Questo è il comunicato che abbiamo costruito assieme al comitato Chimica Free di Cesionaggiore, avvalendoci dell'assistenza di una serie di altri comitati trentini e bellunesi. Un documento che è si una risposta a quanto affermato dal presidente della Coldiretti trentina (a propostito del meleto intensivo che sta per essere piantato a Cesio)ma è anche un ennesimo "frutto" di un' ottima e positiva collaborazione e sinergiatra tra comitati e associazioni trentine e bellunesi(che si sta accrescendo ogni giorni di più)
Facendo seguito alle affermazioni rilasciate alla stampa dal presidente di Coldiretti, Gabriele Calliari, a sostegno degli imprenditori trentini che hanno acquistato dei terreni nel comune di Cesiomaggiore per impiantarvi un meleto intensivo, desideriamo esprimere alcune nostre considerazioni e perplessità
Non si comprende perché Calliari citi soltanto i “due padri di famiglia” dimenticando se stesso. Non è forse vero che lo stesso Calliari è a sua volta coproprietario e presidente del consiglio di amministrazione della società “La Feltrina”? Ci pare questa sia una situazione di “conflitto di interessi” che ci porta a sospettare sulla terzietà di Calliari. Riteniamo che chi abbia un diretto interesse economico non dovrebbe difendere e sostenere la nuova società dando lezioni a chi chiede sicurezza per la salute e tutela del territorio.
Calliari ha affermato che l’operazione dei trentini porterà a positive ricadute sul territorio cesiolino, senza però indicare quali, e soprattutto, citando il protocollo male applicato, se non applicato, in Val di Non, sorvolando sulle problematiche ambientali e su quelle relative alla tutela della salute del territorio e dei suoi abitanti. Se la situazione in Val di Non fosse così idilliaca, come appare dall’intervista a Calliari, come si spiegherebbero:
- la presenza di residui di pesticidi rilevati in tutta la valle sulle proprietà private, nei parchi giochi, nei campi di foraggio ecc.
- la presenza di un Comitato, rappresentativo di oltre 1000 firmatari che sta valutando attentamente queste tematiche e le sue ricadute sociali
- le circa 200 segnalazioni di inosservanza delle ordinanze alla APSS di Trento in poco più di un mese, e limitate a poche centinaia di ettari;
- il continuo aumento di petizioni locali che chiedono la cessazione dell’espansione della frutticoltura intensiva “integrata” (vedi petizioni nei Comuni di: Romeno, Cavareno, Sarnonico, Fondo, Ronzone, Malosco, Don, Amblar, Spormaggiore, Sfruz, Smarano e Tres).
Si vuole riproporre nel territorio cesiolino e bellunese un modello che, come dimostra la pluridecennale esperienza dell’agricoltura nonesa, mostra evidenti e notevoli limiti e rischi sia per l’ambiente che per la salute dei suoi abitanti? Perché continuare a difenderlo con motivazioni parziali e di parte? Quali sono gli interessi tutelati? Quali quelli della popolazione?
Ci sono esempi collaudati di imprese, anche del feltrino, che hanno intrapreso la strada dell’agricoltura pulita e biodiversa, con grandi soddisfazioni. Non venga detto per cortesia che non è possibile. Piuttosto, con onestà, che non si vuole.
Vogliamo invece rimarcare la diversità del bellunese ricordando che nel Comune di Cesiomaggiore insistono delle realtà agricole molto interessanti. In primis la cooperativa Fiorita e una miriade di aziende biologiche che stanno dando un forte impulso all’autoproduzione agricola, di qualità. Aziende che hanno puntato al recupero di varietà autoctone, sulla biodiversità e sul biologico Situazione assai diversa dall’agricoltura intensiva nonesa che mira a prodotti standardizzati, tutti uguali in forma e “sapore”, schiavi delle regole del mercato globale che pretende decine di trattamenti chimici e massicce concimazioni chimiche. Basti pensare che quando una pianta di melo noneso giunge alla fine della sua breve “carriera produttiva” non è più considerata un “pezzo di legno” ma un rifiuto speciale, con problemi di smaltimento delle ceppaie impregnate di sostanze inquinanti.
Nella dichiarazione alla stampa il presidente di Coldiretti afferma che gli amministratori del feltrino guardano con favore all’operazione dei trentini intravvedendovi positive ricadute per il nostro territorio. Ma, invece, non dicono nulla sul prezzo di favore spuntato dai trentini (circa 5 euro/mq) assai inferiore al prezzo dei terreni agricoli in Destra Val di Non che, secondo recenti stime (di Inea – Istituto Nazionale di Economia Agraria), varia da un minimo di 161.000 euro a un massimo di 338.000 euro ad Ha. Finora di positivo pare esserci ben poco se, a seguito dell’operazione trentina, il costo dei terreni agricoli di Cesiomaggiore e dintorni è lievitato fin quasi del doppio di quello concordato con “La Feltrina”. Tutto ciò sta contribuendo a rendere assai più competitiva, se non proibitiva, l’offerta per gli agricoltori locali che intendono lavorare la terra secondo presupposti ben diversi dai protocolli della monocoltura nonesa.
Non ci sembra opportuno approfittare della particolarità del momento congiunturale per sostenere la validità dell’operazione trentina, secondo Calliari foriera di sviluppo economico. Perché, proprio per le criticità congenite di questo modello di agricoltura si dovrebbe invece essere stimolati a correggerlo e a cambiare strada; e tra queste criticità quella delle conseguenze sulla salute derivanti dal massiccio impiego di sostanze cancerogene è tra le più doverose di coraggiosi provvedimenti. L’amministratore lungimirante se ne rende conto. Quando è anche il sindaco della comunità, è il primo responsabile della salute pubblica e dovrebbe essere maggiormente consapevole sulle sue responsabilità e capace di maggiore autonomia decisionale.
Infine, Calliari accenna alla volontà dei soci de “La Feltrina” di integrarsi nel territorio che li ospita. Ci mancherebbe se, almeno a parole, ciò non avvenisse: purtroppo, per i fatti, il nome non basta. Peraltro, almeno in provincia di Belluno, nessuno ha fomentato pregiudizi sulla questione; molti hanno solo chiesto chiarezza agli amministratori che invece hanno aggiornato la popolazione a cose fatte.
L’intervista chiude con un accenno alla lungimiranza che sembrerebbe requisito dell’accordo trentino-bellunese. Riteniamo si possa parlare di lungimiranza solo se i nuovi arrivati nel territorio cesiolino, invece di “colonizzarlo” secondo i loro patti e protocolli, intendessero optare per un modello di agricoltura diverso dal loro. Il territorio cesiolino sarebbe aperto a questo tipo di innovazioni che, come già detto, diverse aziende stanno portando avanti da alcuni anni .
Proprio perché il territorio preservato è l’unica vera fonte rinnovabile di ricchezza si dovrebbe fare di tutto perché questa ricchezza non venga inutilmente sacrificata alle mire di espansione dei signori della monocoltura frutticola agroindustriale.
Comitato Chimica Free - Cesiomaggiore (BL)
Comitato Prà Gras - Fonzaso (BL)
(tra i commenti le dichiarazioni del Presidente Coldiretti TN Calliari)