domenica 12 agosto 2007

«La Uil strumentalizza il caso Metalba»

De Cesero: «Ho il dovere di tutelare la salute dei cittadini. E non si tirino in ballo i morti del Vajont»

«La posizione del segretario provinciale della Uilm-Uil Paolo Da Lan sulla Metalba di Longarone non aiuta nessuno. Evitiamo se possibile ogni strumentalizzazione e verifichiamo per bene le cose prima di assumere qualsiasi posizione».Va giù duro il sindaco di Longarone Pierluigi De Cesero sulla lettera pubblicata ieri dal Gazzettino a firma di Da Lan. Tanto da spingere il consiglio provinciale a ritirare l'ordine del giorno presentato dalla giunta a sostegno di una nuova localizzazione dell'azienda al fine di tutelare la saluta pubblica per consentire una verifica. La commissione si riunirà il prossimo 7 settembre. Ma De Cesero risponde punto su punto su alcuni dei passaggi della lettera. «Nessuno a Fortogna e a Longarone ha mai denigrato la Metalba - attacca il sindaco e consigliere provinciale - e nessuno ha mai detto in consiglio comunale che se ne deve andare. Certo, siamo contrari ad un ampliamento per questioni legate al territorio». De Cesero alza la voce anche sulla difesa dei posti di lavoro. «Mi pare che come sindaco di Longarone lo abbia sempre fatto, basti ricordare le prese di posizione sull'Olcese e su altre aziende con problemi sul mio territorio, così come presidente del Conib sto cercando di portare nuova occupazione».Il primo cittadino esclude anche che in consiglio comunale si sia mai parlato di azienda inquinante. «Ovvio che se i cittadini di Fortogna mi chiedono di salvaguardare la loro salute in base alle loro lamentale, devo farlo. Ho il dovere di garantire la qualità della loro vita».De Cesero diventa addirittura furente quando nella lettera si cita la catastrofe del Vajont: «Non tiriamo in ballo i nostri morti - tuona - o i contributi derivanti dalla tragedia. Da longaronese che ha sofferto dei lutti non mi lascio dire da nessuno di lasciare in pace le vittime del mio paese. Quelli sono i miei morti. Ed escludo anche il fatto che nessuno ha mai detto che la Metalba deve andarsene per dare impulso allo sviluppo edilizio».Furenti anche i rappresentanti dei cittadini di Fortogna che erano arrivati al consiglio provinciale per sostenere l'ordine del giorno. «Tutti abbiamo rispetto per il lavoro e per gli operai e nessuno ha mai detto di chiudere la fabbrica - ha spiegato Carla Feltrin - ma forse chi non abita lì non si rende conto dei rumori, fumi, esalazioni maleodoranti che dobbiamo sopportare 24 ore su 24, anche di notte. C'è un decreto che impone alle aziende come quella di essere lontano dagli abitati e basterebbe farlo rispettare. Noi ci accontentiamo che la fabbrica non venga ampliata».Il sindaco De Cesero ha chiesto la convocazione di un tavolo per trovare un accordo. «Politici, tecnici, azienda e sindacati, per una verifica in modo che nessuno alla fine possa rimetterci».

1 commento:

Anonimo ha detto...

QUESTO è LO SCRITTO (CHE NOI RITENIAMO ASSAI SCONCERTANTE) DEL SINDACALISTA UIL.. da marghera a fonzaso a fortogna..NON SI SMENTISCONO MAI!!!!!!

La vicenda Metalba preoccupa la Uilm di Belluno. Su dati inesistenti e su presunti inquinamenti si vuol mettere sulla strada 40 famiglie di lavoratori che sentono minacciati i posti di lavoro da questa campagna. A me non spetta sicuramente il compito di difendere l'azienda, con cui però condividiamo un obiettivo: mantenere l'occupazione e possibilmente incrementarla.
Nella serata di lunedì 6 agosto ho assistito all'incontro tra la comunità di Fortogna e il presidente Reolon, di cui ho apprezzato la chiarezza e la serietà. Reolon non ha ceduto troppo alla possibile tentazione del facile populismo, una brutta bestia utilizzata da chi non ha argomenti sufficienti alla discussione.
Sinceramente mi sarei aspettato che il Comitato promotore della protesta avesse almeno qualche elemento oggettivo da portare di fronte al Presidente: rilevazioni, monitoraggi, denunce circostanziate o qualsiasi altra cosa che avesse dato la possibilità di «inchiodare» Metalba alle proprie responsabilità. A oggi però non risulta alcun elemento in tal senso. Se si vuol sacrificare al progresso edilizio qualche decina di lavoratori è necessario avere almeno qualche elemento concreto su cui appoggiare qualsiasi nobile causa.
Dal dibattito è emersa soprattutto e ripetutamente l'affermazione che l'azienda inquina. Tutte le attività umane producono inquinamento e per questo esistono le leggi e i decreti. Metalba non produce fiori, ma è una fonderia che ricicla alluminio. Si sta facendo però passare l'idea che tutto l'inquinamento è imputabile a Metalba , senza considerare le realtà produttive presenti nel raggio di 1 chilometro dall'abitato di Fortogna. Definire Metalba «azienda insalubre di prima classe» fa effetto e spaventa, ma bisogna studiare la legislazione, che definisce i parametri necessari alla tutela della salute. L'azienda è sorta non sicuramente in epoca recente, e l'amministrazione comunale e provinciale e gli organi competenti ne hanno controllato ogni evoluzione. Allora non c'era l'espansione edilizia avutasi in seguito e alcuni residenti di allora che erano favorevoli all'insediamento delle fabbriche in quel sito, oggi siedono tra le fila di chi protesta. Molte case sono state costruite dopo il 1987, anno in cui ha iniziato la produzione l'azienda.
L'insediamento di Metalba è stato fatto esattamente come per tutte quelle aziende di prima classe per le norme: 259 tipologie diverse di produzione, deposito o impiego. Viene da chiedersi perché da anni si sta battagliando contro la Metalba se lo stesso stabilimento tessile confinante dell'Olcese, ora chiuso, appartiene alla medesima classificazione di Metalba . L'amministrazione provinciale intende porre sotto la sua attenzione anche la Lattebusche perché anch'essa opera nei settori indicati all'interno di quell'elenco, oppure la cartiera di Santa Giustina deve attendersi d'essere «attenzionata» perché presente in quella tipologia di classificazione? La caccia alle streghe dovrebbe poi continuare con la birreria di Pedavena perché classificata nella seconda classe? In provincia abbiamo pochissime realtà che non rientrano nella tipologia di classificazione di prima e seconda classe. A queste aziende è imposta poi una particolare attenzione e norme severe per tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini.
Credo sia opportuno che i lettori conoscano qualche elemento in più sul caso specifico, che non provenga dalla solita fonte. Ciò che scriverò è basato su dati, progetti, documenti e relazioni depositate dall'azienda all'atto delle richieste di potenziamento e d'ampliamento e quindi nelle disponibilità delle amministrazioni oggi interessate.
Vediamo di ribattere le questioni principali sollevate da una parte dei cittadini di Fortogna, anche se queste non rappresentano il vero problema.
È falso che i camion che si recano in Metalba siano LA fonte d'inquinamento. Lo sono tanto quanto i mezzi che transitano nelle vicinanze. Anzi oggi transitano per la frazione undici camion Metalba per un totale di 22 corse giornaliere negli orari dalle 7 alle 21 al massimo, dopo di che i portoni dello stabilimento devono rimanere chiusi per direttiva aziendale. Dati in nostro possesso dimostrano che Metalba rispetta le norme per l'inquinamento acustico. Quanto all'interno del fabbricato i lavoratori hanno a disposizione i dispositivi previsti e ne rispettano l'obbligo d'uso. Mi permetto di invitare i lettori più curiosi a recarsi, dopo la chiusura per ferie, una o più sere a caso nei pressi dello stabilimento per valutare quale possa essere il rumore «assordante» dello stabilimento. L'Arpav inoltre ha dimostrano che l'azienda rispetta i parametri previsti e ora, con nuovi investimenti, sarebbe pronta per normative più severe. Per ciò che riguarda i fumi, oltre al monitoraggio periodico, l'azienda ha fatto analizzare da un laboratorio esterno il terreno nei pressi della fabbrica per rilevare se vi fosse presenza di sostanze inquinanti, ha fatto inoltre analizzare le varie acque di scarico. I valori rilevati sono nella norma. Mi fa molto riflettere anche il fatto che la protesta sia portata avanti soprattutto da chi ha costruito la propria abitazione molto dopo l'avvio delle produzioni Metalba .
Oggi i lavoratori si chiedono: se il Comune di Longarone ritiene Metalba un'azienda a rischio perché ha concesso il permesso di costruire nelle sue vicinanze? E ha fatto rispettare le norme sulle distanze tra fabbriche insalubri di prima classe e abitazioni civili? Oppure le norme che valgono quando si costruisce una fabbrica insalubre vicino a un centro abitato, non valgono quando è il centro abitato che sorge vicino alla fabbrica?
La riunione di lunedì 6 agosto ha prodotto un risultato per me assolutamente chiaro: secondo i cittadini di Fortogna e gli amministratori locali la Metalba deve andarsene, e deve farlo a proprie spese. Anche se in regola. Il motivo è presto detto: si devono costruire nuove case su quel terreno.
Ho anche una richiesta da fare a tutti: lasciate in pace i morti. Smettete di utilizzare come un'arma contundente la disgrazia del Vajont. È poco rispettoso di quella memoria tirarla in ballo quando il vero obiettivo è l'espansione edilizia. Soprattutto per coloro che della tragedia del Vajont stanno facendo una prospettiva turistica.
Se decidono che Metalba deve spostarsi, l'amministrazione e i cittadini di Longarone dovranno accollarsi i costi industriali e sociali dell'operazione. Costi sociali derivati dal fatto che stiamo parlando di lavoratori con un'età media superiore ai 45 anni. Chi li vorrà quelli con 50 anni?
Del resto ogni dubbio nella questione me l'ha tolto il sindaco De Cesero dicendo che la Metalba ha già usufruito dei contributi per il Vajont. Per lui ora l'azienda se ne può andare. Per anni noi sindacalisti ci siamo battuti perché le aziende rimanessero seppur terminati i contributi del Vajont. Forse ci siamo sbagliati. L'operaio bellunese è bene possa vagare allo stato brado per la gioia dei numerosi turisti che verranno a visitarlo.
Se dovesse proseguire la campagna di disinformazione e qualora tale atteggiamento sia portato avanti con l'obiettivo di arrivare alla dismissione forzata, mi attiverò per far valutare, a chi di competenza, se nella vicenda, appurata l'inconsistenza delle accuse, non si profili il procurato allarme. Il mio unico obiettivo è la salvaguardia dell'occupazione in Metalba .
Mi rammarica però sentire che qualcuno dei vicini di Metalba inizia a offendere i lavoratori che stanno lavorando gridando «alcolizzati» o altro. Oggi i lavoratori invitano a cessare ogni atteggiamento incivile, ma qualora ciò dovesse proseguire non abbiamo timore del confronto civile con nessuno, ed eventualmente daremo mandato per far cessare questi atti ostili contro chi sta faticando. Anche i lavoratori hanno diritto alla dignità.
Mi permetto, per finire, un rispettoso suggerimento al sindaco De Cesero. Non disprezzi il lavoro degli operai: lavorare a quei ritmi e a quelle temperature merita considerazione e rispetto. Fino a oggi quei lavoratori suoi concittadini hanno dimostrato, lavorando, più dignità dei molti che hanno aperto bocca.
Denigrare Metalba per noi vuol dire denigrare i suoi lavoratori. E il sottoscritto per i lavoratori della Metalba il rispetto lo esige.
* segretario provinciale