sabato 4 agosto 2007

Comitato mobilitato: «Reolon e De Cesero sono con noi»

LONGARONE. «Se decide la Regione, ci faremo sentire anche a Venezia». Dopo il “no” del consiglio comunale all’ampliamento della Metalba di Fortogna il comitato San Martino non abbassa la guardia, anzi. La preoccupazione aumenta perché l’ultima parola sui nuovi forni della fonderia non spetta né al Comune né alla Provincia, ma alla commissione per la Valutazione di impatto ambientale che istituirà la Regione. Il Comitato teme che qualcosa possa sfuggire al controllo degli amministratori locali che hanno già manifestato la loro contrarietà all’ampliamento. Dal sindaco di Longarone De Cesero al presidente della Provincia Sergio Reolon. A Venezia! «Pensavamo che la competenza fosse provinciale», afferma la portavoce del comitato, Carla Feltrin, «ma se come emerge ora la decisione sarà della Regione, vorrà dire che andremo in Regione. Vogliamo chiarire la situazione prima che qualcuno prenda delle decisioni». La prossima meta quindi è Venezia. Reolon e De Cesero i possibili compagni di viaggio: «Il presidente della Provincia è con noi. Il sindaco ci ha detto chiaramente che a mali estremi è pronto a rispondere con estremi rimedi. Siamo pronti alle azioni dimostrative, ma speriamo che non ci inducano a tanto». Si teme un colpo di mano. L’allarme del comitato è giustificato dal fatto che nella relazione presentata alla Provincia dalla Metalba risulta che alcune parti dell’ampliamento non sono «soggette a screening», come la realizzazione del forno di omogeneizzazione e il taglio delle billette (pali) di alluminio. «Non vorremmo trovarci di fronte al fatto compiuto», continua Feltrin. L’appello ai «politici». Da Fortogna parte quindi un appello ai politici a tutti i livelli: «Che si mettano una mano sulla coscienza. Prima dei diritti degli industriali vengono quelli dei cittadini». E Feltrin prende spunto dalle parole del prefetto Provvidenza Raimondo, che, in occasione delle celebrazioni per il bicentenario di Garibaldi, proprio a Longarone, citò l’eroe dei due mondi: «Non si può governare un popolo se prima non losi ama». «Se i politici usassero questo criterio...» è il commento della portavoce. Vita inquinata. Traffico pesante, esalazioni acri, rumori. La Metalba è circondata da abitazioni di gente esasperata: «Non ne possiamo più. Ci stanno rovinando la vita. Vogliamo una vita normale». Il Comitato ha dalla sua circa 200 persone della frazione longaronese. Ultimamente sono stati perseguitati anche da un fischio lamentoso proveniente dalla fabbrica che li ha indotti persino a chiamare i carabinieri. «E lavorano a ciclo continuo, senza tregua», spiega Feltrin, «si fermano solo il 9 ottobre e durante le ferie estive il rumore non manca perché ci sono le manutenzioni. Si dorme solo con i tappi alle orecchie». Bassano tutelata. Il comitato non chiede la chiusura della fonderia, ma che venga spostata oppure «che l’azienda acquisti le case così noi potremo trasferirci da un’altra parte». Il sindaco tentò di far preferire alla Metalba un lotto nella zona industriale, ma l’operazione non andò a buon fine. I cittadini hanno incontrato nei mesi scorsi il direttore della fabbrica, Fabrizio De Battista. Feltrin ricorda due passaggi del suo intervento: «Chiese a noi, a noi, se conoscevamo persone disposte a lavorare nella fonderia. Questo testimonia che l’occupazione attuale non è in discussione. Quando gli abbiamo chiesto di spostare la fonderia nello stabilimento principale di Bassano ha risposto che non è possibile perché si trova a soli due km dal ponte di Bassano. Lì l’ampliamento non passerebbe, quindi lo propongono qui. Ma dov’è il rispetto per i cittadini di Fortogna e per l’adiacente cimitero delle vittime del Vajont?» Enrico Costa

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