Mai, come in quest’ultimo periodo si sente parlare di “agricoltura sostenibile”, di “rivoluzione verde”, di eco compatibilità, di Km. Zero e varietà locali.. Un qualcosa che ha “contagiato” un po’ tutti (o quasi) dall’affascinante Signora Obama a tantissimi cittadini, ai vari candidati a Sindaco o Presidente di Provincia.
La cosa fa indubbiamente piacere a chi da anni porta avanti queste istanze, crede che un agricoltura industrial-intensiva sia devastante per salute, ambiente e paesaggio e che sia di fondamentale importanza rivedere un sistema di “sviluppo” basato su consumo del territorio e sullo sfruttamento di beni essenziali e di diritti.
E’ però indispensabile che tutto ciò, non resti una “serie di parole”, un affascinante “spot” (magari elettorale) ma che sia riempito di contenuti.. di sostanza.
Crediamo sia del tutto evidente che un vigneto ottenuto sbancando centinaia di metri cubi di terreno (e magari portando in esso altri metri cubi di materiale di dubbia natura), anche se in esso vi piantiamo varietà autoctone (poi irrorate con decina di trattamenti chimici all’anno) non sia ciò che auspichiamo
Pensiamo invece che sia indispensabile creare le condizioni affinché l’agricoltura e il vivere la terra, con la terra sia “altro”. Una serie di azioni.. un qualcosa che non è delegato ai soli imprenditori agricoli, ma che coinvolga anche autoproduttori, coltivatori part-time, hobbisti.. un qualcosa che sia ben lontano da un “agricoltura industrial-intensiva” , che sia rispettosa di ambiente, territorio e salute. Un qualcosa che dia garanzie chiare e assolute per gli acquirenti ma che al contempo alleggerisca coloro che operano in agricoltura da “scartoffie” e “appesantimenti burocratici”. Un qualcosa che fornisca assistenza tecnica adeguata e crei le giuste sinergia con altri ambiti, in primis il turismo.(ma pensiamo anche ai legami giù realizzati in provincia tra piccoli produttori e Gruppi di Acquisto Solidale) Un qualcosa che sia da stimolo, che diffonda la consapevolezza che il territorio che ci ospita non è né “sottosviluppato” (basti citare l’enorme ricchezza in biodiversità) né ha bisogno di importare “modelli di sviluppo” che hanno già fallito, provocando devastazione altrove
Un “qualcosa” che noi non abbiamo ancora ben chiaro. Noi non abbiamo risposte sicure e percorsi predefiniti.
Crediamo però che sia indispensabile muoverci, prima che questo territorio montano e pedemontano non sia devastato dai soliti predoni, da progetti altamente impattanti che portano grossi guadagni a poche persone (le solite, ben finanziate e con le conoscenze giuste) e un impoverimento per tutti
Crediamo sia importante aprire spazi e momenti di dialogo, confronto e costruzione condivisa, mettendo attorno a un tavolo sensibilità, esperienze, strategie e idee tese a un progetto comune.(senza preclusione alcuna)
Iniziando a parlare di “distretto del biologico”, di “distretto agricolo” e di tanto altro ancora Urgente il proporre disciplinati (da far adottare a comuni o a province) che limitano la pericolosissima deriva dei pesticidi a tutela di ambiente e salute
E’ per questo motivo che lanciamo una idea alla quale crediamo molto: TROVIAMOCI E INIZIAMO A COSTRUIRE ASSIEME.
Pensiamo a una tavola rotonda da tenersi da qui a un mese per iniziare a condividere e proporre insieme Uno spazio (aperto a tutti) che sia momento di sintesi e proposta, uno stimolo forte a cittadini ed amministratori. E chissà mai che qualche “amministrazione Comunale illuminata e sensibile a queste tematiche non si candidi ad ospitare l’evento (per il quale hanno già dato la loro disponibilità di massima illustri tecnici ed esperti)
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