Una serata molto partecipata, intensa, propositiva.. quella che si è tenuta martedì 3 febbraio presso il centro giovani a Farra di Feltre. Una cinquantina di persone giunta da diverse parti del bellunese, del feltrino, del primiero e perfino da Trento e Folgaria per proseguire quel cammino (iniziato circa 1mese fa) di condivisione di conoscenze, saperi, pratiche.. per dar vita a momenti di dialogo, proposta e confronto.
Molta la “carne al fuoco” (e mi scuseranno i vegetariani per questa frase) anche se sin da subito la discussione si è concentrata sulla situazione di Cesiomaggiore dove sta procedendo a ritmi serrati l’impianti di 20 ettari a meleto intensivo. L’arrivo di questo tipo di “agricoltura industriale” marchiata “Val di Non” (un agricoltura che richiede massicci trattamenti chimici e favorisce la monocultura) è l’ antitesi della tipica agricoltura che in questi ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo a Cesio ma anche in molti altri Comuni bellunesi Un agricoltura caratterizzata da varietà autoctone, dal biologico, dal basso impatto ambientale, dalle utoproduzioni. Sin da subito si è deciso che una delle priorità è di diffondere conoscenza e soprattutto la consapevolezza che il bellunese non è una zona depressa che ha bisogno di essere “sviluppata” da questo devastante tipo di agricoltura industriale. Ma che è anche molto importante mantenere viva la rete di collegamento tra diverse realtà che ha costruito la risposta comune data al presidente della Coldiretti Trentina Calliari. Una rete che partendo da Cesiomaggiore e passando per Fonzaso, la Valsugana Milano e Trento giunge in Val di Non, ma che puo’ (anzi deve) estendersi anche oltre
Si è pertanto deciso di continuare questa collaborazione sinergica. Sia per organizzare una serie di serate pubbliche che oltre a Cesiomaggiore toccheranno (grazie alla collaborazione di gruppi locali) anche Fonzaso, Lentiai, Trento. Sia per costruire dei documenti, dei dossier su come è attualmente la situazione nel feltrino e come è in Val di Non. Inviteremo anche studenti, ricercatori, esperti alla stesura di questi documenti-dossier, convinti che troveranno ampio spazio in network nazionali e internazionali che hanno già manifestato notevole interesse per la questione.
A ciò non mancheremo di aggiungere anche altre voci che parleranno di alimentazione, di sostenibilità, di potenzialità del territorio e dell’agricoltura bellunese. Un coro fatto di tante conoscenze, saperi, esperienze di cui è ricchissimo questa vasto territorio alpino.
Ci si è soffermati a lungo anche sulla questione autoproduzione. Autoproduzione è condivisione di tecniche di coltivazione, di sementi (vero patrimonio spesso ignorato), di contatti e metodologie. Ma è anche il riuscire ad autoprodurre dossier, il fare (tutti assieme) vere e reali “valutazioni di impatto ambientale e sociale” di certi “ecomostri” che vengono (o vorrebbero essere) imposti al territorio che ci ospita e a noi tutti. Sbugiardando tecnici, burocrati, funzionari che reputano non impattanti impianti di risalita che sfregiano paesaggi, parchi naturali e riserve integrali.
Molto interessante il lavoro fatto da Officina Ambiente e dai comitati trentini sulla V.I.A. in quella provincia che noi bellunesi pensiamo sia l’eden mentre è ben altro..
La serata ha palesato la volontà di molti di mettersi in gioco, di offrire le loro conoscenze, competenze, contatti per costruire tanti spazi di discussione, informazione, progettualità, capaci di toccare le tematiche più svariate ma inevitabilmente legate le une alle altre
Un discutere e proporre a più “livelli”, per parlare di “fasol bonel de fondaso”, di “distretto del biologico”, di “v.i.a.”, di sovescio, di creazione di una rete di condivisione e commercializzazione di semi autoctoni, di orti scolastici, di pannelli solari, di aree industriali, di cave e di tanto altro ancora.. Il tutto senza avere la pretesa di avere la verità o la soluzione migliore in tasca, ma con l’umiltà di chi vuole conoscere a fondo e di offrire le sue conoscenze agli altri convinti che non ci interessa vincere ma piuttosto convincere.. che non ci interessa inseguire l’autoreferenzialità né porre (imporre) marchi, visioni o sigle ma crear sempre più legami tra conoscenze e sensibilità consentendo loro di esprimersi al meglio
Nuovo appuntamento fra 15giorni, stessa ora e stesso posto con già “quasi pronto” il programma delle serate di marzo e l’auspicio che sempre nuove voci, sensibilità, colori si aggiungano a questo cammino che solcando bellunese e trentino ci fa sentire parte dell’immensa, stupenda regione alpina
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2 commenti:
UN INTERESSANTE COMMENTO GIUNTO DA VITTORIO:
Se è ovvio che noi tutti siamo contro i meleti intensivi altrettanto
dobbiamo dire:
1) si alle coltivazioni di frutta (mele-uva ecc.) in vallbelluna le quali
devono essere rigorosamente biologiche o biodinamiche (o in conversione).
perchè il nostro ambiente non può sopportare ulteriori incrementi di
fattori inquinanti, tossici e mutageni.
2) che i comuni da subito facciano richiesta all'Arpav per un monitoraggio
degli inquinanti in modo tale da poter comparare i risultati negli anni
futuri.
3) proprio perchè la salute dei cittadini è la nostra maggiore
preoccupazione chiediamo di dare la massima priorità alla
trasformazione delle mense scolastiche in mense biologiche in modo tale
che da subito la salute dei più piccoli sia preservata.
4) che il programma dietetico delle mense segua i principi di salute e di
medicina naturale in opposizione alle diete dell'USLL che
seguono dettami Americani degli anni 50 che hanno portato la
popolazione USA al 65% di obesità con tuti i problemi che ne seguono da iper
alimentazione.
5) che la scuola si faccia promotrice d'una nuova educazione con la
creazione di orti didattici e giardino dei semplici (erbe aromatiche).
6) che il programma didattico inserisca almeno un'ora settimanale sul
risparmio energetico e sui principi della decrescita (bisogna trovare
agganci tra gli insegnanti)
7) che si coinvolgano gli agricoltori locali per poter assieme valutare di
ridurre l'utilizzo della chimica in favore del biologico.(ovviamente bisogna
sostenere il
mercato biologico).
8) FONDAMENTALE da subito costituire una rete telematica in cui tutti i
produttori biologici, gli autoproduttori ecc. possano informare il mercato
della propria
produzione od eccedenze di produzionre (chi fa autoproduzione) in
modo tale da collegare in termini diretti produttori e consumatori.
9) creare una rete per ricercare sementi e piante antiche da riutilizzare in
valbelluna e per dase assistenza ed informazioni agli stessi coltivatori..
10) utilizzaando in modo particolare le strade silvo pastorali, chiediamo ai
comuni la creazione di "strade verdi" con dei percorsi botanici completi
di
cartellonistica ed informazioni. In questo progetto si potrà inserire
anche la giornata dell'albero che molte scuole già festeggiano.
11) insistere sull'autoproduzinone non solamemnte degli alimenti ma pure
energetica, bioedilizzia ecc.
12) coordinare i gruppi d'acquisto x migliorarne l'offerta.
Com'è facile comprendere io non sono un agricoltore ma ho passato gli ultimi
30 anni gestendo in provincia di Ve e Tv negozi di alimentazione naturale ed
erboristerie.
Trovo molto interessante una mapaptura delle aziende biologiche, e di chi fa autoproduzioni Ma anche e soprattutto dei semi autoctoni
Grazie
Flavio
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