lunedì 12 gennaio 2009

..UNA DELIBERA CHE FARà PASSARE ALLA STORIA FONZASO..(avremmo fatto volentieri a meno di questa FAMA !!!!)

IN PRIMA PaGINA DEL GAZZETTINO (edizione Nazionale) SI PARLA DI FONZASO...
VENEZIA (12 gennaio) - C’è una bomba ad orologeria innescata nel suggestivo palazzo dei Camerlenghi, sede della sezione veneta della Corte dei Conti, ai piedi del ponte di Rialto. Forse stride con la solennità del luogo, che richiama la Serenissima, capace di mandare a morte i propri servitori pubblici che sperperavano i soldi di Venezia, eppure la modernavicenda dei "derivati", ovvero l’azzardo finanziario di alcuni Comuni che hanno giocato con i tassi d’interesse, rischia di trasformarsi in precise imputazioni di responsabilità. Alcuni fascicoli sono infatti già stati aperti dalla Procura, a fini giurisdizionali.
Mentre si è registrata una delibera che farà passare alla storia un piccolo Comune del Bellunese, Fonzaso, visto che è il primo, tra Veneto e Friuli, ad aver ricevuto una severa censura da parte dei giudici del controllo. La bomba in qualche modo è scoppiata da tempo. Perchè in Italia centinaia di Comuni hanno fatto ricorso a contratti "swap" o a rinegoziazioni dei mutui con le banche. Ma nella scommessa i Comuni hanno rischiato tanto nella prospettiva di scarni benefici iniziali e di rischi consistenti nel tempo.
Adesso la Corte dei Conti ha deciso di vederci chiaro, non solo denunciando le leggerezze degli amministratori, ma anche ipotizzando azioni di responsabilità nei loro confronti.

DUE LIVELLI, CONTROLLO E GIURISDIZIONE. Per capire cosa può accadere, bisogna tener conto che i giudici (e la Procura) si muovono su due distinti livelli. Il primo è quello del controllo della buona gestione da parte degli enti pubblici, attraverso delibere che stigmatizzano errori o speculazioni - anche in modo severo - ma non hanno effetti di condanna. Al secondo, invece, si cercano precise responsabilità dei singoli, con capi d’accusa e veri processi a carico di chi gestisce il denaro pubblico.

FONZASO, UNA DELIBERA CHE ACCUSA Ci sono già quattro Comuni veneti sotto tiro da parte della sezione veneta di controllo. Nel caso di Fonzaso (Belluno) la sezione presieduta da Bruno Prota ha depositato una delibera che è un vero atto d’accusa verso il Comune per una procedura a dir poco dilettantesca attraverso cui ha sottoscritto un contratto con Unicredit, rischioso e sbilanciato a favore della banca.
NEI COMMENTI L'ARTICOLO DI OGGI (SEMPRE SUL GAZZETTINO) IN CUI FONZASO VIENE PRESO AD ESEMPIO..OVVIAMENTE NEGATIVO!!!!! (tornano in mente le parole dell vice-Sindaco che diceva che TUTTO VA BENE... si si.. bene..

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma come è possibile che questi Amministratori fonzasini (sindaco, vicesindaco, assessori e consiglieri tutti) dinnanzi a una sentenza così importante e così accusatorio non sentano l'esigenza di spiegare ai cittadini? Come mai non è stata rispettata la procedura? NOn provano vergogna o l'esigenza di dimettersi?

Anonimo ha detto...

Dopo l'articolo di ieri sul gazzettino il sindaco pensa bene di "cambiare argomento" e sul coralpi parla di forgialluminio: forse crede ancora al vicesindaco e a quelli che minimizzavano la delibera della Corte.
Forse veramente ancora non han capito la situazione........che vergogna!!!

Anonimo ha detto...

Ma alla fine qualcuno pagherà per tanta leggerezza? Fosse la prima tra l'altro, ma in troppe situazioni si riscontra, come dice la Corte dei Conti un approccio dilettantesco
Mario

no forgialluminio ha detto...

Martedì 13 Gennaio 2009,
Chi vuole conoscere come un Comune finisce nelle grinfie di una banca, illudendosi di speculare sui tassi d’interesse e di risparmiare sui tassi fissi che avrebbe dovuto versare per mutui già contratti, si legga la storia esemplare di Fonzaso, in provincia di Belluno. La racconta, in una delibera finora unica a Nordest appena pubblicata, la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti. Esempio lampante per capire i percorsi che hanno portato centinaia di Comuni in Italia a giocare con titoli, borse, tassi d’interesse, in una pioggia di riferimenti a termini inglesi che per i non addetti ai lavori sono come l’ostrogoto. La delibera ha dato il via a un’indagine della sezione giurisdizionale della Corte e ha spunti anche per la Procura ordinaria.
Il documento porta le firme di cinque magistrati, presieduti da Bruno Prota. Da un punto di vista pratico non ha effetti, salvo l’invito a monitorare l’operazione finanziaria, a riferirne alla Corte e a «non intraprendere per il futuro operazioni i cui rischi non siano in linea con le esigenze dell’Ente». Ma è la ricostruzione che allarma, così simile a ciò che è accaduto in decine di Comuni veneti e friulani. Le banche hanno studiato le proposte, gettando l’amo e facendo abboccare Comuni bisognosi di liquidità.
Su Fonzaso i giudici scrivono: «Il Comune ha tenuto comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria, addivenendo, in assenza di alcun previo confronto concorrenziale e nonostante le riserve manifestate dai competenti organi di amministrazione e controllo, ad un’operazione finanziaria i cui rischi non erano in linea con le esigenze finanziarie dell’Ente». Inoltre, era privo della «effettiva capacità, in relazione agli strumenti conoscitivi e valutativi e alle professionalità di cui dispone, di comprendere a pieno e gestire adeguatamente i rischi, rinunciando alla maggiore protezione normativa prevista per gli operatori non qualificati».
La storia comincia il 7 aprile 2006. Il Comune attiva un contratto di Interest Rate Collar Swap" con il gruppo Unicredit (dicembre 2005-dicembre 2016). È un meccanismo per passare «da una struttura di tasso fisso a una di tasso variabile» per mutui preesistenti, agganciando il calcolo dei mutui all’indice Euribor a sei mesi. Comune e banca firmano clausole di protezione reciproca, i cosiddetti "floor" (pavimento) e "cap" (vertice), che consentono di calmierare, in basso e in alto, il valore dei tassi. Se i tassi crescono o calano il Comune si mette al riparo da eccessivi rialzi, la banca da eccessivi ribassi.
Una doppia convenienza? Macchè sostengono i giudici, una scelta azzardata, non giustificata, che ha premiato la banca. Fino a quel momento il Comune pagava un tasso fisso del 4.42 per cento alla Cassa Depositi e Prestiti per mutui di 3 milioni di euro. Una cifra certa. Ma ha abbandonato un punto fermo per navigare (attraverso lo "swap", ovvero la scambio di tassi) nelle fluttuazioni finanziarie.
Lo ha fatto entrando in un meccanismo perverso. Se gli andava bene avrebbe potuto risparmiare al massimo lo 0.33 per cento, se gli andava male rischiava di perdere fino al 3,07 per cento. I giudici: «A fronte di possibili riduzioni marginali degli oneri per interessi, il Comune ha assunto il rischio di aumentare tali oneri in modo ben più consistente: ciò che il Comune può perdere a seguito dello "swap" è circa 3 volte quello che può guadagnare per i primi due anni e 10-11 volte quello che può guadagnare per gli altri 9 anni del contratto».
I giudici si chiedono perchè il Comune si sia incamminato per una via che lo immunizzava solo in minima parte dal rischio di ribasso dei tassi fissi, mentre «gli faceva assumere, in maniera ben più consistente, il rischio del rialzo dei tassi che in precedenza non aveva». È entrato in un incubo, legato ai rialzi, con il risultato di aver perso - fino a giugno 2008 - 18.810 euro, mentre le prospettive indicano per il 2016 perdite fino a 180.517 euro.
Ma la storia è ancora più inquietanti. Per sette buoni motivi. Primo: il Comune ha pagato «al momento dell’attivazione del contratto una commissione occulta di 64 mila euro», visto che la banca non aveva corrisposto niente per un accordo rischioso per il Comune. Secondo: la banca avrebbe fornito al Comune solo la curva dei tassi "swap" usata per valutare la convenienza di operazioni a tasso fisso, ma non la "curva forward" per le operazioni a tasso variabile ancorato all’Euribor. Questo fatto «è suscettibile di integrare un elemento informativo distorsivo delle valutazioni al riguardo svolte dal Comune».
Terzo elemento. I giudici sollevano dubbi di «legittimità» dell’operazione, perchè il derivato aveva «una connotazione speculativa (a favore della banca) sensibilmente prevalente su quella di copertura (a favore del Comune)» che gli enti pubblici possono intraprendere. copertura».
Quarto punto. Sindaco e assessori hanno riferito alla Corte che estinsero anticipatamente un precedente "swap" nel 2005 «nonostante il derivato fosse vantaggioso per il Comune, su sollecitazione della banca che fece pressione per una celere sostituzione di tale contratto con uno nuovo, paventando il rischio di responsabilità per danno erariale». Quinto punto. I giudici censurano che la giunta non abbia interpellato il consiglio comunale e deciso contro il parere della responsabile del servizio finanziario, del revisore unico e del vicesindaco, «a differenza del segretario comunale, il quale era invece dell’avviso che si dovesse procedere rapidamente alla sua sottoscrizione. Il tutto si svolse in pochi giorni, su pressione della banca».
Sesto punto. «Il Comune ha dovuto dichiarare di essere operatore qualificato su pressione (della Banca), la quale altrimenti non avrebbe dato corso all’operazione, nonostante il fatto che il responsabile Area finanziaria avesse fatto presente alla Banca di non essere esperta nel campo finanziario». Ultimo rilievo: il Comune non fece alcuna gara, nè si consultò con altri operatori. Si fidò della banca con cui aveva in corso il precedente "swap". E finì swappato.
G. P.

Anonimo ha detto...

è scritto nell' articolo :
" Le banche hanno studiato le proposte, gettando l’amo e facendo abboccare Comuni bisognosi di liquidità." LA LIQUIDITA' ,AL COMUNE, SERVIVA PER ULTIMARE IL CENTRO POLIFUNZIONALE ????

Anonimo ha detto...

Sono un fonzasino molto arrabbiato! Chiedo quando questa amministrazione ci spiegherà con chiarezza e con una conferenza pubblica tutto cio' che ha combinato in questi anni!
Francesco

Anonimo ha detto...

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