sabato 30 aprile 2011

VERSO I REFERENDUM DI GIUGNO

Uniti per i referendum
La situazione è drammaticamente chiara: hanno paura del voto e stanno tentando di truccare le carte per sottrarsi al giudizio diretto degli elettori. Sanno che perderanno su tutti i quesiti, acqua, nucleare, legittimo impedimento; non se lo possono evidentemente permettere ed hanno deciso di boicottare il voto, oscurando i referendum, censurando l'informazione, impedendo l'election day per ostacolare il raggiungimento del quorum. Ma non è bastato, la mobilitazione dal basso è continuata a crescere ed ora ricorrono all'inganno tentando di approvare subdoli provvedimenti legislativi dell'ultima ora utili solo a depistare i cittadini e ad aggiungere confusione alla voluta disinformazione.
Sviliscono il parlamento, negano il confronto, occupano i media perchè hanno paura che i cittadini siano liberi di decidere e facciano valere le proprie scelte.
Vogliono fuggire dai rischi della democrazia.
Ci vogliono divisi ci troveranno uniti, ci vogliono distratti ci troveranno preparati, ci pensano già al mare il 12/13 giugno ci troveranno nei seggi: per l'acqua pubblica, contro il nucleare, per salvare la democrazia.
INTERESSANTE SERATA A PONTE nelle ALPI..
"Abbiamo fermato il nucleare?" Ponte nelle Alpi 4 maggio 2011 ore 20,30 teatro " Pierobon"
Massimo Scalia insegna Fisica Ambientale all'università La Sapienza di Roma. Esponente storico del movimento ambientalista e antinucleare italiano, è stato deputato dall'87 al 2001, e presidente della Commissione Ecomafie. Attualmente è presidente del Comitato tecnico-scientifico per il Piano energetico della Regione Lazio

INIZIATIVA A BELLUNO IN DIFESA DEI REFERENDUM....

"Uniti per i Referendum" trasforma la fontana di Belluno in un grande simbolo nucleare

Belluno - Acqua è vita il nucleare è morte!

Happening in difesa dei referendum

per i dettagli dell'iniziativa cliccare qui

martedì 26 aprile 2011

VI ASPETTIAMO GIOVEDì per PARLARE


INVITO A TUTTI I FELTRINI!!!!

ci troviamo GIOVEDì 28 APRILE dalle ore 20.30 in poi
PRESSO LA SEDE WWF (sopra il centro giovani) a FARRA dI FELTRE (via Dolci)

per organizzare una serie di iniziative finalizzate al promuovere, al far conoscere
all'informare sui referendum che si terranno io 12-13 giugno !!

VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!
!

di seguito una riflessione di S. Rodotà presa dal blog di E. orzes

I cittadini calpestati
riporto questo importante articolo di STEFANO RODOTÀ.

Stefano Rodotà

Ogni giorno ha la sua pena istituzionale. Davvero preoccupante è l’ultima trovata del governo: la fuga dai referendum. Mercoledì si è voluto cancellare quello sul nucleare.

Ora si vuole fare lo stesso con i due quesiti che riguardano la privatizzazione dell’acqua. Le torsioni dell’ordinamento giuridico non finiscono mai, ed hanno sempre la stessa origine. È del tutto evidente la finalità strumentale dell’emendamento approvato dal Senato con il quale si vuole far cadere il referendum sul nucleare. Timoroso dell’”effetto Fukushima”, che avrebbe indotto al voto un numero di cittadini sufficiente per raggiungere il quorum, il governo ha fatto approvare una modifica legi-slativa per azzerare quel referendum nella speranza che a questo punto non vi sarebbe stato il quorum per il temutissimo referendum sul legittimo impedimento e per gli scomodi referendum sull’acqua. Una volta di più si è usata disinvoltamente la legge per mettere il presidente del Consiglio al riparo dai rischi della democrazia.

Una ennesima contraddizione, un segno ulteriore dell’irrompere continuo della logica ad personam. L’uomo che ogni giorno invoca l’investitura popolare, come fonte di una sua indiscutibile legittima-zione, fugge di fronte ad un voto dei cittadini.

Ma, fatta questa mossa, evidentemente gli strateghi della decostituzionalizzazione permanente de-vono essersi resi conto che i referendum sull’acqua hanno una autonoma e forte capacità di mobili-tazione. Fanno appello a un dato di vita materiale, individuano bisogni, evocano il grande tema dei beni comuni, hanno già avuto un consenso senza precedenti nella storia della Repubblica, visto che quelle due richieste di referendum sono state firmate da 2 milioni di cittadini, senza alcun sostegno di grandi organizzazioni, senza visibilità nel sistema dei media. Pur in assenza del referendum sul nucleare, si devono esser detti i solerti curatori del benessere del presidente del Consiglio, rimane il rischio che il tema dell’acqua porti comunque i cittadini alle urne, renda possibile il raggiungimento del quorum e, quindi, trascini al successo anche il referendum sul legittimo impedimento. Per correre questo rischio? Via, allora, al bis dell’abrogazione, anche se così si fa sempre più sfacciata la ma-nipolazione di un istituto chiave della nostra democrazia.

Caduti i referendum sul nucleare e sull’acqua, con le loro immediate visibili motivazioni, e ridotta la consultazione solo a quello sul legittimo impedimento, si spera che diminuisca la spinta al voto e Berlusconi sia salvo.

Quest’ultimo espediente ci dice quale prezzo si stia pagando per la salvezza di una persona. Travolto in più di un caso il fondamentale principio di eguaglianza, ora si vogliono espropriare i cittadini di un essenziale strumento di controllo, della loro funzione di “legislatore negativo”.

L’aggressione alle istituzioni prosegue inarrestabile. Ridotto il Parlamento a ruolo di passacarte dei provvedimenti del governo, sotto tiro il Presidente della Repubblica, vilipesa la Corte costituzionale, ora è il turno del referendum. Forse la traballante maggioranza ha un timore e una motivazione che va oltre la stessa obbligata difesa di Berlusconi. Può darsi che qualcuno abbia memoria del 1974, di quel voto sul referendum sul divorzio che mise in discussione equilibri politici che sembravano solidissimi. E allora la maggioranza vuole blindarsi contro questo ulteriore rischio, contro la possibilità che i cittadini, prendendo direttamente la parola, sconfessino il governo e accelerino la dissoluzione della maggioranza.

È resistibile questa strategia? In attesa di conoscere i dettagli tecnici riguardanti i quesiti referendari sull’acqua è bene tornare per un momento sull’emendamento con il quale si è voluto cancellare il re-ferendum sul nucleare. Questo è congegnato nel modo seguente: le parti dell’emendamento che pre-vedono l’abrogazione delle norme oggetto del quesito referendario, sono incastonate tra due commi con i quali il governo si riserva di tornare sulla questione, una volta acquisite “nuove evidenze scientifiche mediante il supporto dell’agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicu-rezza, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea”. E lo farà entro dodici mesi adottando una “Strategia energetica nazionale”, per la quale furbescamente non si nomina, ma neppure si esclude, il ricorso al nucleare. Si è giustamente ricordato che, fin dal 1978, la Corte costituzionale ha detto con chiarezza che, modificando le norme sottoposte a referendum, al Parlamento non è permesso di frustrare “gli intendimenti dei promotori e dei sottoscrittori delle richieste di referendum” e che il referendum non si tiene solo se sono stati del tutto abbandonati “i principi ispiratori della complessiva disciplina preesistente”. Si può ra-gionevolmente dubitare che, vista la formulazione dell’emendamento sul nucleare, questo sia avve-nuto. E questo precedente induce ad essere sospettosi sulla soluzione che sarà adottata per l’acqua. Di questo dovrà occuparsi l’ufficio centrale del referendum che, qualora accerti quella che sembra essere una vera frode del legislatore, trasferirà il referendum sulle nuove norme. La partita, dunque, non è chiusa.

Da questa vicenda può essere tratta una non indifferente morale politica. Alcuni esponenti dell’op-posizione avrebbero dovuto manifestare maggiore sobrietà in occasione dell’approvazione dell’e-mendamento sul nucleare, senza abbandonarsi a grida di vittoria che assomigliano assai a un respiro di sollievo per essere stati liberati dall’obbligo di parlar chiaro su un tema così impegnativo e davvero determinante per il futuro dell’umanità.
Dubito che questa sarebbe la reazione dei promotori del referendum sull’acqua qualora si seguisse la stessa strada. Ma proprio l’aggressione al referendum e ai diritti dei cittadini promotori e votanti, la spregiudicata manipolazione degli istituti costituzionali fanno nascere per l’opposizione un vero e proprio obbligo. Agire attivamente, mobilitarsi perché il quorum sia raggiunto, si voti su uno, due, tre o quattro quesiti. Si tratta di difendere il diritto dei cittadini a far sentire la loro voce, quale che sia l’opinione di ciascuno. Altrimenti, dovremo malinconicamente registrare l’ennesimo scarto tra parole e comportamenti, che certo non ha giovato alla credibilità delle istituzioni.

(da la Repubblica del 22 aprile 2011)

lunedì 18 aprile 2011

Ponte nelle Alpi Raccolta differenziata al 90,3%

UN OTTIMA NOTIZIA CHE ABBIAMO RIPRESO DAL BLOG DI EZIO ORZES...

A distanza di tre anni dalla partenza del nuovo servizio di raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta, il Comune di Ponte nelle Alpi si attesta su una percentuale di differenziazione (media 2010) dell’88,04%.

Si è passati da una percentuale di raccolta differenziata del 22,4% del 2006 (il 2007 è stato un anno di transizione, poiché il nuovo servizio è partito in maniera scalare sul territorio dal 16 ottobre 2007) all’81,6% del 2008, all’85,01% del 2009, fino ad arrivare all’ 88.04% nel 2010.

Il dato ancora più significativo però, è la riduzione della produzione di rifiuto secco indifferenziato: nel 2006 abbiamo portato in discarica 2938,24 tonnellate di rifiuto secco indifferenziato, nel 2010 solo 248 tonnellate: una riduzione pari all’ 91,56%%.

Ponte nelle Alpi raccolta  carta

Ponte nelle Alpi raccolta carta

Nel 2006 ogni cittadino del nostro comune produceva 348 Kg di rifiuto secco indifferenziato, nel 2010 ne ha prodotto in media 29,04 Kg.
Numeri ancora più significativi, se si pensa che la percentuale di raccolta differenziata è calcolata in peso sul totale raccolto, escludendo quindi tutta la componente organica, come scarti di cucina, autosmaltita a domicilio con il compostaggio domestico, praticato a Ponte nelle Alpi, da 1939 utenze domestiche (51% circa delle utenze complessive).

Considerando anche questa frazione di rifiuto, secondo il metodo utilizzato da Arpa Veneto, a Ponte nelle Alpi si raggiunge l’incredibile risultato del 90,32% di raccolta differenziata.

Quanto costa tutto questo? Meno! Siamo passati dai € 950000 del 2007 agli € 810.00 del 2009 e del 2010: una diminuzione del 14,7% in tre anni!

I cittadini di Ponte nelle Alpi, che bella gente!

giovedì 14 aprile 2011

ACUQ BENE COMUNE SI PREPARA PER I REFERENDUM..


mancano poco più di 60 giorni dalla scadenza referendaria un tempo brevissimo per realizzare adeguate iniziative e per per rompere il silenzio assordante che circonda ancora questa opportunità di democrazia diretta su temi, implicazioni, contenuti politici, culturali, di futuro, fondamentali per il nostro Paese;
questa scadenza per metodo e contenuti è occasione unica, forse irripetibile, per concretizzare da subito politiche di cambiamento su scelte fondamentali quali l'acqua, i beni comuni, il nucleatre, per rivendicare forme di democrazia più ampie ed esigenti, per sconfiggere la finanziarizzazione finanche della vita.
Come dire che ora e tutti abbiamo il dovere di essere adeguati alla sfida che abbiamo lanciato e che ha ottenuto già lo straordinario risultalo del milione e mezzo di firme di cui moltissime anche nella nostra provincia.

Con queste premesse di assunzione di responsabilità ti invitiamo ad essere presente alla riunione definitiva di organizzazione/programmazione della campagna referendaria:

Venerdì 15 Aprile ore 20,30 Sala Muccin
Centro Giovanni XXIII Piazza Piloni 11 Belluno



Tutti i comitati, le organizzazioni le associazioni aderenti al Comitato dovranno essere presenti con propri rappresentanti e/o delegati, data la non riproducibilità delle decisioni organizzative che andremo a condividere in questa sede;
verrà inoltre distribuito il materiale promozionale (bandiere, spille, volantini, manifesti....).
vi chiediamo di estendere il presente invito anche a soggetti collettivi o singoli cittadini disponibili a collaborare alle iniziative in oggetto.

domenica 10 aprile 2011

PERCHE' DICIAMO NO AGLI OGM


IN QUESTI GIORNI IL CONSIGLIERE REGIONALE DARIO BOND HA FATTO DELLE DICHIARAZIONI DI APERTURA VERSO GLI OGM (A UNA CONFERENZA DI LATTEBUSCHE)

LA NOSTRA RISPOSTA LA ABBIAMO POSTATA QUI (CLICCARE PER LEGGERE)

DI SEGUITO RIPORTIAMO UNA SERIE DI NOTIZIE, RICERCHE E INFORMAZIONI CHE CI INDUCONO AD INVOCARE IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE E DIRE NO AGLI OGM (TANTO PIU' IN PROVINCIA DI BELLUNO)

Per cio' che riguarda gli effetti dell'assunzione da parte dell'uomo e degli animali di queste sostanze sul lungo e medio termine il problema è proprio l'assenza di dati certi. Nessuno lo sa con precisione perchè non esistono studi a lungo termine sui rischi sanitari legati al consumo animale o umano di OGM. La loro sicurezza per la salute umana non è stata dimostrata. Nessuno è in grado di assicurare che gli OGM siano sicuri.
Per contro, i rischi potenziali per l'uomo sono stati identificati e ne esistono almeno tre: il rischio di allergie; la resistenza agli antibiotici; un rischio di tossicità.
- il rischio di allergie
Le allergie alimentari sono causate da proteine, che vengono codificate dai geni nel DNA.
Manipolare geneticamente un organismo vuol dire passare ad esso una molecola di DNA che gli permette di produrre una proteina che prima non era in grado di fabbricare. Noi ci nutriamo da sempre di proteine, ma esse, come talvolta altre sostanze, possono essere "rifiutate" dal nostro organismo. Quando veniamo in contatto con certe molecole infatti, il nostro organismo reagisce in modo talvolta violento con quella che chiamiamo "reazione allergica" o allergia. Introdurre nuovi geni in un organismo, può significare introdurre nuove proteine e aumentare il rischio di allergie.
- La resistenza agli antibiotici
Alcuni OGM contengono un gene per la resistenza agli antibiotici. Come ad esempio la patata Amflora della Basf, autorizzata a marzo 2010. Questo gene di resistenza non è necessario per la pianta, ma serve per la sua fabbricazione. Viene definito gene "marcatore": permette di identificare le cellule in cui è riuscito il "trapianto" dei geni. La resistenza agli antibiotici dipende dal fatto che, con l’uso eccessivo di questi medicinali negli ultimi anni, si selezionano (cioè sopravvivono) solo quei batteri in grado di resistere a questi "veleni".
Diversi scienziati temono che questo gene di resistenza agli antibiotici possa passare attraverso il sistema digestivo animale o umano. In questo caso il rischio sarebbe quello di rendere inefficace l'uso di alcuni antibiotici per curare malattie per esseri umani o animali.
- Un rischio di tossicità
Una ricerca ha evidenziato che i topi nutriti per 90 giorni con un mais OGM, mostravano anomalie nel fegato, nei reni e nel sangue che potrebbero essere segni di tossicità ( http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/mon-863-07 )
Uno nuovo studio condotto presso le università francesi di Caen e Rouen, ha confrontato i rischi per la salute associati a tre diversi mais Ogm (MON810, MON863 e NK603), prodotti dalla statunitense Monsanto. Gli scienziati hanno rilevato evidenze di possibili rischi per la salute – in particolare, parametri del sangue associati alle funzioni di fegato e reni mostrano variazioni significative.
E' importante sottolineare che tutti questi campanelli di allarme, in gran parte restano inascoltati dalle istituzioni europee, a cominciare dall'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma), che invece di verificare la sicurezza degli OGM con studi indipendenti, continua ad affidarsi troppo ai dati delle stesse multinazionali che li brevettano.

Gli OGM rappresentano un ricettacolo di problemi per l'agricoltura, a cominciare dagli impatti ambientali. Più inquinamento, meno biodiversità. Contrariamente a quanto promesso all'opinione pubblica dalle aziende biotech, l'ingegneria genetica non riduce l'uso di erbicidi dannosi. In realtà, le stesse aziende stanno aumentando la loro capacità di produrre erbicidi e chiedono, e ottengono, permessi per l'innalzamento dei livelli ammissibili di residui di questi prodotti negli OGM.
E’ un fatto che la maggior parte della ricerca sviluppata dalle aziende della ingegneria genetica si è fino ad ora focalizzata sull'ottenimento di piante resistenti agli erbicidi prodotti dalle stesse industrie. Ad esempio, la soia manipolata della Monsanto resiste a dosi massicce di Roundup, un erbicida prodotto dalla Monsanto stessa. In generale, una coltivazione di piante OGM di questo tipo può essere trattata con l’erbicida a dosi molto forti, tali da uccidere le piante infestanti: sopravviverà soltanto la pianta OGM che ne è resistente. Che poi la coltivazione possa contenere dosi più o meno elevate di veleni chimici, che ci sia maggior inquinamento del suolo e delle acque sotterranee è un fatto che non preoccupa l’industria chimica.
In aggiunta, queste pratiche stanno creando velocemente generazihttp://www.blogger.com/img/blank.gifoni di erbe infestanti resistenti all'erbicida stesso, come le piante OGM.
Nel caso degli OGM che producono insetticidi (come il MON 810, vietato in Italia), lo schema è lo stesso. Gli insetti possono sviluppare una resistenza agli insetticidi a furia di essere esposti per lunghi periodi a basse dosi. Inoltre, questi insetticidi possono danneggiare insetti "non-target", come farfalle o coccinelle, utili nella lotta biologica
Gli svantaggi sono molti: rischi per la salute umana; impatti socio-economici; brevetti e controllo delle sementi; l'estremizzazione di un'agricoltura industriale non sostenibile e un problema ordine etico.

VI CONSIGLIAMO QUESTA PAGINA DI GREENPEACE (cliccare qui per leggerla)

mercoledì 6 aprile 2011

UN INTERESSANTE INTERVENTO DELLA DOTTORESSA PATRIZIA GENTILINI


IL PICCO DELLA SALUTE – Dott.ssa Patrizia Gentilini
(Medico Oncologo ed Ematologo, Presidente ISDE Forlì)

Una delle più frequenti obiezioni che viene mossa a noi medici “allarmisti” è che, in barba ai rischi

ambientali, la speranza di vita – almeno nei paesi occidentali – non solo è cresciuta, ma sta ulteriormente aumentando. Sembrerebbe quindi che i veleni ( metalli pesanti , agenti cancerogeni, diossine, particolato ultrafine, pesticidi, radiazioni…) per i quali tanto ci agitiamo, non fossero poi così pericolosi nè in grado di danneggiarci più di tanto.Forse, ancora una volta, siamo invece proprio noi ad avere ragione: andate sul sito della Commissione Europea per la Salute ) e scegliete, come indicatore, l’aspettativa di vita alla nascita (Life expectancy at birth) e l’aspettativa di salute alla nascita (Health life years at birth), cliccate in corrispondenza di “Italia” ed i grafici che visualizzerete vi stupiranno non poco! E’ chiaro per tutti che nel nostro paese, a partire dal 2003 vi è un crollo dell’aspettativa di vita in salute, crollo che è ancora più repentino nelle donne che non nei maschi: la vita continua ad allungarsi ma la vita in salute si accorcia drasticamente come, tra l’altro, non aveva mai fatto prima. Cosa sta succedendo? E’ evidente che la nostra salute sta rapidamente deteriorandosi per l’aumentare di patologie cronico-degenerative fra cui, in primo luogo il cancro che, purtroppo, colpisce non solo gli anziani, ma sempre più spesso giovani e bambini. Il crollo della speranza di vita in salute è, del resto perfettamente coerente con l’aumento del 60%, nel consumo di farmaci di classe A nel nostro paese dal 2000 al 2009, dovrebbe suscitare estrema attenzione non solo fra cittadini e addetti ai lavori, ma ai più alti livelli istituzionali se non altro per i costi economici ed assistenziali che tutto ciò comporta. E’ questo crollo della speranza di vita in salute che il Prof Ugo Bardi, ha definito, analogamente al picco del petrolio, il “picco della salute”.

Le riflessioni che tutto ciò , in qualità di medico oncologo mi suscita sono tante, ma la prima è che mi sembra davvero paradossale che non ci si interroghi adeguatamente sulle cause di questo fenomeno, quasi che noi medici (ed in particolare noi oncologi che pure abbiamo sviluppato tanta sensibilità nei confronti della qualità della vita dei nostri pazienti), abbiamo di fatto dimenticato che la miglior qualità di vita si gode semplicemente quando non si ha bisogno di noi, nè delle nostre cure, esami o farmaci anche se sempre più “intelligenti”….

In questo periodo poi in cui da ogni dove siamo bersagliati da richieste di fondi per la ricerca sul cancro, vorrei fare a tutti una domanda: pensiamo davvero che sia questa la strada da battere per vincere questa malattia o non sarà che così facendo puntiamo a cronicizzare il cancro, ma non a debellarlo?

Il Presidente Nixon firmò nel 1971 il National Cancer Act, un solenne atto con cui dichiarava di voler sconfiggere il cancro, e Gaylord Nelson fu l’unico membro del Senato a votare contro, quando gli fu chiesto ragione di ciò disse: ”semplicemente non riuscivo a vedere quale era la logica; pensavo che stessimo promettendo alla gente cose che non saremmo mai stati in grado di mantenere”. Oggi, nel 2011, dopo 40 anni a chi dobbiamo dare ragione?

In U.S.A fino al 2005 sono stati investiti oltre 50 miliardi di dollari nella guerra contro il cancro, ma è sotto gli occhi di tutti che, se da un lato diminuisce l’incidenza di alcuni tipi di tumore (specie quelli correlati al tabagismo, abitudine fortunatamente in diminuzione specie nei maschi), dall’altro ci si ammala sempre di più per tumori alla prostata, testicolo, mammella, tiroide, linfomi, melanoma, pancreas, fegato… e soprattutto si ammalano sempre più giovani e giovanissimi.

Proprio in questi giorni è comparso sui giornali di Brescia che in quella città vi sono state in un solo anno ben 60 nuove diagnosi di cancro fra bambini ed adolescenti, con un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente: chi non si preoccuperebbe davanti a tali numeri? Certo, per alcuni tipi di tumore, anche in stadi avanzati, qualche miglioramento della sopravvivenza è stato raggiunto: ma a che prezzo, sia in termini di effetti collaterali che economici? Un articolo recente ha valutato che a New York negli anni ’90 si poteva prolungare di 11,5 mesi la vita di un paziente affetto da tumore al costo di 500 $, nel 2004, per lo stesso tipo di cancro e nel medesimo stadio, erano disponibili cure in grado di prolungare la vita di 22,5 mesi al costo di 250.000 $. Il ricercatore R.W Clapp che riporta questi dati si spinge oltre ed afferma: ”C’è uno straordinario profitto dell’industria farmaceutica in generale e la chemioterapia attualmente in uso o all’orizzonte è uno dei campi più promettenti….[...] La “target therapy” ( terapia mirata o intellligente n.d.r.)

come descritta da Hanahan e Weinberg è il Santo Graal delle multinazionali del farmaco e ci si aspetta che il numero di persone affetta da cancro in U.S.A raddoppierà nelle due prossime decadi”.

Davvero possiamo onestamente pensare di poter sostenere questi costi e, soprattutto, che così facendo si apra un reale spiraglio nella guerra contro il cancro? Siamo in tanti fra “addetti” e “non addetti” ai lavori a ritenere che questo approccio sia perdente e vorremmo che si invertisse al più presto la rotta, o che per lo meno la ricerca di efficaci terapie fosse accompagnata da pari investimenti per la rimozione delle cause del cancro: in U.S.A. il National Cancer Institute investe meno del 3% per la reale prevenzione della malattia e l’America Cancer Society addirittura meno dello 0.1 %…Qualcuno può onestamente ritenere che nel nostro paese siamo messi meglio?

E’ davvero sensato puntare tutta l’attenzione sulla ricerca di nuovi farmaci, senza di fatto mai puntare l’attenzione sulle cause di queste malattie, evitando fra l’altro di fornire ai cittadini informazioni scientificamente corrette, chiare, complete e dettagliate sui tanti agenti cancerogeni presenti nel nostro habitat? E’ ora di passare dalle parole alle azioni: guardiamoci intorno, chiediamoci che ruolo hanno pesticidi, diossine, nichel, cadmio, cromo, piombo, mercurio, benzene, PCB, IPA … e gli altri numerosissimi veleni presenti ormai stabilmente non solo in aria, acqua, cibo, ma nel nostro stesso corpo e perfino nel latte materno.E’ ora di intraprendere azioni decise per ridurre la presenza di tali sostanze nell’ambiente, evitando ad esempio, di bruciare rifiuti o di inzuppare le nostre terre di pesticidi. Non sto inventando nulla di nuovo: nella lettera al

Presidente Obama del 10 Aprile 2010 che accompagna il Report commissionato dal governo americano ad un Panel di Oncologi ”Reducing Environmental Cancer Risk, what we can do now”” troviamo scritte queste parole: ”il popolo americano, ancor prima di nascere, è bombardato continuamente da una miriade di combinazioni di esposizioni tossiche. Il Panel La esorta [ Presidente Obama] ad esercitare con forza tutto il potere della Sua carica per rimuovere le sostanze cancerogene e gli altri agenti tossici dal nostro cibo, dall’acqua e dall’aria, perché tutto ciò aumenta a dismisura i costi per la sanità, danneggia la produttività della nostra Nazione e devasta la vita degli Americani”

Non mi sembrano cose difficili da capire; di certo, senza tema di smentita, posso affermare che il cancro da cui certamente -nel 100% dei casi -si guarisce è quello di cui NON ci si ammala! Riscopriamo quindi la Prevenzione Primaria, investiamo risorse per ridurre l’esposizione delle popolazioni agli agenti inquinanti e difendiamo una informazione rigorosa, indipendente, scientificamente corretta sui rischi ambientali, solo così potremo sperare di invertire la rotta, risalire la china, riconquistare la salute soprattutto quella dei nostri bambini