martedì 1 settembre 2009

COMUNICATO CONGIUNTO IN RISPOSTA A CALLIARI


Alle accuse infondate non ci si abitua mai!! Lo abbiamo constatato anche in questo caso, leggendo, sui giornali trentini, che il presidente della Coldiretti di Trrento accusava “gli ambientalisti” per il taglio di 1200 piante a Calliol (Cesiomaggiore).
Non sappiamo davvero cosa spinga Calliari ad affermare ciò tenuto anche conto che i comitati e le associazioni ambientaliste hanno da sempre usato metodologie assai lontane da quella incriminata. Il nostro è stato, ed è un agire teso ad informare e coinvolgere i cittadini attraverso volantinaggi, incontri informativi e di discussione ai quali hanno partecipato amministratori, tecnici, medici di levatura nazionale e internazionale. Abbiamo promosso raccolte di firme e interrogato politici, amministratori ed istituzioni. Come si può pensare che tutto ciò sia sinonimo di “eversione” quando rappresenta l’essenza, il fondamento della democrazia?
Prendiamo le distanze dal gesto accaduto tra giovedì e venerdi notte a Calliol, un gesto che non ci appartiene: ci sentiamo però in dovere di fare alcune precisazioni rispetto alle dichiarazioni rilasciate dal Signor Calliari.
Chiediamo pertanto al Signor Calliari, visto anche gli importanti ruoli che ricopre, di fare nomi, cognomi e circostanze, sempre che sia in possesso di elementi precisi per poter accusare e fornire quindi tutti gli elementi utili all’autorità giudiziaria. Se così non è tenga per se sospetti senza fondamento e non lanci accuse generiche e infondate che offendono persone che sempre si sono attenute alla legge. Ogni illazione priva di fondamento viene rispedita al mittente.
Si parla di atto mafioso: la mafia è un’altra cosa. È proprio quel tacere anche di fronte a ciò che non va: mafia, omertà non ci appartengono e lo dimostriamo come cittadini, comitati e associazioni ambientaliste con la nostra voce, senza alcun timore.
Non si può paragonare tutti gli ambientalisti a qualche vero "esagitato", arrivando ad evocare "la mafia" e scambiare la democrazia per un qualcosa che è gestito dagli imprenditori che "vogliono investire".
Calliari parla, per ciò che riguarda le forti polemiche seguite all’impianto del meleto intensivo a Cesiomaggiore, di “proteste di pochi esagitati”: 1200 firme di persone fortemente contrarie al tipo di impianto non ci sembrano poche; anzi rappresentano un segno inequivocabile di quello che pensano i cittadini cesiolini e feltrini e cioè che la salute non possa essere messa in discussione.
Si sa bene cosa contestano i cittadini di Cesio e Feltrini: il fatto che un tipo di coltivazione intensiva possa comportare un danno alla salute nonché un danno ambientale; senza peraltro apportare benefici economici per l’area interessata. I cittadini feltrini oltre ad avere fantasia hanno voglia e capacità di intraprendere oltre che di lavorare (basti guardare agli straordinari risultati di diverse realtà agricole che proprio a Cesio puntano su metodi non intensivi e sulle varietà locali): senza purtroppo avere risorse e finanziamenti come nelle province autonome.
Non hanno problemi con chi investe nel territorio dove abitano, semplicemente si preoccupano di ciò che comportano tali investimenti. E non hanno certo paura di dire ciò che rappresenta un problema.
Per ciò che riguarda la tutela dell’ambiente l’unica persona che si è stancata delle “proteste”, meglio delle posizioni dei Comitati, sembra essere lo stesso Signor Calliari: anche nella terra trentina infatti la situazione “va complicandosi” visti i risultati delle analisi promosse dal Comitato per la Salute della Val di Non. Su 13 campioni 12 sono risultati contaminati da una o più sostanze dannose per la salute: campioni rilevati anche a distanza di 70 metri dai meleti, campioni rilevati nei giardini, negli orti privati, negli spazi pubblici; oltre alle centinaia di segnalazioni di infrazioni commesse nei meleti e non rilevate né sanzionate. Anche la gente trentina ha compreso che cosi non si possa più andare avanti: che sia necessario cambiare direzione sia per la salute pubblica che per l’economia.
Dopo quanto accaduto ribadiamo la necessità, come sempre hanno fatto Comitati, Associazioni ambientaliste e liberi cittadini, di considerare il dialogo e confronto democratico elementi indispensabili e fondamentali.
Noi continueremo in questa azione in sintonia con gli altri comitati ed associazioni bellunesi e trentine. Siamo consapevoli di dare molto fastidio a coloro che vorrebbero che le “scelte” fossero fatte da pochi e poi fatte subire a tutti.. ma siamo anche consci che riusciamo anche a costruire momenti di dialogo, confronto e progettazione molto significativi e importanti per l’intera comunità
Dopotutto, come diceva una vecchia canzone.. la libertà è partecipazione

Comitato Chimica Free – Comitato Prà Gras

3 commenti:

Anonimo ha detto...

>«Siamo andati nel bellunese per mettere radici e ci rimarremo»
Radici che al
termine del ciclo vitale della pianta andranno smaltite come rifiuto speciale.

Non ho parole per comentare queste dichiarazioni. Solo una cosa vorrei dire:
sarebbe ora di smetterla di parlare di movimenti ambientalisti e di no-global,
perche' vista la situazione si tratta di movimenti umanisti e di buon senso
globale.
Non perdiamoci d'animo.
Ciao
Gimmy

Anonimo ha detto...

Mi sento in perfetta alleanza con il vostro
comunicato che spero abbiate inviato anche ai
giornali trentini. Sarebbe ora di dare una
sferzata, oltre che dialettica, di democrazia e
saggezza a certa gente. Teneteci aggiornati e se necessario manifestiamo!

Anonimo ha detto...

tutta la vicenda di P.A.S. DOLOMITI mi ha fatto vivere in prima persona
questo tentativo di "chiudere nel ghetto e di isolare" realizzato dalle
controparti con l'uso continuo e costante della etichetta di "
AMBIENTALISTI E NO GLOBAL" e nemici del "FARE".

credo che dovremmo riuscire a presentarci per quello che veramente
tentiamo con fatica di fare: immaginare una modernità che abbia futuro
attraverso la redifinizione dei valori fondativi di LIBERTA FRATERNITA
UGUAGLIANZA da realizzare partendo dal territorio.

ciao claudio