sabato 31 dicembre 2011

UN BEL AUGURIO CHE VIENE DAL GRUPPO COLTIVARE CONDIVIDENDO...


Un augurio a tutte e tutti di un delizioso 2012
Un anno nel quale cercheremo di costruiremo, concretizzare, continuare.. una serie di iniziative e momenti a favore di un agricoltura sana, eco compatibile, eco sostenibile priva di chimica di sintesi.. basata su biodiversità biologico filiera corta, rapporto fiduciario tra chi produce e chi acquista
Un agricoltura che si intreccia e interseca con il turismo sostenibile.. in cui hanno un ruolo importante le auto produzioni e lo scambio di conoscenze, saperi, esperienze, pratiche.. relazioni
Un agricoltura rispettosa di ambiente salute paesaggio e territorio

Speriamo che in molti decidano di condividere con noi questo cammino .. con proposte.. idee.. "utopie concrete"..
Un cammino che è tutt'altro che precostituito e predeterminato ma che è fondamentale costruirlo assieme...
.. BUON 2012...

per VISITARE IL BLOG DEL GRUPPO COLTIVARE CONDIVIDENDO CLICCARE QUI


..E QUALCUNO CONTINUA A RITENERE IL TRENTINO UN ESEMPIO...

da L'ADIGE ON LINE..


Discarica di Villa Agnedo:

la video-denuncia

Immersa nel verde, collocata fra tre corsi d'acqua (il Brenta, il Maso e il Chiepena), una pista ciclabile che le corre accanto. Se non ci fosse la scritta all'esterno, sul cancello d'entrata, nessuno potrebbe immaginare che quella della Barricata, nel Comune di Villa Agnedo (Valsugana) è una discarica per rifiuti industriali (autorizzata e oggi chiusa) . Quando le condizioni meteo peggiorano, chi si occupa di ambiente pensa anche ai possibili effetti che pioggia e neve possono avere su quel deposito. Il pericolo di contaminazione è reale. Ecco la video-denuncia (raccolta lo scorso agosto) del dottor Marco Rigo (Medici per l'ambiente), che segue l'esposto alla Procura della Repubblica di Trento.


Tutto nasce da varie segnalazioni che alcuni cacciatori avevano fatto al dottor Rigo, in prima linea nell'associazione di camici bianchi, che si occupa di inquinamento e di danni alla salute. L'esposto porta la sua firma. Il fascicolo è datato: è stato aperto nella primavera del 2010. «È passato ormai un anno, ma finora non se ne è parlato» ha dichiarato nell'agosto scorso Rigo, affiancato da Piergiorgio Iobstraibizer, professore di geochimica a Padova.

«Quella discarica, che al momento della chiusura poteva contenere circa 80 mila metri cubi di materiale (nel video si parla di 18 mila metri ma si tratta di un errore) - spiega - è stata chiusa recentemente, quando è stata aperta l'inchiesta della Procura sull'ex Cava Zaccon». Rigo ha raccolto testimonianze dirette di persone che segnalavano l'arrivo di camion nella discarica (classificata come industriale di tipo B). I pesanti mezzi erano stati visti alle 3 del mattino: i testimoni parlano di quantità notevoli di materiale, di di colore chiaro, scaricati nell'area e poi ricoperti.
L'estate scorsa era stato fatto notare che l'erba che cresce sopra la discarica per rifiuti industriali l'area viene regolarmente tagliata e conferita alle stalle degli allevamenti locali. Rigo ha sottolineato il fatto che il deposito contiene sostanze «depositate anche in tempi recenti».

Visto quanto emerso negli scorsi mesi dalle indagini dei Forestali del Nipaf di Vicenza (l'ormai nota inchiesta Tridentum, coordinata dalla Procura di Trento), tutta la zona della Valsugana è «oggetto di attenzione». Dei possibili nuovi casi di inquinamento si erano interessati anche gli agenti forestali della Provincia. Sui presunti pericoli derivanti dalla discarica Barricata, in agosto l'Adige aveva interpellato l'ex sindaco di Villa Agnedo Armando Floriani. «Quella discarica è chiusa» aveva risposto. Ma quali sono gli accorgimenti adottati per evitare il dilavamento delle sostanze depositate? «Guardi che tutto è perfetto. Là ci si può anche mangiare. Io ci pianto le patate». C'è l'impermeabilizzante? «Sì, c'è anche l'impermeabilizzante. E comunque c'era il controllo della Provincia. È tutto a posto».

mercoledì 21 dicembre 2011

L'immagine è la solita..e vede un uomo seduto alle pendici di uno dei monti che cinge la Vallata Feltrina. Osserva preoccupato quella coltre di “panna” che quasi tutte le mattine di autunno e inverno copre il fondovalle. La famigerata “cappa” che, a causa dell’inversione termica, trattiene al suolo polveri e inquinanti..
“lì sotto si respira veleno..” direbbe qualcuno

E la realtà non è molto diversa da questa immagine che citiamo spesso.. “li sotto si respira veleno”..

Siamo molto preoccupati da questa situazione, soprattutto in un anno che ha visto poca pioggia e poco vento.. uniche salvezze per i nostri polmoni

Siamo preoccupati non solo dai continui sforamenti (ben oltre i limiti di legge consentiti) delle famigerate pm 10 e del benzo(a)pirene, del paventato rischio di chiusura della sede Arpav di Feltre (occhio non vede..rileva… cuore non duole??) ma anche della totale apatia degli amministratori verso questo grande rischio che sta correndo la popolazione feltrina.

Ci sono vagonate di documenti, ricerche, analisi che ci informano della pericolosità dell’esposizione alle polveri sottili e sottilissime, soprattutto per i bambini.
Documenti dell’ Organizzazione mondiale della sanità (ma anche altri, più mirati, di istituti di ricerca nazionali) hanno evidenziato che PM10 e altre molecole derivanti dalla combustione sono i maggiori responsabili dell’incremento progressivo di tumori infantili (in Italia il tasso europeo più alto: 175 casi all’ anno per milione di abitanti). Come ha ricordato pochi giorni fa il presidente della Commissione ambiente dell’ ordine nazionale dei biologi, “nel bambino sono immaturi, e quindi inefficienti, i meccanismi di disintossicazione e la barriera tra sangue e cervello. I suoi tessuti, in rapida crescita, sono più esposti a danni del Dna che portano a malformazioni e tumori. Il suo carico di inquinanti, però, è pari a quello dell’ adulto”.

Ma di documenti potremmo citarne a bizzeffe, ormai è acclarato il legame “inquinamento e tumori”, soprattutto per quelle patologia (diffusissime nella nostra provincia) che colpiscono polmoni e prime vie respiratorie.

Dinnanzi a tutto ciò troviamo sconcertante che alcuni Sindaci ed Amministratori (che ricordiamo sono i massimi responsabili della salute di noi cittadini) non solo non propongano o fanno nulla dinnanzi a una situazione tanto drammatica, ma addirittura auspicano, sperano che vi sia l’ampliamento o l’insediamento di qualche nuova fonderia, di un’industria pesante o magari di un inceneritore..

Purtroppo in un periodo in cui si vogliono semplificare iter autorizzativi, si smantellano enti di controllo, si riducono le verifiche, in cui manca la funzione di coordinamento e organizzazione della Provincia, la nostra salute.. il nostro territorio è in mano ai Sindaci.. Certo se guardiamo a come è stata gestita e condotta dai nostri Sindaci la questione BIM GSP..o i vari iter autorizzativi per centrali e centraline idroelettriche c’è poco da stare allegri. (Ci sono delle straordinarie eccellenze anche tra i nostri amministratori, ma son delle “mosche bianche”)

Purtroppo, troppo spesso, i nostri Sindaci tendono a voler fare cassa, non valutando appieno l’impatto che questo o quel progetto avrà sulla salute dei cittadini, su territorio e sul paesaggio. Si sbandierano ipotetici posti di lavoro (non valutando tra l’altro che lavoro e per quanto ci sarà quell’ipotetico lavoro)
Dinnanzi ad atteggiamenti di questo tipo, a una sempre minor trasparenza e partecipazione nelle decisioni (decidono in pochi chiusi in una stanza), a un atteggiamento di chiusura al confronto e alla condivisione l’unica vera soluzione forse rimane l’agire da parte dei cittadini

Noi, nel nostro piccolo abbiamo cercato di costruire questa rete dal basso, legandola non solo al nostro territorio e ai nostri concittadini ma anche, interagendo con altri gruppi di cittadini in Valsugana, nel trevigiano, nel vicentino. Una rete indispensabile per condividere conoscenze, esperienze, pratiche, progettualità
Grazie a questa rete siamo riusciti a informare, sensibilizzare, a realizzare analisi, ad avere consulenze e perizie che abbiamo messo a disposizione di tutti nella massima trasparenza.
A tutt’oggi siamo in contatto con un buon numero di tecnici, laboratori ed esperti che ci supportano nel nostro agire. Indispensabile il loro aiuto per la costruzione di un analisi completa del territorio per avere il cosiddetto “fondo”. Un quadro completo della situazione attuale (pre-insediamento industriale) utile per valutare poi il vero e reale impatto che una fonderia, un’ industria pesante avrà sul nostro territorio (e poter agire di conseguenza)

A questa azione di “tutela” abbiamo affiancato anche una serie di iniziative molto propositive e costruttive che hanno dimostrato che ci sono altre strade possibili, alternative alle industrie impattanti. A costo zero per la comunità abbiamo proposto e costruito momenti e progetti legati all’agricoltura sostenibile. E’ grazie anche a noi se oggi il “fagiolo bonel di Fonzaso” è un prodotto agroalimentare tradizionale riconosciuto dalla Regione Veneto (nonostante il disinteresse dell’Amministrazione Comunale di Fonzaso), se decine di famiglie bellunesi hanno potuto aderire al Gruppo di Acquisto Solidale Fotovoltaico e installare impianti di qualità a costi più bassi, se il nostro territorio è stato inserito in vari itinerari di turismo sostenibile, se sta suscitando sempre più interesse il visitare la nostra Terra, acquistando o assaporando prodotti tipici e biologici.. ecc..ecc… (ma potremmo anche parlare di Albergo Diffuso, di G.A.S., di bioedilizia, di mobilità alternativa, di ciclo dei rifiuti, di socialità, di gestione dell’acqua e dei fiumi, di partecipazione, di artigianato…)

Tutto ciò è utile, importante anche per stimolare la partecipazione e la presa di consapevolezza nostra e di chi abita questo territorio, ma è comunque indispensabile che vi sia un atteggiamento diverso, meno chiuso, più aperto e meno finalizzato all’immediato da parte dei Sindaci. Devono essere consapevoli che le loro scelte hanno e avranno delle ricadute molto importanti sul territorio.
Svenderlo per il profitto di pochi, deturparlo per sempre, mettere a repentaglio la salute di noi tutti è una grave responsabilità che loro si assumono con scelte che possono risultare avventate.

Noi comunque ci saremo.. mai rassegnati a dover subire scelte calate dall’alto o cedere al ricatto occupazionale, convinti che la tutela della salute, del territorio e del paesaggio sono fondamentali e prioritari.. che ci sono e si possono costruire (e lo abbiamo dimostrato) valide e concrete alternative.. specialmente in momenti di difficoltà come stiamo, purtroppo, attualmente vivendo.

mercoledì 14 dicembre 2011

SOLO LA PIOGGIA CI CONSENTE DI RESPIRARE...

COME OGNI ANNO.. LA STAGIONE FREDDA E' SINONIMO DI ARIA MALSANA..
UNICO MOMENTO IN CUI I PICCHI DI POLVERI SOTTILI SI ABBASSANO E' QUANDO PIOVE..
LO ABBIAMO SCRITTO PIÙ VOLTE.. E' STATO A PIÙ RIPRESE TESTIMONIATO E DOCUMENTATO.. NELLA NOSTRA VALLE L'INVERSIONE TERMICA SCHIACCIA E BLOCCA AL SUOLO L'INQUINAMENTO..

BASTA ANDARE, LA MATTINA, SU QUALSIASI MONTE E GUARDARE ALLA VALLE ..
SEMBRA RIEMPITA CON PANNA MONTATA.. PURTROPPO LA' SOTTO A QUELLA COLTRE.. SI RESPIRANO SOSTANZA INQUINANTI VELENOSE..

E QUALCUNO VORREBBE INSEDIARCI INDUSTRIE PESANTI.. INCENERITORI..FONDERIE..
E CHI PIU' NE HA PIU' NE METTA

NOI OVIAMENTE DICIAMO UN SECCO NO A TALI FONTI INQUINANTI E RIBADIAMO CON FORZA CHE CHI VUOLE CIO' SI ASSUME UNA BELLA RESPONSABILITA' (E MAI POTRA' DIRE CHE NON SAPEVA E NON PENSAVA) ..UNA RESPONSABILITA' LEGATA ALLA SALUTE DI NOI CITTADINI...

..MEDITATE AMMINISTRATORI MEDITATE....

giovedì 1 dicembre 2011

17 dicembre MANIFETAZIONE a BELLUNO


Il 12 e 13 giugno la maggioranza del popolo italiano ha votato contro la privatizzazione dell’acqua. Un evento storico attraverso il quale si è affermato un nuovo protagonismo decisionale da parte dei cittadini. Un vasto movimento democratico, consapevole e partecipativo che ha saputo contaminare l’intero paese, costruire coesione sociale e una nuova cultura in difesa dei beni comuni. Un risultato straordinario, che va ora concretizzato, territorio per
territorio, perché lo sfruttamento insostenibile dell’acqua è già in atto, ha radici storiche e riguarda il suo intero ciclo vitale. La provincia di Belluno è esempio emblematico di ciò, caratterizzata com’è da un bacino idrografico che in sessant’anni è stato quasi totalmente artificializzato. Il 90 per cento delle acque della Piave e dei suoi maggiori affluenti sono attualmente sfruttate in decine di impianti di produzione, costrette in centinaia di prese,
bacini artificiali, sbarramenti, deviate in canalizzazioni e in una rete di tubature per oltre 200 km, che ne hanno, di fatto, sancito la loro sostanziale privatizzazione. Enormi volumi di acqua che vengono quotidianamente utilizzati in assenza di rigorosi controlli e di adeguati strumenti di pianificazione, da soggetti d' impresa, incuranti delle sostenibilità ambientali e insensibili ai
diritti sociali ed economici delle comunità locali. Sul quel 10 per cento di acqua rimasta ancora libera di scorrere nei propri alvei naturali in questi ultimi tempi sono state presentate ben 127 richieste per nuove concessioni idroelettriche che andranno ad incidere su 70 corpi idrici di queste montagne.
La più significativa riguarda la realizzazione di una nuova mega centrale idroelettrica, (Camolino-Busche), voluta da Enel e En&En, che prevede la costruzione di una condotta forzata di 11 Km con un diametro di circa 5 metri e che attraverserà quattro diversi comuni. Si vuole imporre questa “grande opera”, nonostante che le cittadinanze si siano già espresse con forza contro la realizzazione del progetto, attraverso partecipate assemblee pubbliche e
finanche un referendum consultivo tenutosi in uno dei comuni interessati.
Fermare questa imposizione significa quindi, riaffermare quel principio per cui sull’acqua e sui beni comuni devono essere i cittadini a poter scegliere tra la difesa degli interessi generali e le logiche del profitto privato. Un principio che ci parla di democrazia, di autogoverno dei territori, concetti troppo spesso sbandierati ideologicamente anche dagli stessi politici locali, ma che poi, sulle questioni concrete, vengono abbandonati in favore delle “ragioni”
dei solidi poteri economici forti ed in cambio di misere contropartite.
Noi, invece, vogliamo ripartire dalla dignità delle nostre popolazioni e dal nostro profondo legame con questi territori ed intendiamo riempire di contenuti e proposte gestionali parole e formule altrimenti vuote quali “patrimonio mondiale dell’umanità”, o “siti di importanza comunitaria”.
Difendere e rinaturare i nostri fiumi vuol dire allora conservare le nostre arterie di
vita, i nostri flussi di memoria, mettere in campo importanti politiche di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, migliorare la depurazione, garantire l'alimentazione delle falde, gli utilizzi idropotabili e favorire l'efficienza di quelli irrigui, qualificare e valorizzare paesaggi naturali, quindi interiori delle persone, unici, che sono la vera ricchezza non
delocalizzabile della nostra Provincia. In gioco non ci sono quindi solo gli incentivi drogati dei certificati verdi dell'idroelettrico o le datate e sovradimensionate concessioni dei consorzi irrigui ma l'intero ciclo del bene acqua che vuol dire qualità e sicurezza dell'abitare, ricadute sociali ed economiche possibili per le nostre comunità, in sintesi le visioni di futuro
per questa Provincia.
Un bene comune quindi, che necessita di particolari forme di governo, dalle quali siano escluse le velleità speculative dei privati, ma che allo stesso tempo non si appiattiscano su modelli gestionali del “pubblico lottizzato”, schiacciato dalle logiche dei partiti, come è successo per Bim
Gsp, la società che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Belluno. “Un mostro” che ha accumulato decine di milioni di euro di debiti, caratterizzato da una gestione e da un controllo societari inadeguati, poco trasparenti, sordi alle istanze che in questi anni abbiamo sollevato.
Andare oltre questo modello non solo è necessario ma è oggi possibile attraverso una
gestione partecipata e condivisa che in questi anni abbiamo cominciato a prefigurare con mobilitazioni, referendum, raccolte firme, incontri pubblici, proposte di legge, sollecitazioni agli Enti Locali. Anche se molto è già stato fatto, siamo solo all’inizio, perché un nuovo “governo dell’acqua” è tutto da costruire e soprattutto da conquistare perché, ne siamo consapevoli, nessuno ci regalerà nulla.

Per questo abbiamo voluto convocare per sabato 17 dicembre una maniFESTAzione a Belluno, una giornata di festa popolare, di unità, di consapevolezza per ribadire che queste non sono terre di conquista, che l’acqua non è una merce ma un bene comune, che dai referendum indietro non si torna, che tra la borsa e la vita noi scegliamo la vita.

PER INFO E ADESIONI:
acqua.belluno@libero.it
www.acquabenecomunebelluno.it

domenica 27 novembre 2011

STANGATA O STANGATINA DAL GSP...????

DOPO IL POLVERONE DEI MESI SCORSI.. LE POLEMICHE SUL BUCO DI MILIONI DI EURO.. E LE DIMISSIONI DEI VERTICI GSP... (IN PRIMIS ROCCON MA ANCHE IL SINDACO DI FONZASO FURLIN)

DOMANI RIUNIONE DEI SINDACI DELL' ATO...

ECCO L'APPELLO DEL COMITATO ACQUA BENE COMUNE:

Domani a villa pat ore 17 assemblea sindaci ATO sui temi gestione bim gsp e tariffe; per chi può vediamo di esserci.
comitato acqua bene comune

ed ecco un bel articolo del corriere delle alpi sulla vicenda
(cliccare qui per visitare la pagina dell'articolo)

Aumenti e austerity per salvare Bim Gsp. Dopo il rinnovo del cda, i sindaci dei 67 Comuni soci sono pronti per un nuovo appuntamento, domani, all’assemblea dell’Ato. All’ordine del giorno ci sono varie delibere a partire dalla famosa “tassa” di 100 euro a utenza, al momento abbandonata e trasformata in deposito cauzionale a carico solo dei contratti stipulati dal primo gennaio 2012. Le nuove utenze domestiche pagheranno 80 euro, quelle non residenziali 120, le altre 100 euro e 300 le grandi utenze, cioè quelle con consumi che superano i 500 metri cubi l’anno. La cauzione va pagata anche in caso di subentro e verrà restituita, con gli interessi, entro 30 giorni dalla cessazione del contratto. Nella delibera che istituisce la cauzione, l’Ato giustifica questo provvedimento non con i forti debiti accumulati da Bim Gsp e con la necessità di fare cassa, ma con il gran numero (non precisato) di clienti morosi.

Contenere i costi operativi di Bim Gsp è uno degli obiettivi obbligati della nuova gestione. Ato e gestore, entro il 20 dicembre, dovranno presentare all’assemblea del controllore un’analisi dei costi aziendali allo scopo di ridurli. Il mandato però è anche quello di valutare la possibilità di internalizzare il più possibile le attività di progettazione e direzione lavori. Con circa 200 dipendenti, dei quali i due terzi impiegati, Bim Gsp dovrebbe essere in grado di fare qualche progetto, almeno i più semplici, abbandonando la pratica seguita in questi otto anni, nei quali ogni elaborato è stato affidato a professionisti esterni. Pare che le consulenze professionali ammontino ad alcuni milioni di euro. L’ordine, d’ora in poi, sarà quello di rendere operativa la struttura tecnica di Bim Gsp, ricorrendo alle consulenze esterne solo per i casi più complessi.

Tornando alle stangate, aumenta il costo degli allacci, che finora venivano in media 365 euro, ma Bim Gsp ha dichiarato che alla società costano 1.173 euro con un deficit annuo di oltre un milione e mezzo. D’ora in poi varrà il criterio della copertura totale.

Lo stesso principio sarà applicato alle utenze extra ambito e, leggendo la delibera, viene da chiedersi per quale motivo i sindaci non ci abbiano pensato prima. L’acquedotto della Valbelluna porta nel trevigiano circa 2,5 milioni di metri cubi l’anno. Non è molto, ma per un motivo misterioso, finora l’acqua è stata venduta a 0,06 euro al metro cubo, a fronte di un costo di 0,17 con un deficit annuo di 275 mila euro, da sempre assorbito dalla tariffa applicata ai bellunesi.

Un altro buon motivo per essere arrabbiati con i sindaci dell’Ato-Bim Gsp, oltre ai 75 milioni di euro (e anche di più) di debiti accumulati in pochi anni senza fare nulla.

Dopo aver discusso del progetto regionale di riorganizzazione degli Ato (senza più le Province), verrà anche affidato mandato al Comitato istituzionale di predisporre un nuovo piano degli investimenti, corredato da relativa copertura finanziaria. Nel frattempo, cioè fino all’approvazione del nuovo piano, qualsiasi opera viene bloccata, perché la delibera del luglio scorso non basta e anzi la criticità finanziaria di Bim Gsp rischia solo di acuirsi. Il comitato avrà un altro mandato: calcolare l’adeguamento tariffario (oltre a quello del 5% già fatto a luglio) per il 2010-2011.


martedì 15 novembre 2011

CHIAMATA A RACCOLTO SI AVVICINA...

CHIAMATA A RACCOLTO..


Una giornata dedicata alla biodiversità, al biologico, alla filiera corta, alla sostenibilità.. a progetti costruiti dal basso.. alle relazioni..

il tutto si svolgerà Sabato 26 novembre presso

l'Istituto Professionale di Stato per l'Agricoltura

di Vellai a Feltre (BL)


Abbiamo chiesto di organizzare questo evento

alla Scuola Agraria per cercare di coinvolgere gli studenti e dar loro una visione diversa da quella dell'agricoltura intensiva e dell'agroindustria


Stiamo infatti organizzando una giornata in cui saranno presenti una serie di realtà e gruppi che credono e costruiscono iniziative all'insegna della sostenibilità, del rispetto e della tutela del paesaggio, del mangiare sano, della conoscenza diretta tra chi produce e chi poi acquista.. della biodiversità


Il 26 novembre (dalle 9 in poi) sarà possibile visitare una serie di mostre di sementi antiche.. di scambiare o ricevere in dono alcune di queste sementi (per stimolare l'auto produzione)

Ma anche:

  • la mostra di frutti locali e antichi (a cura del gruppi “spazi in frutto” di Ponte nelle Alpi)

  • mostra di sementi antiche del Gruppo Coltivare Condividendo

  • mostra sementi antiche di Cantele (Asiago)

  • i banchetti dei Gruppo di Acquisto solidale e del GAS DECRESCITA

  • dell'associazione Dolomiti bio (che raggruppa molte delle aziende biologiche della provincia di Belluno),

  • dei ragazzi della Skasera (e il loro orto comune biologico) e di Arson (che vivono soprattutto coi frutto del loro grande orto biologico)

  • Pubbliche energie (per l efficienza energetica e il fotovoltaico sui tetti e non sui campi),

  • di “Settimo Cielo” auto produttori di oli essenziali ..

  • di “un punto macrobiotico” di Belluno

  • Consorzio del fagiolo Gialet (presidio Slow Food) con disciplinare biologico

    AIAB VENETO

    AVEPROBI

    .... e molti altri......

(chiunque volesse venire a esporre suoi progetti, iniziative, mostre fotografiche, filmati ecc.. ci contatti e gli troveremo posto)


Il tutto si svolgerà al coperto e l'ingresso è ovviamente gratuito


In programma anche uno spazio “chiacchierate”, mostre e video


Alle 17 si terrà un dibattito su “agricoltura, territorio e paesaggio”

con un pensiero ad A. Zanzotto



Chiamata a Raccolto” è un momento di dialogo, di incontro, confronto e condivisione tra tutti coloro che hanno a cuore la propria Terra e credono che il futuro di essa non sia legato a modelli di così detto sviluppo basato su pesticidi, sbancamenti, deturpazione di paesaggio e perdita di biodiversità


C'è un modo diverso che sta germogliando, soprattutto in questa nostra provincia.. un mondo fatto di piccole aziende biologiche, di “salvatori di sementi”, di gruppi di acquisto solidale che incontrano e creano alleanza con aziende ed auto produttori, di progetti di turismo sostenibile e molto molto altro


Chiamata a raccolto” è un momento di incontro per tutte queste sensibilità, di condivisione e contaminazione reciproca..

VI ASPETTIAMO.....


il programma della giornata prevede:


ore 9.00 – apertura banchetti e mostre


la mattinata sarà per lo più dedicata agli studenti dell'agraria ma è comunque aperta a tutti e prevede visita ai diversi stands e alla scuola

(azienda agricola, campi sperimentali, laboratori ecc..)


ore 14: visita guidata alle strutture della scuola


ore 17: convegno sul paesaggio con un pensiero per Andrea Zanzotto


per l'intera giornata sono previsti:


MOSTRA E SCAMBIO SEMENTI ANTICHE

(con donazione per stimolare l' auto produzione)


ASSAGGI di prodotti tipici. Locali e biologici


MUSICA MOSTRE CHIACCHIERATE LIBERE VIDEO

CONDIVISIONE E CONVIVIALITA'



per informazioni e novità

3336889954 (tiziano)

lunedì 7 novembre 2011

GSP.. NON C'È DAVVERO LIMITE AL PEGGIO

PERSONALMENTE SONO PROFONDAMENTE INDIGNATO DA QUESTA SITUAZIONE CHE FA RICADERE SU NOI CITTADINI I MOLTEPLICI ERRORI DELLA GESTIONE GSP
SE NOI BELLUNESI ABBIAMO ANCORA UNA DIGNITA' E' ORA DI MOBILITARCI E DIRE NO A QUESTA INGIUSTIZIA
PERSONALMENTE RITENGO CHE E' VITALE CHE I VERTICI GSP (ROCCON FURLIN ECC..) VADANO SUBITO A CASA CHIEDENDO SCUSA A TUTTI NOI E CHE QUESTO BUCO MILIONARIO VENGA RIPIANATO COI FONDI DEL BIM (CHE DI FONDI NE ELARGISCE A DESTRA E A MANCA CON CRITERI CHE SAREI FELICE DI SAPERE)
tiziano fantinel

ARTICOLO DEL CORRIERE DELLE ALPI PER LEGGERLO CLICCARE QUI

Bim Gsp, pagheranno i cittadini

La proposta scandalo dei sindaci che scaricano le loro responsabilità e inventano una tassa


di Irene Aliprandi

BELLUNO

Una vergogna, la soluzione più scandalosa possibile e che rischia di scatenare una legittima rivoluzione tra i cittadini. Coprire il buco da oltre 75 milioni di euro di Bim Gsp tassando i cittadini, con somme che variano tra gli 80 e 150 euro ad utenza, è l’illuminata conclusione raggiunta dal comitato dei sindaci, che indegnamente sono stati definiti “i 9 saggi”. In quattro mesi di lavoro Mario Manfreda (Lozzo), Roger De Menech (Ponte), Loredana Barattin (Chies), Alberto Graz (Sappada), Ennio Vigne (Santa Giustina), Oscar Troi (Colle Santa Lucia), Renzo Gavaz (Agordo) e i rappresentanti di Belluno (Tiziana Martire) e Feltre hanno prodotto un documento che sgorga ingiustizia da ogni pagina.

Nessuno tra quanti hanno responsabilità della voragine di Bim Gsp pagherà per i suoi errori: non i componenti del cda della società, tutti sindaci o amministratori comunali, non i sindaci che si sono avvicendati nei 67 Comuni soci in questi otto anni, nè i componenti dell’Ato, sempre gli stessi primi cittadini coadiuvati dal presidente della Provincia, Reolon prima e Bottacin poi, l’unico ad aver rotto un muro di silenzio che durava, appunto, da oltre sette anni.

In questo lungo periodo tutte queste persone hanno inanellato una serie di errori che hanno portato la società gestore del servizio idrico integrato ad avere debiti con tutti: con le imprese appaltatrici (quasi 20 milioni di euro), con i Comuni stessi (quasi 13 milioni) e con le banche che da un pezzo hanno chiuso i rubinetti. Nel complesso oltre 75 milioni di euro, ma occorre usare la parola “circa” per ogni cifra, perché non c’è mai stata trasparenza nella gestione di Bim Gsp.

Assemblee chiuse alla stampa, report annuali che parlavano di attivo di bilancio, mancate relazioni sul reale ammontare dei debiti e infine un gruppo di lavoro che ha tenuto tutto riservato fino a quando non è stato più possibile. «I soci sono i sindaci», è la frase sbattuta in faccia a chi cercava di entrare alle assemblee. Bene, che si paghino i debiti che hanno fatto, allora.

Invece no: quando si passa dalla spartizione delle poltrone e degli investimenti, alla copertura di un buco galattico, i soci diventano i Comuni, cioè i cittadini che, oltre a vedere la bolletta dell’acqua aumentare del 5% ogni anno per oltre dieci anni, fino a quando l’acqua costerà il doppio rispetto ad oggi, dovranno anche versare una somma una tantum di circa 100 euro in media a utenza.

Giusto per aggiungerci una presa per i fondelli, la tassa su Bim Gsp viene definita deposito cauzionale, ma non si sa di cosa. Tra le altre grandi idee nate da chi dovrebbe tutelare l’interesse dei bellunesi ci sono: la separazione dei ruoli tra Ato e gestore, la revisione ulteriore delle tariffe, l’assunzione di un direttore tecnico, un maggior coinvolgimento dei sindaci-soci (servirà molto caffè)e degli utenti, un nuovo assetto societario ancora non definito e il cambio di nome per non compromettere la reputazione del Consorzio Bim, ma noi continueremo a chiamare la società con il nome del padre. Infine, l’ultima pagina del documento si occupa delle careghe: il cda avrà tre membri indicati dalle vallate. A penna è stato aggiunto “tecnici”, ma comunque indicati dai sindaci-soci e quindi ancora nomine politiche. Va detto che le alternative c’erano, a parte affrontare debiti e incapacità molto prima. Si possono portare i bilanci di Bim Gsp in tribunale ad esempio: il fallimento della società verrebbe comunque pagato dai cittadini, ma almeno con un po’ di giustizia.

giovedì 3 novembre 2011

ancora su GSP.. NON C'È LIMITE AL PEGGiO!!!

riceviamo e pubblichiamo

SI RITORNA A PARLARE DI GSP...
NEL SITO BELLUNONEWS IL PRESIDENTE RIBATTE AD UN ARTICOLO PUBBLICATO.. AFFERMANDO CHE:
i debiti verso le banche al 31.12.2010 sono di 47.828.416
non già “oltre 70.000.000” come erroneamente da noi riportato. Oltre 70 milioni è la somma totale dei debiti con le banche (47.828.416) e quella verso i fornitori (29.553.252) pari, per la precisione, a 77.381.668. Ce ne scusiamo con Gsp e con i lettori. Per completezza d’informazione aggiungiamo che – sempre dal bilancio depositato alla Camera di Commercio – risulta che il totale delle passività di Bim Gsp al 31.12.1010 è di 94 milioni 869 mila e 871 euro.
Il presidente chiede anche di smentire l’affermazione “il numero degli impiegati supera abbondantemente quello degli operai”.
Il dato l’avevamo rilevato anch’esso dal bilancio a pagina 10 dove riporta: dirigenti 2; impiegati: tecnici 57 amministrativi 69; operai 65; una persona in distacco; totale 194. Dunque la somma degli impiegati in tabella Tecnici + amministrativi) è di 126, abbondantemente superiore a 65 operai. Non possiamo quindi smentire, ma solo integrare con le precisazioni dell’amministratore delegato Albino Belli: “Sotto la voce impiegati, per questioni contrattuali e assicurative sono compresi anche i tecnici. Nel totale delle ore lavorate, infatti, i settori tecnici occupano il 63%, lo sportello e fatturazione il 13% e i servizi il 17%”.
Sul ridimensionamento del piano di investimenti, infine, Roccon fa presente che “la normativa di riferimento attribuisce ad un altro soggetto il potere di effettuare la revisione del piano degli investimenti. Al gestore Bim Gsp compete esclusivamente l’attuazione”. Tradotto significa che spetta all’Aato, ossia ai sindaci, gli stessi che compongono Bim Gsp. Insomma il cane che si morde la coda.

QUINDI UN INGENTE DEBITO.. E UNA QUERELLE SU QUANTI LAVORANO E QUANTI COMANDANO IN GSP
.. PRESO POI ATTO CHE I DEBITI DI GSP LI PAGEREMO NOI IN BOLLETTA C'È DA CHIEDERSI COME FACCIANO I SIGNORI ROCCON FURLIN (SINDACO DI FONZASO) A RESTARE AL LORO POSTO E A NON RASSEGNARE SUBITO LE DIMISSIONI !!!!

UNA LETTERA RIFLESSIONE DI VITTORINO CANDEAGO (IDV) E DAL COMITATO ACQUA BENE COMUNE...

La nostra idea è che questa società così com’è gestita debba morire oggi, insieme a tutte le altre della galassia Bim. I cittadini bellunesi si devono riprendere quel controllo democratico che è stato loro sottratto e pretendere due cose: una guida tecnica preparata e amministratori capaci che
rispondano della responsabilità di gestione dei beni comuni.
Secondo noi lo sbaglio iniziale è stato costituire un meccanismo di varie Spa in cui controllati e controllori si sono in questi anni mescolati e scaricati a vicenda colpe e incombenze, come da sistema collaudato dal governo nazionale: tutti responsabili nessun responsabile.
Attendiamo da febbraio le dimissioni del cda. In barba a ogni criterio la fine del mandato della dirigenza viene di continuo rimandata. Sulla base dell’operato per il bene comune? Non è dato a sapere.
Vi sono comunque degli spiragli che presuppongono la costituzione di un nuovo organismo societario, in virtù dell’approvazione dello statuto regionale del Veneto. La provincia di Belluno e soprattutto i suoi cittadini ha l’urgenza di cambiare, ma a quanto sembra la dirigenza sembra che le tiri per le lunghe

(PER LEGGERE TUTTO L ARTICOLO CLICCARE QUI)

APPELLO PER IL CANSIGLIO

questo ulteriore messaggio per sollecitare alla partecipazione della 24° edizione della "Marcia di alpinisti ed ambientalisti in difesa dell'Antica Foresta del Cansiglio". DIFFONDETE, PER FAVORE.
Il periodo è estremamente critico, come non lo era da molti anni. Siamo tornati al punto di partenza di quando abbiamo iniziato le nostre azioni a metà anni 80, poi sfociate nella prima manifestazione del 1987 e poi quella del 1988 con oltre 2000 partecipanti.
Nella fase attuale, da una parte la Regione Veneto sta decidendo quali sue proprietà mettere in vendita per "fare cassa" al fine di sopperire alla mancanza di risorse e, guarda caso, il Cansiglio ( una parte della piana centrale) è una delle prime a comparire nell'elenco ( vedere sotto su Informazioni l'appello da inviare in regione)
Dall'altra parte è più forte che mai il pericolo che venga approvato il collegamento con impianti di risalita tra il Pian Cavallo e l'Alpago attraverso Forcella Palantina, progetto che ha ripreso fiato e vigore dopo la promessa della Regione Friuli Venezia Giulia di finanziare con ben 8 milioni di € il collegamento! Il resto della cifra necessaria ( 10/15 milioni di € ?) sarebbe aggiunta da imprenditori privati e banche.
ATTENZIONE! Non tutte le associazioni hanno ancora confermato la loro adesione, anche dandola per scontata. Per favore, per chi non lo ha ancora fatto, mandate una mail per poter diffondere l'elenco completo, grazie.
L'appuntamento è a Pian Canaie alle ore 9.30' di domenica 13 novembre 2011 e partenza alle ore 10.00'
Arrivo a Casera Palantina alle 11.30' circa, pranzo al sacco e interventi di aggiornamento sulla situazione
Alle 13.300' partenza per Forcella Palantina
Alle 14.00' arrivo a Forcella Palantina e all'Ander de le Mate dove ci sarà un intervento musicale da parte del chitarrista Tolo Marton , della cantante Enrica Bacchia e dell'attrice Antonella Morassutti che leggerà brani di Dino Buzzati ( di cui è nipote) e Andrea Zanzotto ( in caso di difficoltà di raggiungimento della Forcella il tutto si farà a Casera Palantina )
Informazioni
trovate tutte informazioni più dettagliate sia sulla situazione attuale sul Cansiglio che il testo dell'appello da inviare a tutti i membri del Consiglio Regionale
sul sito dell'Ecoistituto veneto Alex Langer www.ecoistituto-italia.org, alle voci Domenica 13 novembre in Palantina e Il patrimonio culturale e naturale del Veneto non è in vendita.

giovedì 20 ottobre 2011

comunicato COMITATO ACQUA BENE COMUNE sulla CENTRALE CAMOLINO BUSCHE


L’arroganza del potere economico contro la democrazia dei beni comuni.

Enel ed En&En gettano la maschera dell’iniziale bon ton e passano alle maniere spicce.

Sono già lontani i tempi in cui i rappresentanti di queste società dicevano che senza il consenso degli Enti Locali e delle popolazioni interessate la loro mega centrale non si sarebbe fatta; poi hanno dovuto fare i conti con partecipatissime assemblee di cittadini che volevano capire per decidere, fino a sbattere il naso con la scelta corretta e trasparente di un’amministrazione comunale (San Gregorio) che su questo tema ha indetto un referendum tra la propria popolazione dall’esito chiarissimo (96% contrari alla centrale, 4% favorevoli tra i votanti): passaggio democratico che ha dimostrato che questi territori e con essi la dignità delle nostre comunità non sono in vendita per trenta denari. Ecco che allora questi “benefattori” decidono comunque di anteporre i propri interessi al parere dei cittadini e il primo agosto all’insaputa di tutti attivano le procedure per ottenere comunque le autorizzazioni, l’11 ottobre pubblicano a pagina 15 della cronaca nazionale di due quotidiani il dovuto avviso del progetto e indicono in fretta e furia (Lunedì 24 ottobre) la presentazione pubblica dello stesso , prevista per legge, non in un comune coinvolto, non in un orario accessibile ai più ma bensì a Belluno alle tre (!) del pomeriggio, come dire: si usano piccoli mezzi per grandi progetti e rilevanti interessi.

Anche per denunciare questo noi ci saremo, non solo lunedì. Sarà dura.

Comitato Acqua Bene Comune

mercoledì 7 settembre 2011

A QUANTO PARE NON E' VERO CHE NON SI PUO' FARE NULLA....

da un articolo del corriere delle Alpi

Sovramonte: Faller la spunta, il ripetitore trasloca


SOVRAMONTE. Non sorgerà alcuna antenna sopra Faller. I ripetitori della Vodafone che secondo il progetto originale dovevano essere posti sopra il paese saranno invece installati da un'altra parte. Dopo la protesta firmata dagli abitanti lo scorso marzo, il comune aveva aperto la trattativa con la compagnia di telefonia cellulare. L'istanza degli amministratori comunali era quella di poter ottenere lo spostamento dell'antenna. Ma l'amministrazione, oltre ad aver avviato un dialogo informale con il gestore, ha voluto anche incontrare a Venezia i rappresentanti di Vodafone, un avvocato e due ingegneri che seguono il progetto nel territorio di Sovramonte, per trovare un accordo.

Una riunione, quella veneziana, che il sindaco di Sovramonte Federico Dalla Torre ha giudicato «costruttiva». Infatti, la settimana successiva all'incontro, gli addetti ai lavori hanno fatto un sopralluogo nella zona del Col Ruaio (nelle vicinanze di Col Falcon) e valutato la possibilità di installare l'antenna in quel bosco. Il nuovo progetto della Vodafone è depositato in comune. Prima di qualsiasi dichiarazione ufficiale, Dalla Torre ha premesso che «il luogo è sotto vincolo ambientale», perciò prima di dire che il caso è risolto bisognerà attendere la decisione degli organi competenti regionali. Il nuovo progetto prevede l'installazione di una nuova antenna di color verde, quindi anche visivamente meno impattante, lontano dal centro abitato. Con la nuova antenna la compagnia di telecomunicazioni sarebbe in grado di raggiungere non solo Faller, ma anche Salzen e Aune, allargando l'offerta dei propri servizi a un bacino di clienti più ampio. D'altro canto, gli abitanti di Faller non sarebbero costretti a convivere ogni giorno con un'antenna sopra le loro teste. Il ripetitore, nelle intenzioni originarie del gestore di telefonia, avrebbe infatti avuto un'altezza di quaranta metri.

Ma come avevano evidenziato i cittadini di Faller che si sono opposti in maniera quasi unanime al progetto tramite una petizione, il paese per le sue particolari caratteristiche ambientali è vincolato dalla normativa europea 2ps ed è stato adottato da Legambiente. Fra le motivazioni del dissenso c'era anche il fatto che a Faller è decollata l'iniziativa dell'albergo diffuso con l'appeal gastronomico delle mele biologiche. Cosa che male si sarebbe sposata con il rischio delle onde elettromagnetiche.

giovedì 1 settembre 2011

UNA RIUSCITISSIMA INIZIATIVA DEL GRUPPO COLTIVARE CONDIVIDENDO

PER VISITARE IL BLOG DEL GRUPPO COLTIVARE CONDIVIDENDO CLICCARE QUI






“Un grazie di cuore a tutte e tutti coloro che hanno contribuito a rendere davvero molto bella, viva intensa la bioFESTA organizzata domenica scorsa in Valle di Seren”


E’ questo ciò che ci sentiamo di dire alle centinaia di persona che hanno partecipato e costruito con noi il riuscitissimo evento.

In molto sono partiti a piedi, sotto l’occhio vigile delle guide del Marzarol, dalla Piazza di Seren e dopo aver sorseggiato l’”acqua delle salute” hanno ascoltato Erminio Fent che raccontava loro di erbe, fiori e piante spontanee. Arrivate all’agriturismo “l’ albero degli alberi” hanno letteralmente divorato una serie di piatti fatti con prodotti locali e biologici

Il pomeriggio è stato allietato da musiche, balli, da un percorso guidato dal botanico Anselmo Vago e da una mostra mercato di prodotti locali.

Molto apprezzato l’erbario e la mostra sulla piante spontanee della Val Cortela di E. Fent

Ottimo riscontro anche per la mostra delle sementi antiche e per l’iniziativa “museo Diffuso” Alcuni degli aderenti al progetto ci hanno già restituito il doppio delle sementi avuto la scorsa primavera a Fonzaso Dopo averle coltivare senza l’uso di chimica di sintesi ed evitando ibridazioni. Sementi che noi ridistribuiremo nei prossimi appuntamenti autunnali stimolando così l’auto produzione con sementi antiche e locali. Evitando così l’ estinzione di queste nostre varietà e consentendo la coltivazione di varietà resistenti e adattate al nostro clima

La vera attrazione della giornata è stato pero’ il banchetto dei ragazzi della Skasera che hanno esposto sia le produzioni del loro “orto comune” che il reportage fotografico delle lavorazioni effettuate E’ bello vedere ragazzi tanto giovani che coltivano assieme e con i frutti della terra auto finanzieranno cineforum, readind di poesie e momenti di riflessione e dialogo

Giornate come queste ci danno forza e consolidano la consapevolezza che le nostre proposte per l’agricoltura, il territorio, l’ambiente.. per questa nostra Terra sono fondate

Da sempre crediamo e costruiamo momenti, iniziative, percorsi basati su un agricoltura senza chimica di sintesi, sulla biodiversità (nostro immenso patrimonio), su un legame stretto tra ruralità e turismo sostenibile .. sulle relazioni.

Anche domenica si è parlato spesso di “agricoltura relazionale”, un agricoltura che va oltre i bollini e la burocrazia e si basa su dialogo e conoscenza diretta, reciproca.. sul controllo reciproco e la condivisione anche di conoscenze, saperi e pratiche

Un agricoltura che, come ricordato anche durante il convegno finale, è elemento centrale sia per quale che riguarda l’alimentazione, la salubrità ma anche per la tutela del paesaggio e del territorio Non ci stancheremo mai di ricordare i danni provocati (alla salute e al territorio) dall’agricoltura intensiva (modello Val di Non o prosecco), dagli OGM e dagli sbancamenti per realizzare vigneti e meleti intensivi

Giornate come quelle di domenica ci ricordano che è possibile portare persona (da tutto il triveneto) a visitare il nostro territorio unendo unicità del paesaggio, tipicità dei cibi e competenze diffuse (il botanico, l’ erborista, la guida, il musicista ecc..) a impatto zero e a costo zero per la comunità. E ciò anche grazie a internet, alla rete di relazioni costruita in questi mesi e al gran lavoro svolto da molti G.A.S.

Un agire molto diretto, pratico dal basso che sta dando ottimi frutti che si è intrecciato con riflessioni molto puntuali e dettagliate proposte da Luigi casanova (CIPRA) e V. Bonan che ci hanno fatto capire come è importante agire su più livelli e modalità per difendere e consentire a questa nostra Terra di esprimere appieno le sue tipicità e potenzialità, che son tutt’altra cosa da quelle immaginate da speculatori e devastatori che purtroppo la minacciano (ma ai quali mai ci arrenderemo)

IL BELLISISMO VOLANTINO DISTRIBUITO ALLA "bioFESTA" DAI RAGGAZZI/E DELLA SKASERA...


giovedì 25 agosto 2011

dimissioni del segretario Giovanni Campeol da segretario della Fondazione Dolomiti UNESCO


COMUNICATO STAMPA

Fondazione Dolomiti UNESCO. Si deve cambiare passo, investire nella società e condividere le scelte.

Con rammarico e preoccupazione Mountain Wilderness è venuta a conoscenza delle dimissioni del segretario della Fondazione Dolomiti UNESCO. Non è compito nostro entrare nel merito delle motivazioni di un passo tanto sofferto, questo passaggio compete ai politici delle cinque province dolomitiche.

Mountain Wilderness sottolinea invece altri passaggi, ben più pesanti e gravi.

Ad oggi la società civile delle Dolomiti non conosce nel dettaglio il piano di candidatura di Dolomiti patrimonio UNESCO in quanto la Fondazione non lo ha ancora reso pubblico, e tradotto, nel sito.

Ad oggi in nessuna situazione delle cinque province la società civile, cittadini, volontari, associazioni, comuni, conosce il piano generale di gestione delle Dolomiti patrimonio naturale dell’umanità né i singoli piani di gestione delle nove aree che compongono Dolomiti UNESCO.

Il 7 giugno 2011 nella sede della Fondazione Dolomiti UNESCO il segretario dimissionario aveva promesso a CIPRA Italia e Mountain Wilderness, in una riunione molto amichevole, in tempi brevissimi, la convocazione dell’associazionismo ambientalista per condividere linee di gestione e per ricercare intese e progetti di collaborazione fra le singole associazioni e la Fondazione stessa. Ad oggi non è pervenuto alcun riscontro su un tema di tale rilevanza. Ricordiamo che UNESCO richiede come prioritario il processo partecipativo e di condivisione sui progetti della intera società civile. Stiamo correndo il serio rischio che ad ottobre la commissione UNESCO sospenda la procedura del riconoscimento del patrimonio come già avvenuto per le isole Eolie nel 2009.

In questi giorni Mountain Wilderness ha inviato alla Fondazione la richiesta ufficiale di aderire ai progetti come socio sostenitore. Questo passo è la dimostrazione più trasparente della nostra volontà di sostenere Dolomiti patrimonio naturale dell’UNESCO e di voler contribuire, in modo costruttivo, chiaro ed efficace, al rafforzamento del progetto che avrà ripercussioni non solo economiche e sociali, ma prevederà forzatamente anche cospicui interventi nella riqualificazione ambientale dei siti e delle linee di azione di conservazione dei beni dell’umanità.

Mountain Wilderness auspica che lo strappo avvenuto in questi giorni di tensione venga ricucito in tempi strettissimi e che da subito riprenda con vigore uno slancio ideale da parte della politica per riportare credibilità al progetto di Dolomiti UNESCO e alla Fondazione stessa, ma anche e specialmente nel rendere pubblici e partecipati i singoli progetti di gestione dei nove siti patrimonio dell’umanità.

Luigi Casanova portavoce di Mountain Wilderness.


venerdì 19 agosto 2011

SCIOVIA SUL MONTE AVENA.. NON C'è UN PIANO ECONOMICO !!!

INTERVENTO DI LUCA FERRARI SULLA QUESTIONE "SCIOVIA SUL MONTE

AVENA"1454 m.s.l.m..Campon d’Avena. Leggo sulla stampa l’appello di due feltrini indignati per il progetto di ampliamento impianti sciistici sul monte Avena. La risposta arriva il giorno seguente da parte degli amministratori: nessuno scempio ambientale, regole rispettate con tutte le autorizzazioni del caso. Il progetto dicono il Sindaco di Fonzaso Gianluigi Furlin e l’assessore provinciale Ivano Faoro, sostenuto dai comuni di Fonzaso, Sovramonte, Pedavena e Feltre con l’appoggio della Comunità Montana Feltrina ed il cospicuo finanziamento della Regione, vuole rilanciare il turismo invernale della zona, collegando gli impianti esistenti e fornendo la pista delle Mazzore di innevamento artificiale nella parte più bassa. Si vuole investire nel territorio, in particolare nella risorsa turistica. Giusto, si potrebbe desumere. Peccato che, lasciata perdere la questione ambientale per quanto importante per molti, si debba esaminare il progetto dal punto di vista economico. Pochi dati. Tutti gli impianti sciistici sulle Alpi sono in perdita. Quota altimetrica neve prevista entro 10 anni per gli impianti sciistici sulle Alpi: oltre i 1500 m. Ne mancano 46 alla cima del Monte Avena. Peccato. Flussi turistici dello sport invernale che negli ultimi anni si sono concentrati presso le stazioni più in voga, con collegamenti tra valli contigue, più spesso nelle ricche province confinanti. Pochi dati appunto. Quindi come consigliere comunale del comune di Fonzaso ho chiesto con specifica interrogazione in consiglio comunale se vi fosse uno studio apposito, un piano economico che sostenesse in maniera decisa l’utilizzo di denaro pubblico per tale investimento. La risposta del Sindaco Furlin è stata chiara: non vi è un piano economico, non vi sono studi sui futuri flussi turistici ma si investe con la speranza che questi flussi vadano aumentando. Nonostante tutte le condizioni avverse sopra citate. A pensar male si fa peccato ma si indovina. Deduco che: si investe denaro pubblico a vantaggio di imprenditori privati, senza un piano economico ed uno studio appropriato. Proprio in questi settimane la speculazione finanziaria sta mettendo in difficoltà il nostro Paese e si critica fortemente il sistema economico basato sul debito senza fine. Giusto. E noi, nella nostra provincia, ci comportiamo allo stesso modo. Soldi investiti senza fare i conti. Proposta: gli amministratori che sostengono il progetto si prendano la responsabilità per i prossimi venti anni della riuscita economica dello stesso in modo da dimostrare coerenza con le scelte prese.

Luca Ferrari consigliere comunale di Fonzaso

SULLA QUSTIONE IL CORRIERE DELLE ALPI HA PUBBLICATO QUESTO ARTICOLO
(per leggerlo cliccare qui)

«Nessuna certezza sull'utilità dello skilift»

De Nato (Wwf) e Ferrari scettici sul cantiere del Monte Avena

Da una parte la questione ambientale, dall'altra quella meramente economica. Continua a far discutere il progetto della nuova sciovia Campon 3 che dovrà collegare gli impianti sciistici delle Buse con quelli del Pian de Lach sul Monte Avena. Alla prima denuncia dei due appassionati di montagna Alessandro Rubetti e Sonia Corso, è seguita la risposta compatta delle istituzioni per voce dei sindaci di Fonzaso, Gianluigi Furlin, e di Arsiè, Ivano Faoro, entrambi in difesa dell'opera. Un sostanziale benestare, a patto di rispettare i dettami della soprintendenza, è arrivato anche dalla sezione di Feltre del Cai. Il progetto suscita attesa e speranza, ma anche perlpessità. Sul versante dei contrari ci sono il vicepresidente regionale del Wwf, Augusto De Nato, e il consigliere comunale di Fonzaso, Luca Ferrari, capogruppo della minoranza. De Nato e Ferrari affrontano, pur partendo da punti diversi, l'iter del progetto e le sue ricadute a livello ambientale ed economico: «Non si può negare», afferma De Nato, «che una sostanziale modifica del luogo ci sarà eccome, e gli attuali equilibri naturali sono sovvertiti. Si potrà ripristinare al meglio dal punto di vista paesaggistico ma dal punto di vista naturale lì, d'ora in avanti, sarà una cosa diversa. Basti pensare che la stessa neve artificiale altera la cotica erbosa dove si deposita. E' vero che il progetto ha avuto il benestare della soprintendenza, ma è anche vero che la soprintendenza, per fare un esempio chiaro, ha dato parere favorevole alla centrale di Porto Tolle che sta in un parco regionale ed è nell'unico delta italiano». De Nato entra nel merito del piano neve della Regione: «Prevede il raddoppio delle aree sciistiche nella provincia di Belluno e magari qualche organo competente ha dato parere favorevole qui, per salvare qualcosa da qualche altra parte, viste le pressioni enormi che esistono in questo settore». Prima di tutto quelli economici, secondo l'esponente del Wwf: «Se non ci fossero investimenti pubblici non rimarrebbe aperto un impianto di risalita non solo nel Bellunese, ma nell'intero arco alpino. E anche nel Monte Avena se non si investono 1,2 milioni di euro, il gioco non vale la candela. Basta guardare i dati Arpav degli ultimi anni e fare un calcolo di quanto rimarrà aperto quell'impianto, e ci renderemo conto che è già in perdita»

mercoledì 17 agosto 2011

SCIOVIE SUL MONTE AVENA.. UN DIBATTITO ACCESO..

IN QUESTI SI E' RACCESO IL DIBATTITO SULLA CONTROVERSA QUESTIONE DEGLI IMPIANTI DI RISALITA SUL MONTE AVENA. A RI-SOLLVERARE LA QUESTIONE UN GRUPPO DI CITTADINI CHE HA LNCIATO IL GRIDO D'ALLARME
"LA SCIOVIA DETURPA IL MONTE AVENA"
.. di seguito l'articolo pubblicato dal Corriere delle Alpi (per leggerlo cliccare qui)

"«Un profondo senso di tristezza mescolato a rabbia». Quel cantiere aperto sulla cima del Monte Avena per consentire la realizzazione della nuova sciovia Campon 3 che dovrà collegare gli impianti sciistici delle Buse con quelli del Pian de Lach è un colpo al cuore per gli amanti della montagna. A prendere carta e penna per manifestare il proprio sdegno sono due profondi appassionati e conoscitori della montagna locale, i fonzasini Alessandro Rubetti e Sonia Corso. Pochi giorni fa hanno fatto un'escursione da Casere dei Boschi fino a Malga Campon. E si sono imbattuti nel cantiere. «Ci sono gigantesche busche», scrivono nella loro lettera, «poste una in fila all'altra, scavate nel terreno adiacente alla malga per predisporre le fondamenta dei piloni della nuova sciovia, enormi accumuli di roccia e terra sprsi un po' dappertutto, colline spianate per dare la giusta pendenza alle future piste, interi pascoli arati e livellati (ma non per scopi agricoli) per consentire agli sciatori una discesa priva di insidie. E ancora ruspe e altri macchinari disseminati qua e là per completare questo quadro di desolazione. Un vero disastro per l'ambiente e per il nostro Monte Avena, la montagna dei feltrini e tutti quelli che la amano». Se l'impatto del nuovo impianto ha procurato a marito e moglie «un profondo senso di tristezza pensando che resteranno dei bei piloni e cavi d'acciaio a far bella mostra di sé», la lettera poi sposta la sua attenzione sul valore del progetto: «Era proprio necessario imbarcarsi in un'opera del genere quando sappiamo che anche nel pieno della stagione invernale si sposteranno da una pista all'altra (dalle Buse a Pian de Lach) non più di 30, 40 persone al giorno. Non dimentichiamo poi che l'impianto di Pian de Lach, la cui partenza è situata a poco più di 900 metri, per scarsità di neve rimane aperto non più di venti giorni all'anno. Visti i cambiamenti climatici degli ultimi decenni altri paesi alpini non intervengono al di sotto dei 1.800 metri di altitudine. Noi qui invece non ci diamo per vinti e investiamo su un impianto nato solo pochi anni fa ma di fatto mai funzionante a causa della sua collocazione. Il progetto di collegamento ci sembra quindi azzardato tenuto conto poi che si tratta di un'area posta nelle immediate vicinanze di un parco nazionale ed è una Zps». Rubetti e Corso poi guardano all'aspetto meramente economico: «L'operazione costa più di un milione di euro perché oltre al collegamento delle due aree sciistiche prevede anche un sistema di innevamento artificiale per sopperire all'ormai cronica carenza di precipitazioni. L'acqua sarà trasportata in quota dal torrente Ausor superando un dislivello di settecento metri. Non oso immaginare quanto può venirci a costare la produzione di un metro cubo di neve. In un momento in cui i comuni non hanno neanche i soldi per asfaltare le strade e garantire i servizi essenziali era meglio lasciare questo denaro per altri capitoli di spesa, per interventi più importanti e i maggiore interesse per la collettività. Poi l'ultima considerazione: «Da ultimo, il trend dei praticanti dello sci alpino è in calo sia per il desiderio di praticare altre discipline come fondo, alpinismo o le ciaspole, sia per gli alti costi dello skipass. Spero che le nostre posizioni vengano condivise da chi ama la montagna come noi perché non è giusto continuare a percorrere una strada che porta alla progressiva distruzione dell'ambiente e allo sperpero di denaro pubblico».

LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONE E' STATA LA SEGUENTE:

Articolo del corriere delle alpi che si puo leggere cliccando qui

.. della serie è tutto in regola.. si creano posti di lavoro (?)..
D'accordo con l assessore provinciale Faoro, il sindaco di Fonzaso furlin, e il presidente di Croce d'Aune Sviluppo, anche il CAI

.. NOI SIAMO SEMPRE CONVINTI CHE CHI FA CERTE SCELTE SE NE DEVE POI ASSUMERE LA RESPONSABILITA'.. E PERTANTO FRA QUALCHE ANNO.. CON I DATI IN MANO SAPREMO SE QUESTO E' STATO UN PROGETTO E UN INVESTIMENTO DI DENARO PUBBLICO PONDERATO E SERIO O SE E' STATO SOLO UNO SPERPERO..E SE COSì FOSSE I NOMI DI CHI LO HA VOLUTO LI SAPPIAMO BENE!!!

mercoledì 27 luglio 2011

FERMA RISPOsTA DEI COMITATI DELLA VALSUGANA ALLE AFFERMAZIONI (..INSULTI ??) del PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DELLAI


Il presidente Dellai ha colto l'occasione dell'archiviazione dei tecnici Appa per trarre delle considerazioni conclusive sull'enorme e complessa vicenda ambientale legata all'Acciaieria Valsugana. Affermazioni contestabili sotto ogni punto di vista, non ultimo la tempistica, dal momento che esiste un processo in corso e diversi altri procedimenti ancora in fase d'indagine.

Quanto il presidente afferma è strumentalmente fuorviante dal momento che una archiviazione non è una sentenza di assoluzione, ma viene disposta con provvedimento sommario su richiesta dello stesso pubblico ministero.

Nella fattispecie il PM aveva richiesto l'archiviazione perché in un processo sarebbe stato difficile dimostrare il dolo dei funzionari APPA nel concorso nel reato di emissioni illecite dell'acciaieria, anche per l'inutilizzabilità delle intercettazioni in questa materia; quindi per motivi processuali. Qualcosa di molto diverso pertanto da quello che Dellai definisce "totale assoluzione". È poi improprio valorizzare la considerazione del GIP relativa alla insalubrità o meno delle aree limitrofe all'impianto: tale questione non era all'esame del giudice, quindi è estemporanea, e oltretutto è contenuta in un provvedimento sommario.

Le affermazioni dei vertici provinciali sorprendono anche perché, a proposito di una sentenza particolarmente importante quale quella del procedimento su Monte Zaccon - dove la provincia era stata pesantemente criticata dal giudice per gli omessi controlli - nessun esponente politico provinciale aveva ritenuto di commentare.

Volendo sorvolare sugli insulti gratuiti del governatore e sulle minacce di Dellai e Pacher per procurato allarme e di azioni risarcitorie, l'affermazione: "abbiamo analizzato aria terra acqua, latte materno, latte di mucca, trote senza trovare inquinanti" è assolutamente falsa e contraddetta da tutte le analisi disponibili, sull'argomento sia provinciali che eseguite da soggetti indipendenti. Senza citare che non si è ancora spento l'eco della notizia sorprendente della scoperta che il latte materno di Trento e Borgo Valsugana presenta valori di diossina tra i più alti a livello nazionale.

In particolar modo l'inquinamento è stato provato da una recente indagine di prossima pubblicazione. Questa indagine ha permesso di rinvenire microsferule metalliche certamente riconducibili alle emissioni diffuse dell'acciaieria su matrici vegetali in punti geo-referenziati situati in più comuni della Bassa Valsugana (Borgo, Telve, Castelnuovo, Roncegno).

Quanto al famoso limite di 500 ng per metro cubo stabilito dalla prima AIA, al di là del richiamo a una obsoleta normativa nazionale, è sufficiente osservare che la stessa amministrazione lo ha portato a 0,1 ng nel giro di pochi anni, forse anche perché con quella concentrazione e con le portate autorizzate l'impianto era in grado di produrne anche 2,5 kg all'anno, che sono decisamente troppi.

Sarebbe pertanto opportuno un confronto pubblico al quale l'amministrazione si è sempre sottratta.

Maria Elena Di Carlo, Roberto Cappelletti, Massimo Cecconi, Piergiorgio Iobstraibizer, Marco Rigo

ISDE Trentino

Laura Zanetti

Presidente Associazione ValsuganAttiva

Avv. Mario Giuliano

difensore di 560 cittadini costituiti parte civile nel processo alle Acciaierie

mercoledì 20 luglio 2011

UN GRAZIE DI CUORE AI SINDACI E A CHI GESTISCE GSP !!!!!!!!!


LA NOTIZIE E' RECENTE, ANCHE SE NE PARLAVANO DA TEMPO..
LA TARIFFA DELL 'ACQUA AUMENTERA' !!
BEN DEL 5% ANNUO..IL MASSIMO CONSENTITO DA QUI AL 2019
.. IL COSTO A M3 PASSERA' DA 1.22 A 1,81 .. !!!

.." In un territorio ricchissimo d'acqua, i bellunesi attualmente pagano in bolletta più del doppio dei milanesi. E con il via libera al caro-acqua, deciso lunedì, le tariffe lieviteranno progressivamente. Ecco come. Una famiglia di 3 persone, che consuma 240 metri cubi l'anno, alla fine del 2011 spenderà 340 euro. Il prossimo anno pagherà 17 euro in più, cioè 357 euro, nel 2015 413 euro (73 euro in più) fino ad arrivare a sborsare 503 euro (con un aumento di 163 euro) nel 2019 (fonte Adiconsum)

A FRONTE DI TALE SALASSO (L'ENNESIMO) I SINDACI SI IMPEGNERANNO A VIGILARE.. UNA DOMANDA SORGE SPONTANEA.. "MA FINORA DOVE ERANO???!

CI SENTIAMO DI FARE UN SONORO APPLAUSO A QUESTI AMMINISTRATORI LOCALI E AI DIRIGENTI DI GSP CHE IMPONGONO A NOI CITTADINI BELLUNESI L'ENNESIMO BALZELLO PER SOPPERIRE A MANCANZE ALTRUI !!!

IN UNA PROVINCIA IN CUI PRODUCIAMO UNA QUANTITA' ENORME DI ENERGIA ELETTRICA A NOI, DI QUESTE RICCHEZZA PRODOTTA DAI NOSTRI FIUMI NON RIMANE NULLA..
...IN UNA PROVINCIA RICCHISSIMA DI ACQUA CI TROVIAMO A PAGARLA PIU' CARA DEI MILANESI !!! E' ORA CHE CI SVEGLIAMO E VIGILIAMO SU QUESTI AMMINISTRATORI .. CI ASPETTIAMO CHE CHI HA CAUSATO QUESTI DANNI PER NOI TUTTI ABBIA PER LO MENO LA DECENZA DI ANDARSENE A CASA!!!!

DUE INTERSSANTI ANTICOLI DA LEGGERE:

(dal Corriere delle Alpi)

Scatta l'aumento del 5% per la tariffa dell'acqua nei comuni bellunesi

I sindaci: «Visto il buco si doveva fare»... ( ndr LORO FANNO IL BUCO E NOI PAGHIAMO)

(dal Gazzettino)
LE TARIFFE DELL’ACQUA Il giorno dopo la decisione dell’Ato associazioni in rivolta:
ecco quanto si pagherà

I Consumatori: «Gli aumenti sono una beffa»

domenica 17 luglio 2011

COMPLIMENTI A PONTE NELLE ALPI: IL COMUNE PIU' RECICLONE D'ITALIA


dal blog di Ezio Orzes (cliccare qui per visitarlo)

Per il secondo anno è Ponte nelle Alpi il Comune più Riciclone d’Italia


È Ponte nelle Alpi il comune più Riciclone d’Italia!

Da quando esiste il Premio dei Comuni Ricicloni non era mai successo che un Comune per due anni di seguito fosse proclamato il “migliore Comune d’Italia”

Ponte nelle Alpi infatti come nel 2010 si piazza al 1° posto assoluto al premio dei Comuni Ricicloni 2011, il più ambito concorso della categoria promosso da Legambiente e patrocinato dal ministero dell’Ambiente.

La giuria composta dai rappresentanti dei Consorzi di recupero degli imballaggi da Feder Ambiente dall’Anci ed altri ha scelto tra 1290 comuni italiani in gara non solo in base alla percentuale di raccolta differenziata raggiunta, dato che vede Ponte nelle Alpi svettare su tutti superando l’86,4%, (la modalità di calcolo utilizzata da Legambiente in realtà non tiene conto delle ulteriori possibilità di riciclo post raccolta, elemento che porta Ponte nelle Alpi ad aver riciclato nel 2010 effettivamente il 90.3% ) ma anche attribuendo un indice di buona gestione valutato in 87,76 che valuta l’effettivo recupero dei materiali raccolti, l’efficacia e la qualità del servizio.

Efficienza, un servizio impeccabile e puntuale, un ecocentro gestito con grande accuratezza, costi di gestione contenuti e tariffe che premiano i comportamenti dei cittadini più virtuosi, educazione ambientale nelle scuole, la determinazione di un’assessore e dell’amministrazione e soprattutto la voglia condivisa di fare la cosa migliore per la propria comunità: ecco la ricetta che ha portato Ponte nelle Alpi, stabilmente al vertice nazionale.

Riciclare significa anche contribuire a ridurre le emissioni in atmosfera, la giuria ha calcolato che le emissioni di C02 evitate da ogni cittadino di Ponte nelle Alpi nel 2010 grazie alla raccolta differenziata e al relativo recupero di materiali, è di ben 105.1 Kg. Si può ben dire che a Ponte nelle Alpi ognuno, con piccoli gesti quotidiani, fa la sua parte per rispettare gli obiettivi di Kyoto.

Il premio è stato ritirato a Roma dal Sindaco Roger de Menech, dall’Assessore all’Ambiente Ezio Orzes e dal direttore della Ponte Servizi srl Stefano Triches, società del comune che gestisce il servizio. Sul palco anche tre operatori del servizio:Bortot Stefano, Prest Giuseppe e Rutigliano Giuseppe a sottolineare il lavoro corale che ha caratterizzato l’esperienza pontalpina.

L’eccellente risultato, riempie di orgoglio l’amministrazione comunale, il personale della Ponte Servizi srl che vede premiato il lavoro, l’impegno e l’entusiasmo dedicato all’ottima gestione del servizio e soprattutto i cittadini di Ponte nelle Alpi veri protagonisti di questa rivoluzione culturale guardata con ammirazione dall’Italia intera.

Brava Ponte nelle Alpi!

e bravi coloro che hanno gestito al meglio questo servizio: SPERIAMO CHE ANCHE LA NOSTRA COMUNITA' MONTANA SI ISPIRI A QUESTO BEL ESEMPIO!!!