camion nella discarica (classificata come industriale di tipo B). I pesanti mezzi erano stati visti alle 3 del mattino: i testimoni parlano di quantità notevoli di materiale, di di colore chiaro, scaricati nell'area e poi ricoperti.
L'estate scorsa era stato fatto notare che l'erba che cresce sopra la discarica per rifiuti industriali l'area viene regolarmente tagliata e conferita alle stalle degli allevamenti locali. Rigo ha sottolineato il fatto che il deposito contiene sostanze «depositate anche in tempi recenti».

Visto quanto emerso negli scorsi mesi dalle indagini dei Forestali del Nipaf di Vicenza (l'ormai nota inchiesta Tridentum, coordinata dalla Procura di Trento), tutta la zona della Valsugana è «oggetto di attenzione». Dei possibili nuovi casi di inquinamento si erano interessati anche gli agenti forestali della Provincia. Sui presunti pericoli derivanti dalla discarica Barricata, in agosto l'Adige aveva interpellato l'ex sindaco di Villa Agnedo Armando Floriani. «Quella discarica è chiusa» aveva risposto. Ma quali sono gli accorgimenti adottati per evitare il dilavamento delle sostanze depositate? «Guardi che tutto è perfetto. Là ci si può anche mangiare. Io ci pianto le patate». C'è l'impermeabilizzante? «Sì, c'è anche l'impermeabilizzante. E comunque c'era il controllo della Provincia. È tutto a posto».

mercoledì 21 dicembre 2011

L'immagine è la solita..e vede un uomo seduto alle pendici di uno dei monti che cinge la Vallata Feltrina. Osserva preoccupato quella coltre di “panna” che quasi tutte le mattine di autunno e inverno copre il fondovalle. La famigerata “cappa” che, a causa dell’inversione termica, trattiene al suolo polveri e inquinanti..
“lì sotto si respira veleno..” direbbe qualcuno

E la realtà non è molto diversa da questa immagine che citiamo spesso.. “li sotto si respira veleno”..

Siamo molto preoccupati da questa situazione, soprattutto in un anno che ha visto poca pioggia e poco vento.. uniche salvezze per i nostri polmoni

Siamo preoccupati non solo dai continui sforamenti (ben oltre i limiti di legge consentiti) delle famigerate pm 10 e del benzo(a)pirene, del paventato rischio di chiusura della sede Arpav di Feltre (occhio non vede..rileva… cuore non duole??) ma anche della totale apatia degli amministratori verso questo grande rischio che sta correndo la popolazione feltrina.

Ci sono vagonate di documenti, ricerche, analisi che ci informano della pericolosità dell’esposizione alle polveri sottili e sottilissime, soprattutto per i bambini.
Documenti dell’ Organizzazione mondiale della sanità (ma anche altri, più mirati, di istituti di ricerca nazionali) hanno evidenziato che PM10 e altre molecole derivanti dalla combustione sono i maggiori responsabili dell’incremento progressivo di tumori infantili (in Italia il tasso europeo più alto: 175 casi all’ anno per milione di abitanti). Come ha ricordato pochi giorni fa il presidente della Commissione ambiente dell’ ordine nazionale dei biologi, “nel bambino sono immaturi, e quindi inefficienti, i meccanismi di disintossicazione e la barriera tra sangue e cervello. I suoi tessuti, in rapida crescita, sono più esposti a danni del Dna che portano a malformazioni e tumori. Il suo carico di inquinanti, però, è pari a quello dell’ adulto”.

Ma di documenti potremmo citarne a bizzeffe, ormai è acclarato il legame “inquinamento e tumori”, soprattutto per quelle patologia (diffusissime nella nostra provincia) che colpiscono polmoni e prime vie respiratorie.

Dinnanzi a tutto ciò troviamo sconcertante che alcuni Sindaci ed Amministratori (che ricordiamo sono i massimi responsabili della salute di noi cittadini) non solo non propongano o fanno nulla dinnanzi a una situazione tanto drammatica, ma addirittura auspicano, sperano che vi sia l’ampliamento o l’insediamento di qualche nuova fonderia, di un’industria pesante o magari di un inceneritore..

Purtroppo in un periodo in cui si vogliono semplificare iter autorizzativi, si smantellano enti di controllo, si riducono le verifiche, in cui manca la funzione di coordinamento e organizzazione della Provincia, la nostra salute.. il nostro territorio è in mano ai Sindaci.. Certo se guardiamo a come è stata gestita e condotta dai nostri Sindaci la questione BIM GSP..o i vari iter autorizzativi per centrali e centraline idroelettriche c’è poco da stare allegri. (Ci sono delle straordinarie eccellenze anche tra i nostri amministratori, ma son delle “mosche bianche”)

Purtroppo, troppo spesso, i nostri Sindaci tendono a voler fare cassa, non valutando appieno l’impatto che questo o quel progetto avrà sulla salute dei cittadini, su territorio e sul paesaggio. Si sbandierano ipotetici posti di lavoro (non valutando tra l’altro che lavoro e per quanto ci sarà quell’ipotetico lavoro)
Dinnanzi ad atteggiamenti di questo tipo, a una sempre minor trasparenza e partecipazione nelle decisioni (decidono in pochi chiusi in una stanza), a un atteggiamento di chiusura al confronto e alla condivisione l’unica vera soluzione forse rimane l’agire da parte dei cittadini

Noi, nel nostro piccolo abbiamo cercato di costruire questa rete dal basso, legandola non solo al nostro territorio e ai nostri concittadini ma anche, interagendo con altri gruppi di cittadini in Valsugana, nel trevigiano, nel vicentino. Una rete indispensabile per condividere conoscenze, esperienze, pratiche, progettualità
Grazie a questa rete siamo riusciti a informare, sensibilizzare, a realizzare analisi, ad avere consulenze e perizie che abbiamo messo a disposizione di tutti nella massima trasparenza.
A tutt’oggi siamo in contatto con un buon numero di tecnici, laboratori ed esperti che ci supportano nel nostro agire. Indispensabile il loro aiuto per la costruzione di un analisi completa del territorio per avere il cosiddetto “fondo”. Un quadro completo della situazione attuale (pre-insediamento industriale) utile per valutare poi il vero e reale impatto che una fonderia, un’ industria pesante avrà sul nostro territorio (e poter agire di conseguenza)

A questa azione di “tutela” abbiamo affiancato anche una serie di iniziative molto propositive e costruttive che hanno dimostrato che ci sono altre strade possibili, alternative alle industrie impattanti. A costo zero per la comunità abbiamo proposto e costruito momenti e progetti legati all’agricoltura sostenibile. E’ grazie anche a noi se oggi il “fagiolo bonel di Fonzaso” è un prodotto agroalimentare tradizionale riconosciuto dalla Regione Veneto (nonostante il disinteresse dell’Amministrazione Comunale di Fonzaso), se decine di famiglie bellunesi hanno potuto aderire al Gruppo di Acquisto Solidale Fotovoltaico e installare impianti di qualità a costi più bassi, se il nostro territorio è stato inserito in vari itinerari di turismo sostenibile, se sta suscitando sempre più interesse il visitare la nostra Terra, acquistando o assaporando prodotti tipici e biologici.. ecc..ecc… (ma potremmo anche parlare di Albergo Diffuso, di G.A.S., di bioedilizia, di mobilità alternativa, di ciclo dei rifiuti, di socialità, di gestione dell’acqua e dei fiumi, di partecipazione, di artigianato…)

Tutto ciò è utile, importante anche per stimolare la partecipazione e la presa di consapevolezza nostra e di chi abita questo territorio, ma è comunque indispensabile che vi sia un atteggiamento diverso, meno chiuso, più aperto e meno finalizzato all’immediato da parte dei Sindaci. Devono essere consapevoli che le loro scelte hanno e avranno delle ricadute molto importanti sul territorio.
Svenderlo per il profitto di pochi, deturparlo per sempre, mettere a repentaglio la salute di noi tutti è una grave responsabilità che loro si assumono con scelte che possono risultare avventate.

Noi comunque ci saremo.. mai rassegnati a dover subire scelte calate dall’alto o cedere al ricatto occupazionale, convinti che la tutela della salute, del territorio e del paesaggio sono fondamentali e prioritari.. che ci sono e si possono costruire (e lo abbiamo dimostrato) valide e concrete alternative.. specialmente in momenti di difficoltà come stiamo, purtroppo, attualmente vivendo.

mercoledì 14 dicembre 2011

SOLO LA PIOGGIA CI CONSENTE DI RESPIRARE...

COME OGNI ANNO.. LA STAGIONE FREDDA E' SINONIMO DI ARIA MALSANA..
UNICO MOMENTO IN CUI I PICCHI DI POLVERI SOTTILI SI ABBASSANO E' QUANDO PIOVE..
LO ABBIAMO SCRITTO PIÙ VOLTE.. E' STATO A PIÙ RIPRESE TESTIMONIATO E DOCUMENTATO.. NELLA NOSTRA VALLE L'INVERSIONE TERMICA SCHIACCIA E BLOCCA AL SUOLO L'INQUINAMENTO..

BASTA ANDARE, LA MATTINA, SU QUALSIASI MONTE E GUARDARE ALLA VALLE ..
SEMBRA RIEMPITA CON PANNA MONTATA.. PURTROPPO LA' SOTTO A QUELLA COLTRE.. SI RESPIRANO SOSTANZA INQUINANTI VELENOSE..

E QUALCUNO VORREBBE INSEDIARCI INDUSTRIE PESANTI.. INCENERITORI..FONDERIE..
E CHI PIU' NE HA PIU' NE METTA

NOI OVIAMENTE DICIAMO UN SECCO NO A TALI FONTI INQUINANTI E RIBADIAMO CON FORZA CHE CHI VUOLE CIO' SI ASSUME UNA BELLA RESPONSABILITA' (E MAI POTRA' DIRE CHE NON SAPEVA E NON PENSAVA) ..UNA RESPONSABILITA' LEGATA ALLA SALUTE DI NOI CITTADINI...

..MEDITATE AMMINISTRATORI MEDITATE....

giovedì 1 dicembre 2011

17 dicembre MANIFETAZIONE a BELLUNO


Il 12 e 13 giugno la maggioranza del popolo italiano ha votato contro la privatizzazione dell’acqua. Un evento storico attraverso il quale si è affermato un nuovo protagonismo decisionale da parte dei cittadini. Un vasto movimento democratico, consapevole e partecipativo che ha saputo contaminare l’intero paese, costruire coesione sociale e una nuova cultura in difesa dei beni comuni. Un risultato straordinario, che va ora concretizzato, territorio per
territorio, perché lo sfruttamento insostenibile dell’acqua è già in atto, ha radici storiche e riguarda il suo intero ciclo vitale. La provincia di Belluno è esempio emblematico di ciò, caratterizzata com’è da un bacino idrografico che in sessant’anni è stato quasi totalmente artificializzato. Il 90 per cento delle acque della Piave e dei suoi maggiori affluenti sono attualmente sfruttate in decine di impianti di produzione, costrette in centinaia di prese,
bacini artificiali, sbarramenti, deviate in canalizzazioni e in una rete di tubature per oltre 200 km, che ne hanno, di fatto, sancito la loro sostanziale privatizzazione. Enormi volumi di acqua che vengono quotidianamente utilizzati in assenza di rigorosi controlli e di adeguati strumenti di pianificazione, da soggetti d' impresa, incuranti delle sostenibilità ambientali e insensibili ai
diritti sociali ed economici delle comunità locali. Sul quel 10 per cento di acqua rimasta ancora libera di scorrere nei propri alvei naturali in questi ultimi tempi sono state presentate ben 127 richieste per nuove concessioni idroelettriche che andranno ad incidere su 70 corpi idrici di queste montagne.
La più significativa riguarda la realizzazione di una nuova mega centrale idroelettrica, (Camolino-Busche), voluta da Enel e En&En, che prevede la costruzione di una condotta forzata di 11 Km con un diametro di circa 5 metri e che attraverserà quattro diversi comuni. Si vuole imporre questa “grande opera”, nonostante che le cittadinanze si siano già espresse con forza contro la realizzazione del progetto, attraverso partecipate assemblee pubbliche e
finanche un referendum consultivo tenutosi in uno dei comuni interessati.
Fermare questa imposizione significa quindi, riaffermare quel principio per cui sull’acqua e sui beni comuni devono essere i cittadini a poter scegliere tra la difesa degli interessi generali e le logiche del profitto privato. Un principio che ci parla di democrazia, di autogoverno dei territori, concetti troppo spesso sbandierati ideologicamente anche dagli stessi politici locali, ma che poi, sulle questioni concrete, vengono abbandonati in favore delle “ragioni”
dei solidi poteri economici forti ed in cambio di misere contropartite.
Noi, invece, vogliamo ripartire dalla dignità delle nostre popolazioni e dal nostro profondo legame con questi territori ed intendiamo riempire di contenuti e proposte gestionali parole e formule altrimenti vuote quali “patrimonio mondiale dell’umanità”, o “siti di importanza comunitaria”.
Difendere e rinaturare i nostri fiumi vuol dire allora conservare le nostre arterie di
vita, i nostri flussi di memoria, mettere in campo importanti politiche di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, migliorare la depurazione, garantire l'alimentazione delle falde, gli utilizzi idropotabili e favorire l'efficienza di quelli irrigui, qualificare e valorizzare paesaggi naturali, quindi interiori delle persone, unici, che sono la vera ricchezza non
delocalizzabile della nostra Provincia. In gioco non ci sono quindi solo gli incentivi drogati dei certificati verdi dell'idroelettrico o le datate e sovradimensionate concessioni dei consorzi irrigui ma l'intero ciclo del bene acqua che vuol dire qualità e sicurezza dell'abitare, ricadute sociali ed economiche possibili per le nostre comunità, in sintesi le visioni di futuro
per questa Provincia.
Un bene comune quindi, che necessita di particolari forme di governo, dalle quali siano escluse le velleità speculative dei privati, ma che allo stesso tempo non si appiattiscano su modelli gestionali del “pubblico lottizzato”, schiacciato dalle logiche dei partiti, come è successo per Bim
Gsp, la società che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Belluno. “Un mostro” che ha accumulato decine di milioni di euro di debiti, caratterizzato da una gestione e da un controllo societari inadeguati, poco trasparenti, sordi alle istanze che in questi anni abbiamo sollevato.
Andare oltre questo modello non solo è necessario ma è oggi possibile attraverso una
gestione partecipata e condivisa che in questi anni abbiamo cominciato a prefigurare con mobilitazioni, referendum, raccolte firme, incontri pubblici, proposte di legge, sollecitazioni agli Enti Locali. Anche se molto è già stato fatto, siamo solo all’inizio, perché un nuovo “governo dell’acqua” è tutto da costruire e soprattutto da conquistare perché, ne siamo consapevoli, nessuno ci regalerà nulla.

Per questo abbiamo voluto convocare per sabato 17 dicembre una maniFESTAzione a Belluno, una giornata di festa popolare, di unità, di consapevolezza per ribadire che queste non sono terre di conquista, che l’acqua non è una merce ma un bene comune, che dai referendum indietro non si torna, che tra la borsa e la vita noi scegliamo la vita.

PER INFO E ADESIONI:
acqua.belluno@libero.it
www.acquabenecomunebelluno.it