giovedì 23 settembre 2010

ANCORA SUI MELETI INTENSIVI..

QUALCHE GIORNO FA IL PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI DI TRENTO E VICE PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO TRENTINA HA RILASCIATO LA SEGUENTE INTERVISTA AL "CORRIERE DELLE ALPI" (per leggerla cliccare qui)

LA RISPOSTA DEL GRUPPO "COLTIVARE CONDIVIDENDO" E' STATA IMMEDIATA
per leggere l'articolo del Corriere che la riassume cliccare qui

Il Gruppo Coltivare Condividendo aveva già fatto una approfondita analisi sulla questione "modello trentino".. per leggerla cliccare qui

DI SEGUITO IL COMUNICATO DIFFUSO DAL GRUPPO COLTIVARE CONDIVIDENDO

BASTA CON LE ACCUSE GENERICHE !!!

Se il Sig. Calliari vuole accusare qualcuno lo faccia chiaramente ed apertamente. Non si limiti, come ha fatto in un intervista rilasciata a un giornale locale, a lanciare accuse generiche riguardo a presunte voci false diffuse relativamente alla questione meleti intensivi a Calliol.

Non è la prima volta che il Sig. Calliari lancia gravi accuse generiche, non dettagliate e per nulla precise. Infatti poco dopo il taglio di diverse centinaia di giovani meli nell’appezzamento cesiolino egli affermò perentorio “sono stati gli ambientalisti”. E qualcuno qui in provincia di Belluno sta ancora aspettando le sue scuse.
Questa volta ci sentiamo di chiedere con fermezza chiarimenti rispetto a tali accuse: quali sarebbero le voci messe in giro, chi e in che occasione avrebbe fatto ciò e soprattutto in che misura si tratterebbe di falsità?

Il Gruppo Coltivare Condividendo, che in varie occasioni si è interessato alla questione, non ha timore nel ribadire che ogni propria affermazione è sempre stata comprovata e basata da analisi, ricerche e dati scientifici. Per esempio abbiamo citato le analisi indipendenti svolte da cittadini della Val di Non che hanno prelevato (nelle loro case, in parchi e in spazi pubblici a oltre 70 m dai meleti intesivi) e fatto analizzare 13 campioni, riscontrando che 12 erano contaminati da una o più sostanze dannose alla salute. Ricordiamo che il Comitato della Val di Non ha eseguito circa 50 analisi chimiche da cui è emersa una contaminazione generalizzata in zone esterne a quelle agricole e perfino nelle urine dei bambini con valori superiori di parecchie volte a quelli di riferimento.
Ancora abbiamo citato i dati di Legambiente secondo cui sui 22 campioni di mele fatti analizzare in Trentino solo 1 è risultato privo di residui.
Non ci inventiamo noi i bollettini di interventi fitosanitari consigliati dall’ Istituto di S. Michele all’Adige in cui si elencano 41 trattamenti nel 2008 e 33 nel 2009 o ancora i cartelli con la scritta “Zona pericolosa – vietato sostare” posta a pochi metri da abitazioni di Calliol”.
E nessuno di noi intende cedere nemmeno di fronte al ricatto del lavoro, ai posti di lavoro creati per la popolazione locale. Potremmo ribattere con le decine di persone che negli ultimi anni nella nostra Provincia hanno avviato aziende agricole biologiche e che su questo modello stanno investendo tempo e denaro.


Siamo fermamente convinti che il cosiddetto “modello trentino” dopato da finanziamenti pubblici), basato su un agricoltura intensiva, super trattata e super concimata (anche con prodotti che lasciano perplessi medici e ricercatori) non sia l’ideale per questa nostra provincia. Né dal punto di vista ambientale e paesaggistico; né da quello economico ed occupazionale.
Ricordiamo che Secondo l’ISTAT nel 2007 la Provincia Autonoma di Trento é stato il più grande consumatore di prodotti fitosanitari per ettaro di superficie trattabile d’Italia con un valore pari a 57,60 kg/ha contro una media nazionale di 9,12 kg/ha (6,3 volte in piu): il Veneto ne consuma 15,45.

Crediamo invece molto in un’agricoltura sostenibile, nella biodiversità naturale e coltivata, nei prodotti a km zero e nella tipicità. Crediamo molto in un legame forte tra agricoltura, turismo, artigianato, ma anche tra chi produce e chi acquista, nella filiera corta, nell’opera importante dei GAS e dei cittadini che auto producono.
E di “esempi virtuosi” in questo senso ce ne sono davvero molto in questo nostro territorio (consorzi di tutela, cooperative agricole, le molte aziende biologiche, i tre importanti presidi Slow food cioè il fagiolo gialet, l’orzo e l’agnello d’ Alpago ecc..)

Non siamo contrari ad investimenti economici anche importanti, né siamo contrari alle persone che da fuori provincia credono nelle potenzialità di questo territorio. Chiediamo solo che chi si vanta di portare idee innovative e di fornire prodotti di ottima qualità lo faccia veramente, e non ricicli modelli che stanno dimostrando tutta la loro insostenibilità.
Ma cogliamo questa occasione anche per lanciare una proposta. Dato che sia il Sig. Calliari che l’amministrazione di Cesiomaggiore hanno a cuore la sorte degli abitanti di Calliol e che tutti si dicono convinti della salubrità del meleto intensivo, perché non sostengono, finanziano e appoggiano una “campagna di monitoraggio” dell’area, gestita e organizzata dai residenti della zona?
Una serie di analisi uguali a quelle svolte dai cittadini della Val di Non, fatte da un laboratorio indipendente scelto dai cittadini stessi.
Aspettiamo fiduciosi una risposta, convinti che dubbi e timori si dissolvano non lanciando accuse generiche ma con dati, confronto e trasparenza.
nella foto il cartello di "zona pericolosa-vietato sostare" posto vicinissimo a una delle case adiacenti il meleto intensivo)


Gruppo Coltivare Condividendo
www.coltivarcondividendo.blogspot.com

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti per la bella rispsota. E' bello notatre che tra tanto silenzio c'è ancora qualcuno che ha la schiena diritta. Bravi

Anonimo ha detto...

Avete tutta la mia solidarietà Mi stupisco di tanto silenzio in questa provincia