sabato 23 ottobre 2010

Le cose che al Salone del gusto avrei preferito non vedere


un interessante riflessione di Michele Corti
per leggere l'intero articolo cliccare qui

Melinda è un emblema in negativo del rapporto cibo e territorio. Stride la sua presenza al Salone del gusto. Poi ci sono anche quei prodotti valtellinesi ...

Nell'area del Salone confinante a quella della Lombardia c'è quella del Trentino. Passando non ho potuto fare a meno di notare il grande stand del Consorzio Melinda. Di Melinda in questo sito ci siamo occupati in più occasioni. Al disappunto per la presenza del Multiconsorzio valtellinese si è aggiunto quello per la presenza di Melinda. Qualche settimana fa (era il 9 settembre) mi ero recato con Marzia Verona dai pastori di Bellino in Val Varaita (vai all'articolo). Passando dalla zona del Saluzzese dove molte aziende si dedicano alla frutticolture e, in particoalre, alla melicoltura, Marzia che - pur avendo sempre i pastori e il pastoralismo nel cuore - ha in corso una collaborazione nel campo della frutticoltura, mi ha raccontato delle difficoltà di piazzare sul mercato le mele locali. A dispetto del km0 e del fatto che qui le mele sono meno trattate (non c'è una monocoltura come in Val di Non e ai filari di mele sono alternati i kiwi e le pesche così da ridurre la carica dei patogeni) "la gente non chiede 'le mele', chiede 'melinda'". E' ipnotizzata, condizionata dalle martellanti campagne pubblicitarie di Melinda. Melinda in realtà non vende una mela, una Golden delicious (73% delle mele Melinda) o un'altra delle varietà 'globale' molto produttive, standardizzate, serbevoli (ma anche poco resistenti alle avversità). Vende un Bollino. Anzi, meglio, vende campagne promozionali dei 'creativi'.
Un sistama intensivo che fa grande uso di pesticidi e che mette fuori mercato i distretti melicoli 'minori' e vuole essere globish



Ma veniamo a cose più concrete e vicine a noi. Melinda ha costretto la concorrenza a seguirla. Sono arrivate la sudtitrolese Marlene (scontata!) e la sfigata Melavì (e che vuol dì?). Sfigata per quanto detto sopra, ovvero che la Lombardia regala 25 miliardi all'anno alle altre regioni che non sanno come spendere i soldi e non è in grado di sostenere adeguatamente le sue produzioni (dagli spumanti alle mele).

Nello stesso Trentino per opera della coop Mezzacorona è nata di recente Valentina (che richiama il fumetto di Guido Crepax ideatore, guarda caso, anche di un altro personaggio sensuale (leggisempre gnocca): ... Belinda. Toh! Gira che ti rigira ...

Ma Melinda rimane Melinda. Produce 310mila tonnellate di mele (su 2 milioni di tonnellate prodotte in Italia), punta di diamante di una melicoltura trentino/sudtirolese molto specializzata ed intensiva che in val d'Adige e dintorni produce il 60% delle mele italiane togliendo spazio ai tanti piccoli 'distretti della mela'. Alla faccia del km0, della varietà colturale, della monocoltura brutta e cattiva.

Ora Melinda punta al mercato russo (pensando a quello indiano e cinese) e ci sarebbe da dire: la globalizzazione è cattiva quando i cinesi portano i pomodori in Italia e buona quando i trentini portano le mele in Russia? Associare Melinda al titolo del Salone (cibo = territori) mi pare stridente solo pensando ai melicoltori piemontesi ma anche ai nonesi (gli abitanti della val di Non). Non tutti in nome del business Melinda accettano di subire la presenza dei numerosi trattamenti con i pesticidi (decine in un anno) a pochi metri dalle case. La logica della monocoltura è spietata: via i prati, mele che si inerpicano sulla montagna, che 'abbtacciano' i nuclei abitati. Il Comitato per la salute della val di Non (Non-Pesticidi) ha fatto eseguire analisi a sue spese che dimostrano la presenza di residui di pesticidi nelle urine dei bambini (vedi articolo) ma le 'autorità' rassicurano: meno cancro qui che altrove. Eppure tra i pesticidi utilizzati (tanti) ve ne sono alcuni che da anni vengono indicati da molte fonti come pericolosi . Non farebbe piacere al Comitato per la salute noneso vedere lo stand di Melinda campeggiare nel Salone del gusto e non ha sicuramente fatto piacere vedere come Melinda si sia 'appropriata' del Salone (e persino di Terra Madre) strumentalizzando e capitalizzando la sua presenza (vedi sotto il comunicato che appare sul sito di Melinda).



Con uno stand non si compra solo uno spazio ma si compra anche altro ....



Comprando/vendendo uno stand ci si appropria/si vendono anche i valori e simboli trasmessi dal 'contenitore' (una volta si diceva "vendere l'anima al diavolo"). C'è da che storcere la bocca leggendo come Melinda incensa il Salone del gusto e Terra madre insinuando, mica troppo subliminalmente, la sua identificazione con il cibo buono, pulito e giusto. Specie dopo che qualche settimana fa un manager che segue la promozione di Melinda si è lasciato pubblicamente andare ad affermazioni tipo "solo sesso e droga rendono meglio di Melina" e "per ogni euro di pubblicità televisiva ce ne tornano due". L'incauto, ma sincero, 'ganassa' è stato 'cazziato' ma ha detto la verità: Melinda è un frutto ... televisivo.





Comunicato di Melinda (www.melinda.it)



19/10/2010 - SALONE DEL GUSTO 2010
Torino, 21-25 ottobre 2010 Lingotto Fiere

Il Salone del Gusto giunge alla sua ottava edizione, consacra in maniera compiuta la propria vocazione internazionale e si afferma come un momento centrale nel calendario di chiunque al mondo abbia a cuore il cibo. Insieme a Terra Madre, con la quale costituisce ormai due parti inscindibili e interconnesse che dialogano fittamente tra di loro, il Salone del Gusto è forse l’unico luogo al mondo dove contadini e artigiani, il mondo della cultura accademica e i cuochi, grandi cultori dell’enogastronomia e “semplici” neofiti si possono incontrare, dando vita a scambi e amicizie.
È il luogo dove si realizza una fitta rete di relazioni nel nome di un cibo sostenibile, che sappia ancora trasmettere gioia, e a cui sia restituito il suo pieno valore. Il Salone del Gusto è quindi un evento educativo, perché permette di imparare, conoscere, confrontare e informarsi, ma tutto questo si realizza nel nome di un diritto al piacere molto responsabile e pienamente condiviso. È soprattutto una festa, fatta per conoscere ciò che mangiamo e celebrare l’umanità che è coinvolta nella sua produzione.

Nessun commento: