lunedì 15 dicembre 2008

Il comitato “Prà Gras”, anche alla luce di quanto apparso in questi giorni sulla stampa locale, esprime, per l’ennesima, volta piena solidarietà e vicinanza al comitato “Chimica Free” di Cesiomaggiore. Condividiamo appieno quanto affermato e rilanciato dagli amici di Cesio. Siamo estremamente convinti che la questione “meleti intensivi” (coltivati cioè con un abbondante uso di trattamenti chimici) non riguardi solo le realtà e i cittadini di Cesiomaggiore ma che tocchi da vicino ogni abitante della valbelluna. A conferma di ciò il fatto che sono molte le firme raccolte sia a Fonzaso che in altri comuni della provincia, sui moduli distribuiti durante la serata da noi organizzata il 23 ottobre scorso, dove intervenne uno degli esponenti del comitato cesiolino. Siamo fermamente convinti che ci troviamo in un momento cruciale in cui si contrappongono due “modi” radicalmente diversi di “fare agricoltura” e viver in e col territorio. Da un lato il lavoro fatto in questi anni dalle molte aziende biologiche della zona e dalla cooperativa “La Fiorita” che hanno puntato molto sul recupero e valorizzazione dei prodotti tipici e locali.
Dall’altro il modus operandi della nuova società che provenendo da fuori provincia propone un agricoltura intensiva, basata su molti trattamenti chimici e un prodotto standardizzato (bello, lucido, quasi perfetto) ma con un impatto sicuramente maggiore a livello di salute e ambientale.
Vorremmo unirci anche noi all’appello ad amministratori, politici, forze sociali, ma soprattutto ai cittadini a prendere posizione e far sentire la propria voce. In ballo c’è il futuro dell’agricoltura bellunese. Per non parlare poi di rispetto dell’ambiente, di salute e qualità della vita.
Non possiamo poi non citare i dati, le situazioni, i racconti che quotidianamente ci giungono dal comitato che in Val di Non denuncia la pesantissima situazione che loro vivono in quella vallata in cui i meleti intensivi la fanno da padrona.
Cogliamo l’occasione anche per lanciare un idea alla quale stiamo lavorando da qualche tempo. L’idea di una tavola rotonda affinché diverse realtà che operano in territori montani si confrontino, condividano conoscenze, esperienze, saperi e idee. Realtà che hanno fatto del recupero delle varietà autoctone, del basso impatto ambientale, del creare filiere brevi la loro parola d’ordine. Crediamo che ci siano interessantissime esperienze sia nella nostra provincia che nel vicino trentino.
Il tutto finalizzato all’elaborare dei progetti concreti ma soprattutto a informare e coinvolgere i cittadini. Anche dando loro la possibilità di “autoproduzioni” agricole mettendo a loro disposizione tecniche, conoscenze, anche attraverso corsi, soprattutto sementi di qualità ed eventuali possibilità di conferimento di eccedenze.
Un idea che ci ripromettiamo di sviluppare e concretizzare quanti prima.

Il comitato sta anche portando avanti progetti e iniziative relative ad altri ambiti e situazioni. Che si parli di impianti di risalita, di aree industriali, di nocività e insalubrità, crediamo sia fondamentale il creare spazi di confronto (tra comitati, associazioni, realtà di base) aperti, anzi spalancati ai cittadini in cui ognuno ha un ruolo attivo e la possibilità di costruire insieme agli altri, informando e creando consapevolezza.
Per concludere vogliamo esprimere grande preoccupazione per quanto successo in questi giorni a Roncegno con il sequestro di una cava in cui dovevano andare solo inerti ed invece, stando all’accusa, vi sono finite 123.000 t. di rifiuti pericolosi. Il tutto condito da dichiarazioni riportate dai giornali di “scarsa fiducia sulla terzietà” della forestale e dell’APPA (la nostra Arpav) trentina in relazione ai controlli sulla cava. Un ulteriore segnale, a nostro avviso, che la attenta e scrupolosa vigilanza dei cittadini deve essere massima e purtroppo la fiducia cieca in rassicurazioni di varia natura, sempre meno ferrea.
(per ulteriori informazioni sulla questione di Roncegno: http://dolomititoxictour.noblogs.org/)

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